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In farmacia si educa alla salute

 

«Non solo dispensatrice di farmaci, ma sempre più di servizi di prevenzione, informazione ed assistenza ai cittadini» sostiene Clara Mottinelli, presidente di Atf Federfarma di Brescia
La farmacia come presidio sanitario sul territorio e come realtà che funge da supporto al servizio sanitario. La sua evoluzione e, con essa, ovviamente, quella del ruolo del farmacista, è in atto da tempo. Nel Bresciano, dove tra città e provincia operano 330 farmacie, il futuro come «centro socio-sanitario polifunzionale di servizi», così come stabilito da una recente legge è già realtà.
Basti pensare alle molte farmacie rurali, punto di riferimento per i cittadini non solo nella dispensazione di farmaci.
Di questo «grande cambiamento» hanno parlato ieri - durante il tradizionale incontro di fine anno - la presidente di Atf Federfarma Clara Mottinelli, il segretario di Atf Marco Belloni, il consigliere, nonché presidente dell’Ordine dei farmacisti, Francesco Rastrelli e il direttore Luigi Cavalieri. Con un pensiero a Renato Grendene, scomparso un anno fa.
Cambia la professione
«Le sfide che abbiamo davanti sono molte e noi intendiamo metterci in gioco per essere sempre più vicini alla popolazione - ha detto la dott. Mottinelli -. Grazie alle nuove disposizione di legge, parteciperemo all’assistenza domiciliare integrata a fianco dei professionisti che già vi lavorano e, in collaborazione con il medico di medicina generale vigileremo per garantire il corretto uso dei farmaci per tutto il periodo di lunghezza della terapia. Una vicinanza che acquista rilievo quando si tratta di patologie croniche che colpiscono sempre più una popolazione la cui aspettativa di vita è in costante crescita».
Il cambiamento della professione «permette di affinare competenze aggiuntive con il solo obiettivo di soddisfare i bisogni dei pazienti: ai tradizionali prodotti che dispensiamo, i farmaci, ne garantiremo altri, che sono i servizi», ha aggiunto Francesco Rastrelli.
Tra questi la legge 39 prevede anche la presenza di un infermiere in farmacia a completamento di una serie di servizi che vanno dal prelievo del sangue per le analisi di prima istanza, alla prenotazione di visite ed esami specialistici (a Brescia ancora in fase sperimentale), così come il pagamento del ticket e il ritiro del referto. «Attendiamo i decreti attuativi della legge per capire, anche insieme alla Regione, come riuscire ad inserire un professionista della salute qual è l’infermiere, di cui vi è carenza su tutto il territorio nazionale, all’interno delle farmacie - hanno spiegato ieri durante l’incontro -. Di certo, crediamo che sia una battaglia da fare perché questo garantirebbe servizi (basti pensare alle iniezioni per le persone anziane) di cui vi è molta richiesta».
Gli obiettivi per il 2010
Ulteriore valorizzazione delle farmacie come «punto salute»; prosecuzione della collaborazione con le Asl sia con campagne di sensibilizzazione sia valorizzando la distribuzione dei farmaci «in nome e per conto» con lo scopo di ridurre al minimo il disagio dei pazienti e potenziamento della collaborazione tra farmacie e istituzioni per raggiungere obiettivi comuni tra cui l’impiego razionale delle risorse desinate all’assistenza farmaceutica e sanitaria.
«A questo proposito - ha detto Cavalieri - vorrei ricordare che i costi per la spesa farmaceutica nel nostro paese sono fermi al 2001 e, dunque, se di razionalizzazione di risorse si deve parlare, le farmacie dovrebbero essere le ultime ad essere coinvolte».
Tratto da: Giornale di Brescia, Anna Della Moretta, 11 dicembre 2009