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In sovrappeso il 23% dei bambini

 

L’obesità rappresenta un problema di crescente rilevanza
Milano - L’obesità rappresenta un problema di crescente rilevanza. Basti pensare che, secondo gli ultimi dati, il 35% dei bambini italiani è obeso (13%) o in sovrappeso (23%). Questi alcuni dei dati forniti dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, al convengo ‘Nuove linee di indirizzo in tema di riabilitazione: l’obeso grave come paziente ad alta complessità, organizzato presso l’ospedale Auxologico San Luca di Milano. “L’obesità - ha detto Fazio - è un problema di sanità pubblica ed è un problema particolarmente grave nel nostro Paese”, dove registra livelli di crescita preoccupanti. Molto spesso, ha spiegato Antonio Liuzzi, coordinatore del Rapporto sull’Obesità in Italia dell’Auxologico, “vediamo pazienti rifiutati dai reparti di riabilitazione specialistica perchè gravemente obesi e non accettati dai reparti di riabilitazione per l’obeso, perchè complicati da patologie specialistiche soprattutto respiratorie”. Insomma ci sono tante persone che sono troppo obese, e per questo inadatte anche ad essere ricoverate in un reparto di riabilitazione. Da parte sua Regione Lombardia sta lavorando da tempo per realizzare una rete territoriale in grado di garantire continuità assistenziale ai pazienti cronici, attraverso diversi interventi: riconoscimento della funzione territoriale per gli ospedali; introduzione dei letti per le cure sub acute; sperimentazione in 5 Asl del Cronic Related Gruop (CReG), una innovativa modalità di presa in carico, che coinvolge i diversi soggetti coinvolti nelle attività di cura. Lo ha ribadito oggi l’assessore Bresciani: “È proprio in questo sistema che trova spazio la cura dell’obesità grave, che rappresenta una grande sfida nell’ambito della cronicità. Una sfida che noi vogliamo vincere attraverso la prevenzione, la presa in carico e l’approccio multi disciplinare”. Oggi, ha detto ancora Bresciani, il 37% dei cronici risiedono nelle aree di cura per acuti. Questo è inappropriato. La sfida è portare questo 37% verso le cure domiciliari potenziando il ruolo dei medici di medicina generale e delle cure territoriali”.
Tratto da: AGI, 03 ottobre 2011