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In avvio all’Inrca il centro di riferimento regionale del piede diabetico

 

Ancona - Con la legge regionale n. 1 dello scorso febbraio, "Nuove disposizioni in materia di prevenzione e cura del diabete mellito", la Regione realizza un sistema integrato di prevenzione e cura detta patologia diabetica e delle sue complicanze, volto ad assicurare agli utenti l'erogazione di prestazioni uniformi, appropriate e qualificate, nel rispetto dei principi previsti dalla legislazione statale vigente.
L'INRCA, già da numerosi anni, grazie all'Unità Operativa di Diabetologia ed Centro Antidiabetico, garantisce la gestione integrata dei paziente diabetico svolgendo, in particolare, le seguenti attività:
- valutazione della patologia diabetica ed impostazione del piano complessivo di trattamento in collaborazione con i medici di medicina generale;
-         raccolta, aggiornamento ed invio dei dati atte strutture preposte secondo le modalità indicate dalla Giunta regionale nell'atto di indirizzo di cui all'articolo 6, in collaborazione con i medici di medicina generale;
-         studio e prevenzione delle complicanze del diabete mellito, in collegamento con altre Unità operative specialistiche, per la definizione diagnostica;
-         trattamento delle complicanze del diabete mellito con particolare riferimento al piede diabetico.
-                     Proprio ai sensi dell'art. 4 di tale legge, viene istituito presso l'INRCA il Centro di Riferimento Regionale del Piede Diabetico, essendo l'Istituto già centro di riferimento regionale per i problemi detta diabetologia in età geriatrica.
-                     Il Centro diviene pertanto Unità Operativa Complessa ed è dotata di posti letto. Il Centro svolge le funzioni di diagnosi e terapia specialistica per tutte le patologie degli arti inferiori connesse al diabete. In particolare il Centro assicura:
-                     a) la radiologia interventistica;
-                     b) la chirurgia vascolare.
-                     IL DIABETE IN ITALIA: ALCUNI DATI
-                     Si stima che nel nostro Paese circa 3,5 milioni di persone sono affette da diabete ma che circa 1 milione non sanno di esserlo. Per quanto riguarda le fasce d'età, i dati confermano che il diabete è collegato all'aumento dell'età ed aumenta in modo lineare fino alla settima decade di vita, età in cui fisiologicamente la malattia imbocca una curva decrescente. Il diabete si associa ad una serie di complicanze gravi ed invalidanti a livello dell'occhio, dei reni e del piede e rappresenta uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari che sono la causa di circa 18 milioni di morti ogni anno nel mondo. È stato inoltre stimato che la malattia diabetica raggiungerà il livello di pandemia nel 2030 in quanto si prevedono circa 370 milioni di diabetici nel mondo.
-                     PERCHÈ UN CENTRO DI RIFERIMENTO REGIONALE PER IL PIEDE DIABETICO
-                     Mentre è chiaro che un diabetico debba essere gestito in prima persona dal Medico di Medicina Generale e da un diabetologo per la malattia diabetica e la collaborazione di altri specialisti per le sue complicanze tipiche, meno chiaro può apparire chi debba gestire un diabetico affetto da ulcera al piede.
-                     DIMENSIONE DEL PROBLEMA
-                     La denominazione generica di "PIEDE DIABETICO" viene usata per indicare la complessa patologia che può svilupparsi a carico delle estremità inferiori della persona affetta da diabete.
-                     In particolare, le cause ecologiche del piede diabetico, vanno ricercate tra le complicanze della malattia diabetica e precisamente: la neuropatia diabetica, la vasculopatia obliterante degli arti inferiori e le infezioni.
-                     La neuropatia è forse la più comune complicanza della malattia diabetica; è presente in circa ii 25 % dei diabetici dopo 10 anni di malattia e nei 50 % dopo 20 anni.
-                     ALCUNI DATI
-                     - dal 5 al 15 % di tutti i diabetici subisce almeno un' amputazione nella foro vita;
-                     - dal 30 al 51% dei diabetici che hanno subito una amputazione ne subiscono una seconda entro 3-5 anni successivi.
-                     - dal 45 al 70 % di tutte le amputazioni non traumatiche agli arti inferiori sono effettuate su soggetti diabetici.
-                     Le amputazioni sono 15 volte superiori nei soggetti affetti da diabete rispetto alla popolazione generale. Il 30 % dei ricoveri ospedalieri di pazienti diabetici sono effettuati per problemi ai piedi con costi economici e sociali elevatissimi.
-                     Nelle Marche uno studio che ha preso in considerazione le amputazioni non traumatiche eseguite negli anni 1997-1998 ha evidenziato che sono state effettuate 545 amputazioni di cui oltre il 60% su pazienti diabetici, (popolazione diabetica stimata 5 % la prevalenza aumenta con età fino ai 7,5 - 8 %).
Di queste oltre il 60% erano maggiori, cioè l'amputazione era a livello della gamba e/o della coscia con evidente compromissione della qualità e della validità di vita del paziente. L'amputazione costituisce inequivocabilmente il momento finale dell'evoluzione delle lesioni ulcerative del piede.
-                     Tenendo presente che il tasso di guarigione delle ulcere varia a seconda delle statistiche dal 57 al 94% è evidente l’importanza che un adeguato trattamento delle ulcere al piede attraverso un'organizzazione capillare presso i CAD possa favorevolmente incidere nella riduzione delle amputazioni.
Un questionario proposto dal Gruppo di Studio per il Piede Diabetico della Società Italiana di Diabetologia e rivolto ai 230 responsabili dei principali Centri Diabetologici italiani ha evidenziato come l'ispezione del piede viene effettuata solo in un terzo delle strutture e limitatamente a coloro che riferiscono disturbi alle estremità inferiori. Questa limitazione, comprensibile se si pensa al numero elevatissimo dei diabetici che quotidianamente affluiscono agli ambulatori diabetologici, costituisce uno dei problemi che dovranno essere risolti se si vorrà porre in atto una autentica prevenzione in questo settore. L'esplorazione periodica dovrà infatti essere effettuata a tutti i diabetici definiti a "rischio" di lesioni ai piede indipendentemente dal fatto che accusino o meno disturbi.
Al Centro di Riferimento Regionale del piede diabetico, spetta non solo l'approfondimento dello screening di base, di tutti quei diabetici che risultino ad alto rischio, ma soprattutto il trattamento di quelle condizioni complicate che aumentano il rischio di amputazione maggiore.
-                     Per tali ragioni, tale centro di riferimento deve essere particolarmente attrezzato in termini di strutture, tecnologie ed organizzazione garantendo a questi pazienti un approccio multidisciplinare, l'unico, di dimostrata efficacia, in grado di garantire la riduzione delle amputazioni maggiori.
-                     L'IMPORTANZA DI UNA STRUTTURA MULTIDISCIPLINARE
-                     Con le altre specialità ospedaliere si apre un proficuo terreno di incontro che deve essere molto stretto, in particolare con il radiologo interventista, il chirurgo vascolare, il chirurgo generale, il fisiatra, l'anestesista, il tecnico ortopedico, l'infermiere, il fisioterapista, il podologo con i quali si dovrà formare un'equipe multidisciplinare competente ed affiatata.
-                     Il diabetologo è la figura fondamentale, di coordinamento del centro del piede diabetico e deve essere responsabile di ogni momento della strategia terapeutica adottata.
-                     Egli deve valutare la gravità della lesione in atto e determinare il grado della componente neuropatica e vascolare, inoltre deve essere in grado di attivare tutti quei percorsi diagnostico-terapeutici in grado di ridurre il rischio amputativo.
-                     Al diabetologo va delegata la decisione circa la necessità di ricovero, la responsabilità della gestione terapeutica in regime di degenza, della terapia medica generale, della terapia antibiotica, del compenso metabolico e della terapia locale della lesione ulcerativa. Inoltre, in collaborazione con il chirurgo vascolare e con il radiologo vascolare, il diabetologo deve valutare la possibilità di un intervento di correzione della vasculopatia distale.
-                     Il centro garantisce un corretto trattamento delle lesioni neuropatiche con il confezionamento di apparecchi gessati di immobilizzazione o con l'utilizzo di tutori che permettano lo scarico totale della lesione. Dopo la guarigione, il diabetologo, in collaborazione con il tecnico ortopedico, deve mettere in atto tutti quei percorsi terapeutici, come il confezionamento di plantari personalizzati o il ricorso a calzature particolari o su misura in grado di ridurre il rischio di recidiva.
Tratto da Redazione Anconainforma.it, 11 dicembre 2009