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Colesterolo alto: sì alla dieta estiva, ma non mandate in vacanza le terapie

Alimentazione ricca di frutta e verdura e con pochi grassi animali e attività fisica sono utilissime. Ma da sole difficilmente bastano ad abbassare i livelli di colesterolo cattivo o LDL quanto si dovrebbe. Quindi continuiamo con le cure. Gli obiettivi da raggiungere diversi da persona a persona, in base al rischio cardiovascolare.

Caldo. L’afa che diventa insopportabile. E la pressione si abbassa. Perdipiù, se siamo in vacanza, sentiamo meno lo stress. Questo sicuramente aiuta il cuore e le arterie in chi è iperteso e per questo può avere significato parlare con il medico se è il caso di ridurre la terapia, senza autoprescriversi diminuzioni dei dosaggi che possono risultare pericolose. Ma per il colesterolo, se si segue una cura, meglio non toccare nulla. Anche se mangiamo più sano, privilegiando frutta e verdura, e magari in vacanza ci muoviamo di più: la sola alimentazione, insieme all’attività fisica, può far calare i valori di colesterolo LDL (quello cattivo), al massimo del 10-15 per cento. E spesso non basta. Seguire la dieta mediterranea, bere molto e fare attività fisica aiuta. Ma non dimenticate le cure indicate dal medico. La mancata aderenza alle prescrizioni mediche rappresenta un fenomeno molto diffuso e soprattutto di grande impatto nel trattamento delle malattie croniche. “In Italia nel 2020 si stima un costo complessivo legato alle patologie cardiovascolari di ben 23 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 18 miliardi stimati nel 2014 – ha recentemente segnalato Giorgio Colombo, Direttore scientifico Cefat - Centro di Economia del Farmaco e delle Tecnologie Sanitarie, Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Pavia. Il trattamento delle dislipidemie con farmaci ipolipemizzanti, importante fattore di rischio delle malattie cardiovascolari, è caratterizzato da un basso tasso di aderenza da parte dei pazienti, che genera insuccessi terapeutici, prolungamenti o cambi di terapie rimborsate e aumento del rischio di ospedalizzazione".

Quanto pesano le buone abitudini

Movimento regolare e alimentazione mediterranea sono alla base del controllo del rischio cardiovascolare ed ovviamente anche della dislipidemia. "La regolare attività fisica, anche di bassa o media intensità, è fondamentale: è importante che questa sia di almeno 30 ma meglio 50 minuti tutti i giorni e si può scegliere qualsiasi attività aerobica ci dia benessere - spiega Carlo Tumscitz, del Centro Cardiologico dell'Università di Ferrara. Con giornate cosi calde però bisogna fare attenzione a scegliere gli orari: le prime ore del mattino o la sera tarda sono da preferire poiché altrimenti è possibile incorrere nei rischi del colpo di calore. Il rischio è massimo quando si svolge attività intensa in presenza di elevate temperature e ancora peggio se in presenza di elevata umidità, che riduce il meccanismo protettivo della sudorazione". Questa è proprio la situazione nelle nostre città in estate. Meglio sarebbe quindi privilegiare il nuoto, quando possibile, visto che è esente da questi rischi. "Per il resto, le giornate estive spingono a consumare pasti piccoli e leggeri ricchi di vegetali e questo invece va molto bene per chi ha il colesterolo LDL elevato: si dovrebbe inoltre ridurre molto il consumo di alcolici. Il caldo quindi non è nemico della lotta alla dislipidemia ma bisogna scegliere bene la attività fisica e gli orari per praticarla. Oppure preferire quando possibile le nostre località di media montagna, dove le temperature sono più. Il tutto, ovviamente continuando con le terapie prescritte".

Più il colesterolo scende e meglio è

Non esiste un livello "troppo basso" del colesterolo LDL: chi ha la fortuna di avere valori bassissimi per una mutazione genetica positiva (purtroppo non troppo frequente) ha un rischio cardiovascolare molto ridotto. Per gli altri e in particolare in chi ha avuto già un evento la riduzione drastica dei valori diventa il pilastro fondamentale della terapia a medio e lungo termine. "Alcuni farmaci sono ben noti (le statine) ma negli ultimi anni abbiamo imparato a usarle in associazione con altri farmaci (l'ezetimibe) per potenziarne l'effetto riducendo gli effetti collaterali - continua l'esperto. Inoltre la comparsa e la sempre maggiore diffusione dei nuovi farmaci inibitori PCSK-9 ha rappresentato un passo in avanti incredibile nella riduzione degli insuccessi terapeutici. Questi farmaci sono stati in grado di ridurre drasticamente i valori di LDL a pazienti resistenti o intolleranti alle statine e a ezetimibe". Insomma: anche in estate occorre abbassare il più possibile il colesterolo "cattivo" per proteggere i pazienti ad alto rischio cardiovascolare. E occorre proseguire con le cure prescritte, senza mandarle in vacanza. Soprattutto se si è ad alto rischio. In questo senso recentemente c'è stata la scelta dell'Agenzia Italiana del Farmaco, di abbassare i livelli soglia del colesterolo LDL da 100 a 70 milligrammi per decilitro (mg/dL) per l'utilizzo degli inibitori di PCSK9 in prevenzione secondaria. "Questa decisione segna una svolta importante consentendo di intervenire precocemente nei pazienti a rischio cardiovascolare elevato - commenta Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia. Oggi è stato dimostrato che il colesterolo LDL è la causa dell'aterosclerosi e pertanto la sua riduzione rappresenta uno degli obiettivi principali per limitare eventi cardiovascolari come l'infarto miocardico e la mortalità. È questo il motivo per cui le linee guida della Società Europea di Cardiologia consigliano nei pazienti ad alto rischio una diminuzione del colesterolo LDL al di sotto di 55 mg/dL e persino, in alcune categorie, al di sotto di 40 mg/dL. Questi obiettivi così ambiziosi oggi potranno essere raggiunti anche grazie agli inibitori di PCSK9 che hanno dimostrato un chiaro beneficio clinico nei pazienti ad elevato rischio".

Farmaci, strategie per il futuro

Mentre si attende la prossima disponibilità dell'acido bempedoico, si stanno studiando altre vie per agire sul colesterolo troppo alto, ovviamente con obiettivi diversi da persona a persona in base al profilo di rischio. L'attenzione si concentra su inclisiran (un RNA stabile che interferisce con la sintesi della PCSK9) che dopo un ciclo di partenza può essere somministrato solo due volte l'anno, proprio come una vaccinazione che esige i suoi richiami, nei casi in cui i soggetti abbiano bisogno di cali drastici dei valori di colesterolo LDL perché ad altissimo rischio. Il medicinale agisce sulla PCSK9, una proteina presente nell'organismo, e sfrutta la tecnologia della RNA-interference. Grazie a questo meccanismo originale d'azione impedisce la sintesi della proteina PCSK9 attraverso l'inibizione dell'utilizzo dell'RNA PCSK9 per formare la proteina PCSK9 che la codifica. In questo senso opera in modo diverso rispetto ai due anticorpi monoclonali già disponibili per la prescrizione medica, che invece bloccano la proteina PCSK9 già espressa, non lavorando sulla sua sintesi. Infine, per agire direttamente sulle placche già presenti all'interno delle arterie, si lavora per valutare gli effetti della apolipoproteina apoA-I, una specie di "spugna" in grado di assorbire i lipidi con cui viene a contatto al punto di staccarli dalla lesione classica dell'aterosclerosi all'interno dei vasi. Lo studio clinico "Aegis-II" è promosso dall'Università di Harvard e punta a reclutare circa 20.000 soggetti attraverso 1.035 centri in tutto il mondo, fra cui l'Irccs MultiMedica di Sesto San Giovanni che ha già arruolato la sua prima paziente.

Tratto da: La Repubblica Salute, Federico Mereta, 19 luglio 2022