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Dopo Covid-19, ripensare assistenza diabetici. Il 13 luglio Forum Ibdo

Se le persone con diabete sono state tra le maggiori vittime del virus Sars-CoV-2, proprio l'emergenza sanitaria Covid-19 rischia di avere gravi ripercussioni sulla cura della malattia diabetica, sul suo controllo e sull'insorgenza di complicanze a medio e lungo termine. Sarà l'analisi di questo

fenomeno, insieme alla valutazione di possibili nuove forme di gestione clinica che migliorino e rafforzino l'assistenza alle persone con diabete in Italia, garantendo accesso equo e adeguato alle cure, il tema al centro dell'annuale Italian Barometer Diabetes Forum, giunto alla tredicesima edizione e che si svolgerà il 13 luglio in forma virtuale.

L'evento, un momento di incontro tra politici, amministratori, società scientifiche e associazioni di cittadinanza e di pazienti, per confrontarsi sugli argomenti di attualità che ruotano ogni anno intorno al diabete - riferisce una nota - è organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) Foundation e dall'Intergruppo parlamentare 'Obesità e Diabete', nell'ambito dei progetti Changing Diabetes e Defeat Diabetes e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk.

Quest'anno il titolo dell'evento sarà 'Diabetes & Inertia: The Covid-19 Lesson' e sarà introdotto dagli interventi di Andrew Boulton, presidente International Diabetes Federation, e Stefano Del Prato, presidente Easd (European Association for the Study of Diabetes), che valuteranno gli aspetti clinici del nuovo e difficile equilibrio tra malattie infettive diffusive e malattie croniche non trasmissibili come il diabete, e di Walter Ricciardi, presidente della World Federation of Public Health Association, che rivaluterà le diverse sfide che il sistema sanitario ha dovuto affrontare nei lunghi giorni dell'emergenza.

«Questa tredicesima edizione - spiega Renato Lauro, presidente di Ibdo Foundation - cade in un anno drammaticamente segnato da una grave pandemia ed emergenza sanitaria globale, e vuole proprio mettere al centro le persone con diabete, tra le più colpite e vulnerabili in questa sfida clinica, sociale, economica e politico-sanitaria che sta affrontando il nostro Paese, e approfondire il ruolo dell'inerzia clinica correlata alla pandemia, ma non solo, e che riguarda la quotidianità di oltre 4 milioni di italiani».

Secondo i più recenti dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss), i decessi per coronavirus in Italia hanno riguardato per il 30% (28,8% le donne e 30,8% gli uomini) persone con diabete di tipo 2, la seconda patologia preesistente maggiormente riscontrata tra chi ha perso la vita a causa del virus. «A ciò deve aggiungersi - sottolinea Simona Frontoni, presidente del Comitato scientifico Ibdo Foundation e professore associato di Endocrinologia all'università di Roma Tor Vergata - che, proprio a causa della pandemia, negli ultimi mesi su tutto il territorio nazionale si è verificata una riduzione delle visite specialistiche, delle attività assistenziali ambulatoriali di routine, degli esami di controllo». «Tutto questo - prosegue l'esperta - rappresenta un problema importante per le persone con diabete, per le quali il monitoraggio periodico è fondamentale per la gestione della malattia e l'adozione della terapia più appropriata. Queste interruzioni dei servizi di assistenza sanitaria di base - avverte - potrebbero essere causa di sospensioni più o meno prolungate delle terapie, con conseguenze negative sul controllo della malattia e sul rischio di insorgenza di complicazioni, rendendo così le persone con diabete maggiormente vulnerabili anche alle conseguenze indirette di Covid-19».

L'inerzia terapeutica - si legge ancora nella nota - intesa come mancato inizio o ritardata intensificazione di una terapia in presenza di un insoddisfacente controllo metabolico, è già di per sé un problema rilevante nel controllo del diabete, reso ancora più grave, per queste ragioni, dall'emergenza Covid-19. «Nonostante la disponibilità di un ampio spettro di opzioni terapeutiche efficaci e la dimostrazione dell'importanza di un adeguato controllo metabolico per prevenire o ritardare l'insorgenza delle complicanze del diabete di tipo 2 - ricorda Paolo di Bartolo, presidente Amd-Associazione medici diabetologi - una percentuale elevata di pazienti non raggiunge i target terapeutici desiderati». «I dati degli Annali Amd documentano come, pur di fronte a un miglioramento nel tempo degli indicatori di qualità della cura, solo un paziente su due presenti un valore di emoglobina glicata (HbA1c) inferiore al 7%, come raccomandato dalle linee guida esistenti, mentre uno su cinque mostra un controllo metabolico francamente inadeguato, superiore a 8. Valori medi di HbA1c superiori a 8 e, in un caso su quattro addirittura al 9%, si riscontrato persino in persone in trattamento con insulina.

«Inoltre - aggiunge di Bartolo - gli Annali evidenziano la presenza di inerzia terapeutica in molteplici dimensioni della cura della persona con diabete: pazienti trattati con terapia insulinica che persistono in stato di non ottimale compenso glicemico, soggetti con valori alterati di pressione arteriosa e lipidi che non ricevono proposte appropriate terapeutiche ed infine pazienti con malattia renale o cardiovascolare non ancora trattati con le terapie che hanno chiaramente dimostrato un'importante efficacia nella protezione da queste complicanze correlate al diabete».

Tratto da: Doctornews, 07 luglio 2020