Per prevenire il diabete niente spuntino per chi fa il turno di notte
L’orologio circadiano che regola il metabolismo è abitudinario: di giorno si sta svegli e di notte si dorme. Ma se ciò non è possibile perché il lavoro prevede turni notturni lo si può “ingannare” mantenendo l’abitudine dei pasti diurni. In questo modo non va fuori sincrono danneggiando la salute.
Durante il turno di notte è meglio non mangiare. Lo suggerisce un piccolo studio promosso dai National Institutes of Health pubblicato su Science Advances: i pasti notturni fanno salire i livelli di glucosio aumentando il rischio di diabete, malattie cardiovascolari e obesità.
L’esperimento ha coinvolto 19 persone giovani e in salute che per 14 giorni hanno simulato un lavoro notturno. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, un gruppo ha consumato i due pasti previsti dal programma durante il giorno, l’altro ha mangiato gli stessi alimenti nelle stesse quantità durante la notte. I ricercatori hanno poi analizzato gli effetti dei due regimi alimentari sul metabolismo. Scoprendo che mangiare di notte faceva aumentare i livelli di glucosio, un fenomeno che non veniva osservato nelle persone che consumavano i loro pasti durante il giorno e iniziavano a lavorare la sera. In media nei lavoratori notturni che mangiavano durante il turno di lavoro si registrava un aumento del 6,4 per cento dei livelli di glucosio, mentre nei lavoratori notturni che mangiavano di giorno non si osservava alcuna variazione nella concentrazione dello zucchero nel sangue.
Il lavoro con turni di notte è molto diffuso nei Paesi industrializzati ed è da tempo considerato un fattore di rischio per il pre-diabete e il diabete di tipo 2. L’aumento del rischio non viene però, specificano i ricercatori, completamente spiegato dalle differenze nello stile di vita e dalle caratteristiche socio-economiche dei lavoratori notturni. Devono quindi entrare in gioco altri elementi che giustifichino l’impatto negativo dei turni di notte sulla salute.
E l’orario dei pasti potrebbe essere uno di questi. Chi mangia di notte manda in tilt l’orologio circadiano, il meccanismo che regola l’alternanza sonno-veglia e che ha un ruolo chiave nel funzionamento del metabolismo. L’orologio circadiano è abitudinario, lavora in maniera ideale quando viene rispettata la distinzione tra il giorno e la notte: di giorno si sta svegli e si mangia, di notte si dorme e si digiuna.
Se si trasgredisce a questa regola, il metabolismo ne risente.
Questo studio sembra suggerire però che un cambiamento negli orari dei pasti incida di più sulla salute del mancato sonno notturno. Basterebbe quindi mantenere l’abitudine di mangiare durante il giorno per compensare i problemi alla salute creati dai cambiamenti nel ritmo sonno-veglia.
«Abbiamo trovato prove di disallineamento circadiano interno e ridotta tolleranza al glucosio durante il lavoro notturno simulato. I nostri dati indicano che un intervento con pasti diurni, assegnati abitualmente durante il giorno piuttosto che durante la notte, può mantenere l'allineamento circadiano interno e prevenire gli effetti negativi del lavoro notturno sulla tolleranza al glucosio e sulla funzione delle cellule pancreatiche», spiegano i ricercatori.
C’è un’ulteriore conferma: per la salute conta non solo cosa e quanto mangiamo, ma anche quando mangiamo.
I risultati dello studio possono interessare la popolazione generale e non solo chi si mette al lavoro quando cala il sole perché dimostrano che lo spuntino di mezzanotte non è un abitudine salutare. Per nessuno.
Tratto da: Healthdesk, 10 dicembre 2021