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Bastano poche calorie in meno e un po' di movimento: così le arterie restano elastiche

Non servono le diete drastiche nella terza età, anche in caso di sovrappeso e obesità. Negli anziani con  molti chili di troppo i risultati migliori sulla parete dell'arteria aorta si hanno con una modesta restrizione calorica associata ad esercizio fisico regolare.

“Per un pugno di calorie”. Parafrasando un film di Sergio Leone potrebbe essere questo il titolo che rappresenta gli esiti di una ricerca americana espressamente mirata sugli anziani in forte sovrappeso. Basterebbe un calo calorico intorno al 15% del totale (circa 200-250 calorie al giorno), quindi nessuna dieta particolarmente drastica, unito ad un esercizio fisico moderato per ottenere i risultati migliori in termini di elasticità della parete dell’aorta (il vaso che parte dal ventricolo sinistro del cuore e conduce il sangue destinato all’intero organismo) negli anziani obesi.

A dire che in questa popolazione le buone abitudini possono essere alla lunga più efficaci per questo specifico parametro, rispetto all'esercizio da solo e agli sforzi programmati associati ad una dieta molto più povera in termini di calorie, è un’originale ricerca che appare su Circulation. Lo studio, coordinato da Tina E. Brinkley dell’Università Wake Forest di Winston-Salem, è il primo che mira espressamente a monitorare gli effetti dell’attività aerobica regolare associato o meno alla restrizione calorica di diverso grado. Lo stato di salute dell’aorta e l’elasticità delle sue pareti sono stati valutati attraverso una particolare risonanza magnetica cardiovascolare che ha permesso di studiare le pareti arteriose e misurare la velocità dell'onda del polso dell'arco aortico (una sorta di “contachilometri” specifico per valutare la velocità con cui il sangue viaggia attraverso l'aorta) e  la capacità dell'aorta di espandersi e contrarsi.

A dire che in questa popolazione le buone abitudini possono essere alla lunga più efficaci per questo specifico parametro, rispetto all'esercizio da solo e agli sforzi programmati associati ad una dieta molto più povera in termini di calorie, è un’originale ricerca che appare su Circulation. Lo studio, coordinato da Tina E. Brinkley dell’Università Wake Forest di Winston-Salem, è il primo che mira espressamente a monitorare gli effetti dell’attività aerobica regolare associato o meno alla restrizione calorica di diverso grado. Lo stato di salute dell’aorta e l’elasticità delle sue pareti sono stati valutati attraverso una particolare risonanza magnetica cardiovascolare che ha permesso di studiare le pareti arteriose e misurare la velocità dell'onda del polso dell'arco aortico (una sorta di “contachilometri” specifico per valutare la velocità con cui il sangue viaggia attraverso l'aorta) e  la capacità dell'aorta di espandersi e contrarsi.

Nel gruppo con il calo calorico non troppo “pesante”, oltre ad avere un aumento di circa un quinto della distensibilità della parete dell’aorta, si è ottenuto nel tempo un calo pari a poco meno del 10% del peso, con discesa ponderale molto simile a quanto osservato in chi ha avuto un calo dell’introito calorico di oltre il 25% ogni giorno. “La pratica regolare di un’adeguata quantità di lavoro muscolare, in tutte le fasce d’età, è senza dubbio la strategia vincente nella prevenzione e terapia di molte malattie, in particolare quelle metaboliche e cardiovascolari – spiega Michelangelo Giampietro, docente alla Scuola del Coni di Roma e specialista in scienza dell’alimentazione. I benefici ottenuti tramite l’attività fisica prescindono dall’entità del dispendio energetico prodotto dalla contrazione dei nostri muscoli, a prescindere dal tipo di lavoro svolto (aerobico e/o contro resistenza), e sono ben maggiori di quelli che si possono ottenere con la sola dieta, ovvero con la restrizione energetica”.

“Per un pugno di calorie”. Parafrasando un film di Sergio Leone potrebbe essere questo il titolo che rappresenta gli esiti di una ricerca americana espressamente mirata sugli anziani in forte sovrappeso. Basterebbe un calo calorico intorno al 15% del totale (circa 200-250 calorie al giorno), quindi nessuna dieta particolarmente drastica, unito ad un esercizio fisico moderato per ottenere i risultati migliori in termini di elasticità della parete dell’aorta (il vaso che parte dal ventricolo sinistro del cuore e conduce il sangue destinato all’intero organismo) negli anziani obesi.

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A dire che in questa popolazione le buone abitudini possono essere alla lunga più efficaci per questo specifico parametro, rispetto all'esercizio da solo e agli sforzi programmati associati ad una dieta molto più povera in termini di calorie, è un’originale ricerca che appare su Circulation. Lo studio, coordinato da Tina E. Brinkley dell’Università Wake Forest di Winston-Salem, è il primo che mira espressamente a monitorare gli effetti dell’attività aerobica regolare associato o meno alla restrizione calorica di diverso grado. Lo stato di salute dell’aorta e l’elasticità delle sue pareti sono stati valutati attraverso una particolare risonanza magnetica cardiovascolare che ha permesso di studiare le pareti arteriose e misurare la velocità dell'onda del polso dell'arco aortico (una sorta di “contachilometri” specifico per valutare la velocità con cui il sangue viaggia attraverso l'aorta) e  la capacità dell'aorta di espandersi e contrarsi.

La ricerca ha preso in esame 160 persone sedentarie ed obese (con Indice di Massa Corporea o BMI superiore a 30), di età compresa tra i 65 e i 79 anni, per tre quarti donne. I soggetti inseriti nella ricerca sono stati divisi in tre gruppi: nel primo il “trattamento” ha previsto solo esercizio fisico regolare, nel secondo a questa strategia si è associato un calo minimo dell’introito calorico (appunto 200-250 calorie) e nel terzo la restrizione calorica è stata più significativa (mediamente 600 calorie al giorno). La ricerca è andata avanti per venti settimane e i pasti, per il secondo e terzo gruppo, hanno previsto almeno 0,8 grammi di proteine per chilo di peso corporeo ideale, con una distribuzione corretta dei macronutrienti (grassi non superiori al 30% dell’introito calorico totale.

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Nel gruppo con il calo calorico non troppo “pesante”, oltre ad avere un aumento di circa un quinto della distensibilità della parete dell’aorta, si è ottenuto nel tempo un calo pari a poco meno del 10% del peso, con discesa ponderale molto simile a quanto osservato in chi ha avuto un calo dell’introito calorico di oltre il 25% ogni giorno. “La pratica regolare di un’adeguata quantità di lavoro muscolare, in tutte le fasce d’età, è senza dubbio la strategia vincente nella prevenzione e terapia di molte malattie, in particolare quelle metaboliche e cardiovascolari – spiega Michelangelo Giampietro, docente alla Scuola del Coni di Roma e specialista in scienza dell’alimentazione. I benefici ottenuti tramite l’attività fisica prescindono dall’entità del dispendio energetico prodotto dalla contrazione dei nostri muscoli, a prescindere dal tipo di lavoro svolto (aerobico e/o contro resistenza), e sono ben maggiori di quelli che si possono ottenere con la sola dieta, ovvero con la restrizione energetica”.

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L’importante, a detta degli esperti, appare quindi impegnarsi non tanto in “full immersion” temporanee nella dieta, con cali drastici delle calorie, quanto piuttosto sulle abitudini. Cambiare stile di vita, anche senza sottoporsi ad approcci dietetici troppo stretti che poi risultano difficili da seguire, appare come la soluzione ottimale per arrivare a perdere peso in salute, ovviamente associando alla restrizione calorica la giusta attività aerobica, da individuare con il medico. “La soluzione migliore, ovviamente, è abbinare un aumento del lavoro muscolare quotidiano a una moderata riduzione delle calorie introdotte con gli alimenti – conferma Giampietro. Diete troppo rigide e restrittive causano una perdita della massa magra corporea con conseguente calo anche della massa muscolare. Al contrario, l’attività fisica produce un aumento della massa muscolare e contemporaneamente una riduzione dell’eccesso di grasso corporeo, tanto maggiore se si correggono gli errori alimentari. L’effetto positivo di questi corretti stili di vita si ripercuote favorevolmente anche sulla funzionalità cardiovascolare, e in particolare sull’elasticità delle pareti delle arterie e sulla funzionalità dell’endotelio (le cellule che rivestono l’interno delle pareti dei vasi sanguigni). Lo studio conferma che anche la distensione della parte aortica è migliorata dalla pratica regolare dell’attività fisica tanto più se abbinata a una moderata riduzione delle calorie introdotte con i cibi”.

Tratto da: La Repubblica Salute, Federico Mereta, 11 agosto 2021