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L’occhio: sentinella del Danno Nervoso da Diabete

Pubblicato sul Journal of Ophthalmology lo studio della Fondazione Bietti sullo studio dei nervi corneali nel diabete giovanile. Lo studio dimostra la presenza di alterazioni dei nervi corneali in soggetti diabetici giovani e sani sotto qualsiasi aspetto, fatta eccezione per la glicemia. La scoperta apre le porte alla diagnosi precocissima della neuropatia diabetica e alla possibilità di monitorare il decorso delle alterazioni nervose e l’efficacia delle cure nel rallentarle.

Un’occasione rara quella di poter vedere gli stadi di una alterazione anatomica molto prima che diventi grave al punto da essere considerata clinica. È questa l’opportunità aperta dallo studio della Fondazione Bietti[1] pubblicato recentemente sul Journal of Ophthalmology. Lo studio ha scoperto che si possono riscontrare alterazioni nei nervi corneali dei giovani pazienti con diabete di tipo 1, anche se questi pazienti sono sani sotto qualsiasi altro aspetto.

Per capire le implicazioni della scoperta è necessario chiarire due punti di contesto. Primo: il plesso corneale sub-basale studiato dai ricercatori della Bietti rappresenta una diramazione superficiale nell’occhio del nervo oftalmico, branca a sua volta del nervo trigemino e si trova nell’unica regione del corpo umano dove è possibile osservare al microscopio un nervo cranico periferico senza procedure invasive. Secondo: tra le complicazioni del diabete si conta la neuropatia diabetica, ovvero la perdita di sensibilità dovuta al deterioramento delle fibre nervose periferiche. Questa perdita di sensibilità avviene dall’occhio al piede e comporta l’accumulo di microlesioni che, sommandosi, possono provocare ulcere o piaghe (nell’occhio si parla di cheratite neurotrofica).

“Non è una novità che il diabete provochi l’alterazione del plesso sub-basale – spiega il primo autore dell’articolo, il dottor Domenico Schiano Lomoriello –. La novità è l’aver trovato alterazioni in soggetti giovani, sani e sportivi che, a parte i livelli glicemici, non avevano alcuna manifestazione clinica[2]”.

“Questa evidenza apre la porta a due strade di ricerca – spiega Schiano -. La prima comincia con una lunga fase di monitoraggio di questi giovani pazienti tenendo sotto controllo l’evoluzione delle alterazioni del plesso nel tempo rapportandola alla loro condizione di salute generale. L’occhio, infatti, potrebbe divenire la sentinella del danno neurologico prodotto dal diabete. Pensiamo, infatti, che, osservando la condizione del plesso corneale, potremmo ipotizzare la condizione dei nervi anche in altre regioni del corpo, permettendo una diagnosi precocissima della neuropatia diabetica. La seconda strada di ricerca potrebbe chiarire la capacità del trattamento farmacologico del diabete – ovvero la normale terapia alla quale i pazienti sono sottoposti -  di rallentare o meno il danno neurologico”.

Il ragionamento è il seguente: “I 19 pazienti che abbiamo osservato sono, glicemia a parte, sani e non clinici. Ciononostante mostrano già alterazioni dei nervi. Da dove vengono queste alterazioni? Sono state prodotte nell’intervallo tra l’insorgenza del diabete giovanile e l’inizio della terapia? Se questa affermazione è vera, osservando i pazienti nel corso del tempo l’alterazione nervosa non dovrebbe progredire, perché tutti sono in cura in un centro specializzato e sono seguiti con cura. Il primo scenario potrebbe, perciò, dimostrare che la terapia, normalizzando i livelli di glicemia, interrompe anche il danno nervoso. Ma ipotizziamo che, invece, la neuropatia progredisca nonostante il trattamento terapeutico. Potrebbe significare che esiste un meccanismo ancora almeno in parte sconosciuto e avremmo in mano il primo spunto fare un passo in più nella comprensione della neuropatia”.

“Solo la ricerca potrà dirlo, a riprova che è la ricerca il primo passo di qualsiasi cura”.

 [1] Journal of Ophthalmology - Early Alterations of Corneal Subbasal Plexus in Uncomplicated Type 1 Diabetes Patients – luglio 2019 Domenico Schiano Lomoriello, Irene Abicca, Mariacristina Parravano, Daniela Giannini, Benedetta Russo, Simona Frontoni e Fabiana Picconi https://www.hindawi.com/journals/joph/2019/9818217/

[2] Lo studio ha sottoposto ad osservazione con microscopio confocale 19 giovani pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1 e ha confrontato i risultati con le osservazioni di un gruppo di controllo con lo stesso numero di soggetti sani di età equivalente.

Tratto da: Fondazione Bietti, 25 aprile 2020