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Diabete e Covid fanno una sindemia Quando una malattia peggiora l’altra

Serve un’assistenza adeguata delle persone con diabete per evitare ripercussioni: soluzioni possibili con la telemedicina, ma anche con il potenziamento degli infermieri.

La pandemia di Covid-19 rischia di avere un impatto terribile su un’altra epidemia in corso da anni, quella di diabete: ormai ha problemi di glicemia alta una persona su dieci nel mondo, ogni otto secondi qualcuno muore per le complicanze della malattia. L’arrivo del coronavirus ha così provocato quella che gli esperti, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete del 14 novembre, hanno ribattezzato come una «sindemia» in cui ciascuna delle due patologie peggiora l’altra.

La sindemia e la telemedicina

«Per molti pazienti al dramma del Covid-19 si aggiunge quello di una patologia cronica preesistente, il diabete, e le due condizioni purtroppo si peggiorano a vicenda», spiega Agostino Consoli, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia. «Finora abbiamo concentrato tutta l’attenzione sull’interruzione della catena dei contagi, ma anche alla luce dei mesi che abbiamo di fronte sta diventando sempre più importante sforzarci per garantire a tutte le persone con diabete un’assistenza adeguata. Che era già in crisi prima del Covid-19: dobbiamo perciò ridisegnarla, facendo tesoro delle esperienze nella prima ondata della pandemia, quando abbiamo utilizzato e potenziato in corsa i servizi di telemedicina». L’uso più corretto della telemedicina è il tema di un nuovo documento redatto da SID assieme all’Associazione Medici Diabetologi e alla Società Italiana di Endocrinologia, in cui si è fatto il punto su tutti i sistemi disponibili e sulle criticità emerse a primavera per affrontare i prossimi mesi con maggior consapevolezza. «La telemedicina d’ora in poi dovrà diventare parte dello standard di cura del diabete, anche per venire incontro alle esigenze di specifiche categorie di pazienti come le donne in gravidanza o chi utilizza dispositivi avanzati come microinfusori per insulina, sensori della glicemia e sistemi integrati», dice Francesco Giorgino, presidente SIE.

Il ruolo degli infermieri

L’obiettivo è dare una continuità all’assistenza proprio quando seguire i pazienti diventa più complicato e così non a caso la Giornata Mondiale è dedicata quest’anno agli infermieri: come spiega Paolo Di Bartolo, presidente AMD, «In un periodo così travagliato, il primo compito di un team diabetologico è stare vicino alle persone con diabete: assisterle quando è impossibile vedersi, seguirle quando è arduo effettuare una visita. Gli infermieri offrono un supporto essenziale e insostituibile, perché sono i più vicini ai pazienti e grazie a questo riescono spesso a decifrare e risolvere, in modo estremamente pratico, le difficoltà, i problemi e i dubbi che le persone con diabete incontrano ogni giorno». Il ruolo degli infermieri è fondamentale nella diagnosi precoce di diabete, per il training e il supporto psicologico, per trasferire conoscenze e abilità per monitorare il diabete, gestire le complicanze, riconoscere un’ipoglicemia, prevenire il piede diabetico e così via. «È una figura di riferimento insostituibile», aggiunge Stefano Nervo, presidente di Diabete Italia. «L’emergenza Coronavirus ha stravolto le modalità di gestione del diabete in termini di contatti con i pazienti, ora dobbiamo scongiurare che si ripeta quello che è accaduto a marzo integrando il più possibile le figure professionali nel team e usando teleconsulto e televisite per tenere sempre ben saldo il contatto con il paziente. Ricordiamo poi che c’è ancora oltre un milione di persone con diabete che non sanno di averlo: dobbiamo sempre fare prevenzione. Anche a pandemia in corso».

Tratto da: Corriere della Sera Salute, Elena Meli, 13 novembre 2020