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Come abbattere la glicemia col bisturi: funzionano le tecniche anti-obesitā

 

La chirurgia Studi su 135mila pazienti hanno confermato l’efficacia terapeutica Tre interventi
Le tecniche sviluppate contro l’obesità sono il bypass gastrico, il bendaggio gastrico e la diversione biliopancreatica.
La cosa è cominciata in sordina pochi anni fa, sull’onda di una serendipity, di una scoperta per caso, ma ora sta prendendo corpo: è una «nuova» terapia. Negli ultimi anni mano a mano che aumentavano gli obesi propensi a rivolgersi al bisturi, si è visto comparire uno strano fenomeno: insieme ai chili di troppo svaniva anche il diabete che a questi si accompagna con grande facilità. La chirurgia migliora una malattia implacabile fino ad azzerare il bisogno di qualsiasi cura, insulina e restrizioni alimentari comprese? Sembra impossibile. Eppure... La bontà di questa strategia viene confermata da un lavoro di revisione, pubblicato sull’American journal of medicine da Henry Buchwald, esperto di chirurgia bariatrica (dal greco barùs, pesante, che riguarda l’obesità) dell’università del Minnesota che ha messo insieme i risultati pubblicati dal ‘90 al 2006 su ben 135 mila persone. Sottoposte a vari tipi di intervento per l’obesità: il bypass gastrico, il più diffuso negli Stati Uniti, in cui escludendo circa il 90 per cento dello stomaco se ne lascia una «tasca» che viene collegata all’intestino saltando il duodeno; il bendaggio gastrico, una specie di stringa che riduce a metà lo stomaco; la diversione biliopancreatica, intervento ideato nel 1976 da Nicola Scopinaro, professore di chirurgia generale all’università di Genova. L’operazione «inventa» due strade: una destinata al cibo che prevede un’ampia resezione dello stomaco e l’esclusione di buona parte dell’intestino, l’altra percorsa dalla bile e dalle secrezioni pancreatiche, indispensabili all’assorbimento dei grassi, che vengono deviate dal ciclo digestivo e riversate nel tratto terminale dell’intestino. Si viene a creare così un malassorbimento «selettivo» dei grassi, formidabile per il controllo del diabete. È quest'ultima tecnica, infatti, stando ai dati appena pubblicati, quella che garantisce a distanza di due anni il miglior controllo del diabete: al 95 per cento, contro il 70,9 del by-pass gastrico. Spiega Scopinaro, che è anche membro onorario dell’American college of Surgeons: «Se è vero che la resistenza all’azione dell’insulina è uno dei fattori che provocano il diabete e che la resistenza è dovuta in larga parte al grasso in eccesso presente nelle cellule muscolari, si capisce come la drastica riduzione nell’assorbimento dei grassi possa fare regredire la malattia. Degli oltre 400 obesi che ho operato, il 97 per cento non ha bisogno di alcuna terapia per il diabete. E per molti l’intervento risale a vent’anni fa». Ma c’è un’altra azione del bisturi, che nessuno ha capito per un po’e che ora si sta studiando con attenzione: questi interventi di rimaneggiamento dello stomaco stimolano la produzione delle incretine, ormoni intestinali con effetti benefici sul pancreas: ne migliorano la funzione e riducono il fenomeno della apoptosi, cioè della morte cellulare delle cellule beta, quelle che producono l’insulina. A chiarire ulteriormente questi meccanismi lavora sul topo anche Francesco Rubino che dirige il centro di chirurgia metabolica al Presbyterian Hospital/Weill Cornell College di New York dove ha avviato il reclutamento di diabetici non obesi sui quali tentare la strategia chirurgica. Con un intervento messo a punto da lui, il by-pass duodenale che, lasciando in pace lo stomaco, esclude il duodeno e una piccola parte dell’intestino. Rubino a Roma, prima di trasferirsi negli Stati Uniti, aveva operato cinque persone di peso normale con questa nuova tecnica. «A distanza di due anni dall’intervento, i pazienti stanno bene. Vediamo che cosa succede con quelli che sto reclutando qui a New York e che verranno operati o con il by-pass tradizionale o con la mia nuova tecnica. In questo momento negli Stati Uniti sono in corso anche altri studi, alla Cleveland Clinic Foundation, all’università del Minnesota, e alla Columbia university» precisa il chirurgo. Anche Scopinaro ha esteso la sua metodica ai diabetici senza chili in eccesso: «Ho operato venti persone, età media 57 anni, lievemente sovrappeso, con un indice di massa corporea fra 25 e 30, e i risultati sono ottimi. Non hanno più bisogno di farmaci, né di restrizioni dietetiche». I diabetologi, come era ovvio prevedere, storcono il naso. «Ha senso ottenere un controllo della glicemia e ritrovarsi poi una serie di disturbi legati al malassorbimento? - chiede la dottoressa Renata Ghelardi, del centro antidiabetico dell’ospedale di Melegnano - . L’osteoporosi e l’anemia non sono una passeggiata».
Corriere della Sera, Porciani Franca, 8 marzo 2009