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Dalla metformina un aiuto anche contro il declino cognitivo

La metformina, usata contro il diabete, ha già mostrato un'utilità in oncologia. Ma serviranno altri studi per confermare l'effetto anti-invecchiamento.

«La metformina? Probabilmente non finirà mai di stupire per gli effetti al di fuori del contesto diabetologico». Ad affermarlo è un diabetologo milanese, apprendendo quanto scoperto da un gruppo di colleghi australiani. Il farmaco, assunto da milioni di persone ogni giorno per controllare il livello del glucosio nel sangue, potrebbe rallentare anche il declino cognitivo. Ovvero il processo che - per fortuna non in tutti i casi - dà il la all’avvento delle demenze. A favore della metformina, d’altra parte, ci sono diversi studi che hanno evidenziato la capacità di portare benefici nella gestione del peso corporeo, nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico, rispetto ad alcuni tumori e disturbi cardiaci. «Ma non conosciamo i meccanismi per cui questo farmaco produce o produrrebbe questi effetti», predica prudenza Gian Paolo Fadini, docente associato di endocrinologia all’Università di Padova.

Se il cervello invecchia è anche per colpa dei chili di troppo

METFORMINA: RALLENTA ANCHE L’INVECCHIAMENTO?

La sua analisi dello studio pubblicato sulla rivista Diabetes Care parte dai limiti legati alla scarsa conoscenza dei meccanismi farmacologici che determinerebbero il rallentamento del declino cognitivo. Secondo lo specialista, si tratta di uno studio piccolo e non randomizzato. Il farmaco e il placebo, cioè, non sono stati distribuiti in modo casuale. Per questo motivo, «occorrerà un successivo esperimento tenendo conto dei limiti descritti». D’altra parte gli stessi autori dell’indagine (Garvan Institute of Medical Research di Sydney) fanno presente che trattasi di un lavoro osservazionale, che «non può fornire prove conclusive - scrive Perminder Sachdev, coordinatore della ricerca -. Tuttavia questi risultati possono incoraggiare ad approfondire gli studi sulla metformina e su altri antidiabetici nel campo della prevenzione delle demenze. Il nocciolo della questione è vedere se questa sostanza può produrre questi effetti nelle persone che non soffrono di diabete, ma hanno un normale metabolismo del glucosio».

Troppi grassi nella dieta favoriscono il declino cognitivo

6 DIABETICI SU 10 A RISCHIO DEMENZA

Il diabete di tipo 2 - corrispondente al 90 per cento dei casi di diabete - si ha quando l’organismo non è più in grado di produrre abbastanza insulina per mantenere i livelli del glucosio nel sangue entro i valori fisiologici. E questo sul lungo termine può portare a diverse complicazioni, tra cui il declino mentale. Una dote molto apprezzabile del lavoro australiano, osserva Fadini, è la sua durata: sei anni, ritmata da controlli dello stato cognitivo dei pazienti ogni due anni (estendendo l’attenzione dal linguaggio alla capacità di svolgere le funzioni quotidiane, dalla memoria alla rapidità del pensiero). «Invecchiando, i malati di diabete 2 hanno un’elevata probabilità di sviluppare una demenza in grado di intaccare il pensiero, il comportamento, la capacità di svolgere le proprie normali occupazioni e di mantenersi indipendenti - spiega l’endocrinologa Katherine Samaras, primo autore della ricerca -. Tutto questo ha un impatto sul piano personale, familiare, economico e sociale».

PERCHÈ È IMPORTANTE TESTARE I FARMACI SUGLI ANZIANI?

L’ESPERIMENTO SULLA POPOLAZIONE ANZIANA

Gli scienziati australiani hanno selezionato (da un più ampio studio sull’invecchiamento) 123 partecipanti affetti da diabete 2 di età compresa tra i 70 e i 90 anni. A 67 di loro è stata somministrata la metformina per abbassare la glicemia. I protagonisti della ricerca sono stati seguiti per sei anni. Così si è arrivati a constatare che i diabetici curati col classico farmaco presentavano un declino mentale significativamente più lento e un minore rischio di demenza rispetto ai compagni che non avevano preso la metformina. Addirittura non era emersa alcuna differenza, dopo sei anni, rispetto a persone della stessa età non affette dal diabete.

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EFFICACE ANCHE CON I PIÙ ANZIANI

Riprende Fadini, appena premiato con il premio Minkowski dalla Società Europea di Diabetologia: «Fino a una decina di anni fa si preferiva non prescrivere la metformina ai più anziani, si diceva che per loro non fosse sicura. Ora invece si è constatato un vantaggio anche a quelle età. La nuova ricerca ha il pregio di portare all’attenzione un possibile nuovo effetto della metformina che non si conosceva. Ma rimane da approfondire». Da Sydney fanno sapere che è nei programmi impostare una ricerca ampia, randomizzata con persone a rischio di demenza e di ricontrollare le loro condizioni cognitive dopo tre anni. «Sarebbe davvero straordinario - osservano - che un farmaco sicuro e che costa pochissimo potesse venire usato contro il declino mentale».

Tratto da: Fondazione Veronesi, Serena Zoli, 22 novembre 2020