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Retinopatia diabetica. Trattamento chirurgico e quello farmacologico ugualmente efficaci: l’importante è intervenire

I due trattamenti standard per la retinopatia diabetica proliferativa, quello chirurgico e quello farmacologico, si equivalgono in efficacia. La scelta dipende dalle esigenze dei pazienti. La chirurgia garantisce progressi più rapidi ma il farmaco è meno invasivo e alla lunga l’effetto è lo stesso.

I due trattamenti standard per la retinopatia diabetica proliferante, quello chirurgico e quello farmacologico, sono ugualmente efficaci. Secondo i risultati di un trial clinico pubblicati sul Journal of the American Medical Association le due terapie hanno la stessa capacità di bloccare le emorragie provocate dalla rottura dei capillari retinici fragili che proliferano in maniera eccessiva a causa della malattia.

La sperimentazione che ha coinvolto 205 partecipanti aveva lo scopo di valutare gli effetti sull’acutezza visiva a due anni di distanza dal trattamento delle due opzioni terapeutiche disponibili: la rimozione del sangue attraverso le tecniche chirurgiche (vitrectomia e fotocoagulazione laser) e l’iniezione intravitreale (nella cavità oculare) di un farmaco che inibisce il fattore di crescita dell’endotelio-vascolare (VEGF), la molecola che stimola la formazione di nuovi vasi sanguigni.

I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, la metà ha ricevuto il farmaco iniettivo anti-VEGF aflibercept, l’altra metà è stata sottoposta all’intervento chirurgico caratterizzato da due operazioni, la vitrectomia (rimozione del corpo vitreo e sua sostituzione) e fotocoagulazione laser della retina (la procedura per sigillare o distruggere i vasi sanguigni anomali).

Tutti i partecipanti sono stati monitorati per due anni con esami periodici della vista. Al primo controllo, effettuato dopo quattro settimane dal trattamento, i pazienti che erano stati sottoposti all’intervento chirurgico avevano una capacità visiva significativamente superiore a quella dei pazienti trattati con il farmaco. Ma dopo 24 settimane non si osservava più alcuna differenza tra i due gruppi. Trascorsi due anni dal trattamento, la vista delle persone che si erano operate era migliorata allo stesso livello di quella delle persone che avevano ricevuto il farmaco. Circa un partecipante su tre in ciascun gruppo ha dovuto però sottoporsi a entrambi i trattamenti per poter tenere sotto controllo la retinopatia diabetica proliferativa.

«Questo studio clinico è stata l’occasione per un confronto testa a testa di due trattamenti comunemente usati per l'emorragia del vitreo da retinopatia diabetica proliferativa. I risultati forniscono utili indicazioni per i medici che gestiscono pazienti con questa condizione», ha detto Adam Glassman, tra i coordinatori del trial clinico.

I risultati dello studio, sottolineano i ricercatori, possono aiutare medici e pazienti a scegliere il trattamento migliore caso per caso. Per le persone con gravi emorragie o che hanno necessità di ottenere un miglioramento della vista in tempi rapidi, la chirurgia rappresenta l’opzione più indicata. Per chi invece non può sottoporsi a un intervento chirurgico chirurgico o preferisce evitarlo è consigliabile il trattamento farmacologico che garantisce comunque gli stessi risultati a lungo termine della chirurgia.

«La retinopatia diabetica proliferativa è una malattia molto comune nei pazienti con diabete, soprattutto per coloro che hanno convissuto con il diabete per diversi decenni. Per i pazienti che soffrono di disturbi alla vista a causa del sanguinamento provocato dalla retinopatia diabetica proliferativa, entrambe le strategie rappresentano trattamenti eccellenti capaci di migliorare e preservare l'acuità visiva oltre sei mesi e fino a due anni. Ma ci sono alcuni dettagli in questo studio che aiuteranno i medici a personalizzare i loro piani di trattamento per ogni singolo paziente», conclude Jennifer Sun, tra gli autori dello studio condotto dal DRCR Retina Network con il supporto del National Eye Institute (NEI).

Tratto da: Healthdesk, 13 gennaio 2021