5permille
5x1000
A te non costa nulla, per noi č importante!
C.F. 98152160176

Carta del rischio vascolare

 

Negli uomini aumentano obesità e sindrome metabolica mentre si riduce l'abitudine al fumo. Il rischio cardiovascolare raddoppia quando il livello socio-economico è più basso. Sono questi alcuni dei nuovi dati epidemiologici relativi alle malattie cardiovascolari che saranno presentati il 14 e 15 aprile 2010 nell'ambito della IV Conferenza Nazionale sulla Prevenzione Cardiovascolare in Italia. L'iniziativa nasce dall'accordo di collaborazione promosso da ANMCO-HCF e Istituto Superiore di Sanità.
L'aggiornamento della carta del rischio è stato reso possibile grazie all'inclusione nel data-base del Progetto CUORE della coorte dell'Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare arruolata nel 1998. Ciò ha permesso di raggiungere la numerosità di 10233 uomini e 15895 donne di età compresa fra 35 e 74 anni, sui quali sono stati raccolti e validati 932 eventi coronarici (233 fatali) e 471 cerebrovascolari (152 fatali) occorsi in un tempo mediano di 10 anni. L'aggiornamento della carta contiene un quinquennio in più (70-74 anni) rispetto alla precedente effettuata nel 2003.
Dai dati emerge che negli uomini aumentano in modo significativo obesità (dal 19% al 25%) e sindrome metabolica (dal 24 al 28%), si riduce fortunatamente l'abitudine al fumo (dal 31% al 24%); nelle donne l'obesità (24%), sindrome metabolica (22%) e diabete (8%) rimangono praticamente invariate, comunque erano già elevate nel 1998. Un dato interessante è che queste variazioni riguardano in modo particolare il livello socio-economico più basso, dove si raddoppiano i valori della prevalenza di diabete (16% nel livello socio-economico più basso, 6% nel livello socio-economico più elevato), sindrome metabolica (33% nel livello socio-economico più basso, 17% nel livello socioeconomico più elevato), obesità (32% nel livello socio-economico più basso rispetto al 19% nel livello socio-economico più alto) la prevalenza di ipertesi non trattati rimane alta (24% contro il 18%) e l'abitudine al fumo rimane elevata (23%).
Tratto da: Sanità News, 15 aprile 2010