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Le cellule pancreas sottocute regolano la glicemia

Ok ai test sugli animali con la forma autoimmune

Un innesto di cellule pancreatiche sottocute, incapsulate in una matrice protettiva di collagene, per curare il diabete autoimmune: è la promessa che arriva da uno studio su animali di Divyansh Agarwal dell'Università della Pennsylvania, Philadelphia, pubblicato sulla rivista Nature Metabolism. Il risultato potrebbe portare ad applicazioni cliniche per quelle persone che, colpite dal diabete autoimmune o di tipo 1, non riescono bene a regolare la glicemia con la terapia insulinica. Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune, caratterizzata da un attacco del proprio sistema immunitario diretto contro le cellule pancreatiche produttrici di insulina (cellule beta). La persona con questa forma di diabete non è più in grado di produrre l'ormone, e ha bisogno della terapia insulinica per regolare la concentrazione di 'zucchero' nel sangue.

"Per alcuni pazienti - spiega all'ANSA Piero Marchetti del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale e Azienda Ospedaliero-Universitaria, Università di Pisa, può essere indicato il ripristino delle perdute cellule beta, attualmente eseguibile mediante trapianto di pancreas o di isole pancreatiche. Quest'ultima procedura di solito avviene impiantando le cellule nel fegato. Tuttavia - continua Marchetti, esperto della Società Italiana di Diabetologia - varie limitazioni tecniche e biologiche rendono tale sede non ideale". L'innesto delle isole nel tessuto sottocutaneo è una procedura alternativa che però finora non ha avuto ampia applicazione perchè le cellule beta - poste sotto cute - periscono facilmente per carenza di ossigeno e nutrienti, o per reazione di rigetto. Gli esperti sono riusciti a bypassare alcuni di questi problemi innestando le cellule in un involucro protettivo a base di collagene e il sistema ha funzionato, dimostrando la capacità di assicurare il controllo glicemico degli animali (roditori e macachi). Gli scienziati pensano che con questo sistema in futuro si potrebbero usare staminali pancreatiche per produrre una riserva permanente di beta-cellule e così superare anche il problema della carenza di cellule da donatore. "Lo studio offre indubbiamente alcuni spunti di notevole interesse - sottolinea l'esperto SID. Intanto, gli autori confermano, utilizzando isole ottenute da vari modelli sperimentali e anche da donatori di pancreas, ed eseguendo il trapianto di isole in diverse tipologie di roditori, che il tessuto sottocutaneo può in effetti essere una buona sede alternativa per l'impianto delle cellule.

In aggiunta, impiegando una matrice da loro sviluppata, a base di collagene e altri costituenti - spiega Marchetti - i ricercatori USA sono riusciti a ottenere tempi di sopravvivenza delle isole decisamente superiori a quanto precedentemente descritto da altri studi. Tuttavia, a fronte di questi ottimi risultati, diverse problematiche rimangono aperte, in prospettiva di una eventuale applicazione clinica - precisa l'esperto. In primis, la matrice non conferisce protezione nei confronti del sistema immunitario, come evidenziato dal fatto che negli esperimenti specifici è stato necessario somministrare terapia farmacologica anti-rigetto. Inoltre, gli studi fatti nella scimmia hanno riguardato due soli esemplari, che hanno ricevuto isole preparate dal proprio pancreas, e quindi non soggette a rigetto. Pertanto -aggiunge - rimane da capire cosa si possa ottenere quando si eseguiranno trapianti di isole soggette all'attacco del sistema immune. Peraltro, poichè nell'uomo di devono trapiantare alcune centinaia di migliaia di isole per avere una adeguata risposta clinica, la procedura descritta nello studio dovrà essere testata in contesti quantitativamente complessi. Infine - conclude - l'utilizzo, pur molto promettente, di cellule staminali in questo e altri approcci richiede ancora cautela, per vari motivi tecnici e biologici. In sintesi, lo studio rappresenta un interessante passo avanti nella terapia del diabete di tipo 1, anche se ovviamente sono necessarie ulteriori ricerche per confermare la validità della procedura".

Tratto da: ANSA Salute, settembre 2020