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Diabete e obesitā? Tutta colpa delle cittā

Nei borghi di cui è ricco il nostro paese vivono i centenari. Non solo in Sardegna, ma anche in Sicilia, sulle Madonie. E gli specialisti lanciano la provocazione: "Borghizziamo" i centri urbani.

Una provocazione, ma neanche tanto. L'idea infatti è quelle di "borghizzare" le città, rendere cioè i centri urbani più simili a realtà meno caotiche, stressanti, con meno automobili e abitanti, dove ci si sposta ancora a piedi. E non a caso la teoria della riduzione di dimensione, con tutto quello che ne consegue, viene ribadita in una tre giorni di incontri su "Stili di vita, nutrizione e longevità", proprio a Castelbuono, piccolo centro in provincia di Palermo: poco più di ottomila abitanti sulle Madonie, quelle Madonie studiate dall'università di Palermo con un progetto specifico per l'alto numero di centenari in salute.

Silvio Buscemi è ordinario di Nutrizione Clinica in forze al dipartimento Promise dell'università di Palermo, che ha condotto lo studio sui centenari di queste zone.

Professore, volete far sparire le città?

"In realtà vorremmo evidenziare la necessità di preservare modelli e condizioni, anche sociali, che stiamo riscoprendo avere un impatto favorevole sulla nostra salute, intesa anche come qualità di vita percepita. Occorre trovare soluzioni alla urbanizzazione estrema, spazi da vivere insieme, trasporti efficienti e green, economia circolare, supporto sociale, lavoro flessibile, interazioni con le periferie, le campagne e i borghi, alimenti da produzioni locali, solo per citare alcuni aspetti.

Vivere nei borghi fa bene alla salute?

"Non c'è dubbio. E del resto l'enorme diffusione di diabete, obesità, tumori, malattie cardiovascolari, è in larga parte riferibile ad un impatto ambientale sfavorevole, che è tipico dei grandi centri urbani, e che ha condotto verso un progressivo abbandono della dieta mediterranea e a una grave sedentarietà. Le malattie di cui ci occupiamo derivano dall'interazione tra il nostro patrimonio genetico e l'ambiente ".

Quali sono i principali risultati dello studio sui centenari delle Madonie e perché questo territorio siciliano è così peculiare?

"Le Madonie sono un territorio interessante, aperto, dal mare alla montagna, ricco di arte e cultura. Un territorio preservato da inquinamento e devastazioni edilizie, dove gli abitanti consumano prevalentemente prodotti locali e respirano aria buona, e cercano di mantenersi fisicamente attivi. Un territorio ben raggiunto dal sistema sanitario nazionale e dove resiste una struttura sociale fondata sulla famiglia che si occupa dei suoi anziani mettendone a frutto l'esperienza e la saggezza. Questo ambiente, e non solo un privilegio genetico, favorisce la longevità".

Un territorio con molti centenari, un po' come in alcune zone della Sardegna...

"Sì, una prevalenza particolarmente elevata. E sono centenari in massima parte con buone capacità cognitive, buono stato nutrizionale e di funzione endoteliale e cardiovascolare. Centenari che mantengono sane abitudini legate alla dieta mediterranea, fisicamente attivi. Personalmente non sono interessato da aspetti aneddotici, come le 5 zone blu al mondo dove si vivrebbe meglio e più a lungo: preferisco studiare quelle che rappresentano un modello con aspetti esportabili o replicabili o surrogabili. Zone da custodire. Questi centenari hanno avuto vite non semplici, alcuni erano portatori di pace-maker o di stent coronarici, o con diabete, o avevano superato gravi patologie oncologiche. Ecco, siamo interessati a questo modello globale non a fenomeni da scrivere nel libro delle curiosità".

Come si può tentare di rendere i centri urbani più simili ai borghi, avvicinando gli stili di vita?

"La sfida è tutelare i borghi, evitare la loro "urbanizzazione", impiantare fabbriche o industrie inquinanti. Ed evitare che si svuotino  dei loro giovani. Sarà importante ripensare anche la vita nei borghi e un punto fondamentale è quello di mantenere un legame continuo, osmotico, tra borghi e città, l'uno risorsa per l'altra e viceversa".

Quali sono le criticità maggiori che vede nei centri urbani?

"Inquinamento, isolamento sociale, alimentazione insalubre con consumo di cibi ultraprocessati, sedentarietà, ritmi di lavoro in contrasto con la possibilità di curare la famiglia e la crescita di bambini e ragazzi, mancanza di sicurezza, spesso assenza di sostenibilità ecologica. Forse il problema più grave è quello di avere lasciato la comunicazione rivolta ai giovani al mondo degli adulti che governano e orientano i consumi. La buona politica e la buona amministrazione ha tanto lavoro da compiere, prima ancora dei medici".

Tratto da: La Repubblica Salute, Elvira Naselli, 28 maggio 2022