Metformina nel diabete tipo 2
L'aggiunta di metformina alla terapia insulinica nel diabete tipo 2 riduce gli eventi macrovascolari (end-point secondario), ma non l'end-point primario composto da mortalità e morbilità micro e macrovascolari.
In questo studio sono stati arruolati 390 pazienti affetti da diabete tipo 2 in trattamento con insulina. I partecipanti sono stati randomizzati all'aggiunta di placebo oppure di metformina (850 mg 1-3 volte al giorno). Il follow-up è stato di 4,3 anni e l'end-point primario era un outcome composto da mortalità e morbilità micro e macrovascolari. End-point secondari erano la mortalità e la morbilità micro e macrovascolari valutate separatamente.
In questo studio sono stati arruolati 390 pazienti affetti da diabete tipo 2 in trattamento con insulina. I partecipanti sono stati randomizzati all'aggiunta di placebo oppure di metformina (850 mg 1-3 volte al giorno). Il follow-up è stato di 4,3 anni e l'end-point primario era un outcome composto da mortalità e morbilità micro e macrovascolari. End-point secondari erano la mortalità e la morbilità micro e macrovascolari valutate separatamente.
Il trattamento con metformina è riuscito a prevenire l'aumento di peso, ha migliorato il controllo glicemico ed ha ridotto il fabbisogno di insulina. Non ha però migliorato l'end-point primario.
Tuttavia la metformina risultava associata ad una riduzione degli eventi macrovascolari (Hazard Ratio 0,61; 95%CI 0,40-0,94; p = 0,02), in parte spiegabile con la riduzione del peso corporeo. Il numero di soggetti che è necessario trattare per evitare un evento macrovascolare è stato di 16,1.
Gli autori concludono che i loro risultati giustificano l'uso della metformina (a meno che non sia controindicata) nel diabetico tipo 2 dopo l'introduzione dell'insulina.
Gli autori concludono che i loro risultati giustificano l'uso della metformina (a meno che non sia controindicata) nel diabetico tipo 2 dopo l'introduzione dell'insulina.
Fonte: Kooy A et al. Long-term Effects of Metformin on Metabolism and Microvascular and Macrovascular Disease in Patients With Type 2 Diabetes Mellitus. Arch Intern Med. 2009 Mar 23;169:616-625.
Commento di Renato Rossi
Commento di Renato Rossi
Formalmente si dovrebbe concludere che lo studio ha avuto esito negativo in quanto l'aggiunta di metformina alla terapia insulinica non ha ridotto, rispetto al placebo, l'end-point primario. Il risultato positivo sugli eventi macrovascolari, end-point secondario, pur con un valore di P = 0,02 dovrebbe essere considerato un'ipotesi da verificare con uno studio ad hoc. Tuttavia va considerato che questo risultato è in linea con quanto già si conosce dallo storico UKPDS, studio nel quale solo la metformina ha dimostrato di essere in grado di ridurre gli eventi macrovascolari associati al diabete.
Vi è da notare inoltre che lo studio ha avuto un follow-up relativamente breve se valutato nell'ottica di una malattia cronica che dura per tutta la vita, quindi non è possibile escludere che nel lungo periodo i benefici della metformina potrebbero essere maggiori di quanto rilevato.
Vi è da notare inoltre che lo studio ha avuto un follow-up relativamente breve se valutato nell'ottica di una malattia cronica che dura per tutta la vita, quindi non è possibile escludere che nel lungo periodo i benefici della metformina potrebbero essere maggiori di quanto rilevato.
D'altra parte le ultime linee guida [1] consigliano, in caso di necessità di insulina, il mantenimento della metformina e l' eventuale sospensione della sulfanilurea (dato che questo tipo di antidiabetico orale non ha una sinergia d'azione con l'insulina).
Pur con le cautele del caso, derivante dal risultato su un end-point secondario, si può essere d'accordo con le conclusioni degli autori, sperando che studi futuri possano confermare la bontà di questa impostazione.
Tratto da: pillole.org, 04 dicembre 2009