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Aumenta l’obesità in Italia. Dieta Mediterranea a rischio di estinzione

 

Quasi un italiano su due è in sovrappeso se non addirittura obeso. L’ epidemia obesità è un fenomeno globale dalle ricadute drammatiche sulla salute della popolazione. L’accumulo di grasso viscerale è il presupposto della quasi totalità delle malattie di cui oggi ci si ammala e muore. E la tanto declamata dieta Mediterranea, riconosciuta come uno dei sistemi dietetici più sani, è oggi a rischio di estinzione a causa della globalizzazione e dell’omologazione degli stili di vita.
Occorre subito un cambio di rotta nelle abitudini di vita di grandi e piccini. A voce unanime sale l’appello dei medici e dei nutrizionisti intervenuti oggi al convegno annuale ALIMENTAZIONE E SALUTE ideato e promosso da Salute/la Repubblica e organizzato da Somedia (www.alimentazione.somedia.it).
“Il subdolo meccanismo che porta all’obesità è multifattoriale con implicazioni che vanno dalla genetica, all’ambiente inteso come contesto socio-comportamentale, ma anche come fonte di inquinamento biologico - ha confermato il prof. Giovanni Spera, ordinario di medicina interna all’Università La Sapienza di Roma, responsabile regionale SIO Società Italiana Obesità - Per questo le strategie per combattere il fenomeno risultano spesso inadeguate”.
La prevenzione, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi, è rivolta a far cambiare le abitudini alimentari a tavola e gli stili di vita. La cura dei pazienti “malati” passa invece dall’uso di schemi nutrizionali corretti, trattamenti farmacologici, interventi chirurgici e riabilitazione metabolico-psico-nutrizionale.
L'obesità non si sconfigge con la sola dieta ma con un diverso e migliore stile di vita, capace di riportare equilibrio fra le "entrate" caloriche del vitto e le "uscite" del dispendio energetico.
Per mantenersi in buone condizioni di salute ciascuno di noi deve fare scelte alimentari che rispondono alle richieste energetiche del proprio fisico connesse all’età, al sesso e all’attività lavorativa e sportiva. “Scelte che riguardano l’introito calorico, la ripartizione equilibrata dei nutrimenti, la qualità e la varietà degli alimenti introdotti - ha affermato Laura De Kolitscher di AIDAP Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso.
“Il veloce incremento di obesità, malattie cardiovascolari, diabete e tumori – ha aggiunto Roberto Ciati, responsabile delle relazioni esterne scientifiche di Barilla - rappresenta oggi il principale fattore di rischio per la salute dell’uomo, nonché un enorme peso socio-economico per l’intera collettività”. Il Barilla Center for Food & Nutrition evidenzia come i modelli alimentari mediterraneo e giapponese siano i più coerenti con le linee guida sull’alimentazione. “Adottare il modello Mediterraneo – ha proseguito Ciati - significa promuovere la salute e il benessere delle persone, utilizzare proficuamente le risorse disponibili e contribuire ad un modello di sviluppo economico maggiormente sostenibile”.
“La nuova piramide della dieta mediterranea non deve essere letta dunque come una prescrizione medica come purtroppo sta avvenendo oggi con le diete - ha confermato Sandro Dernini, coordinatore CIISCAM Centro Interuniversitario di Studi sulle culture Alimentari Mediterranee - Ma è una proposta culturale alimentare, un modello di dieta sostenibile, un’eredità da lasciare alle nostre generazioni.”
Perché “Vivere senza diete" è solo in parte una provocazione. “Se escludiamo i veri malati che devono necessariamente adottare contromisure dietetiche specifiche per le loro malattie - ha affermato il nutrizionista Eugenio Del Toma past President di ADI Associazione Italiana Dietetica e Nutrizione Clinica - per i sani che vogliono fare prevenzione o contenere un incombente sovrappeso esistono poche regole più che sufficienti i cosiddetti LARN, ovvero Livelli di assunzione giornalieri raccomandati di nutrienti per la popolazione italiana”.
“Se dopo campagne e messaggi martellanti sull’importanza del controllo del proprio peso il tasso di obesità in Italia sale – ha dichiarato Giuseppe Fatati, Presidente ADI Associazione Italiana Dietetica e Nutrizione Clinica - significa che più di qualcosa non ha funzionato nella comunicazione a livello di sistema. La ricetta è forse quella di rendere più organici e coerenti i contenuti, non disperdendo la comunicazioni in mille rivoli, ma promuovendo tra aziende e autorità pubbliche un maggior coordinamento”.
La cultura del cibo buono e sano è alla base del benessere di grandi e piccini. Una corretta alimentazione sin da piccoli è in grado di prevenire e combattere l’aumento ponderale. Per questo l’educazione alimentare comincia a scuola. Alle scuole primarie, ad esempio, è rivolto il progetto “Il frantoio delle storie – come ha spiegato il prof. Giorgio Donegani dottore in scienze e tecnologie alimentari. Fiabe, storie surreali e racconti fantascientifici per insegnare ai bambini una corretta alimentazione, il consumo di cibi sani, il valore della tradizione, l’importanza di un corretto rapporto con il territorio.
Tratto da: Salute Europa, 27 novembre 2009