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Diabete, in Italia a soffrirne sono 5 milioni di persone

Ma una su quattro ancora non lo sa. Il vademecum per convivere serenamente con la malattia
A soffrire della condizione in Italia sono circa 5 milioni di persone, ovvero un italiano su 12, ma una persona su 4 ancora non lo sa e rappresenta il cosiddetto “sommerso”, ovvero l'insieme degli individui che soffre della condizione, pur non sapendo di soffrirne. I dati arrivano dalla Sid, la Società italiana di diabetologia, che spiega anche che negli ultimi 25 anni le persone con diabete nel nostro Paese sono più che raddoppiate e che se il tasso di crescita continua seguendo questo trend entro il 2040 le persone con diabete in Italia diventeranno 10 milioni, ovvero una su 6, raddoppiando le attuali cifre.
In occasione della Giornata mondiale sul diabete 2014, la Sid ha messo a punto un vademecum di cose da ricordare per tenere a bada la patologia e, allo stesso tempo, vivere sereni.
Tanto per iniziare, è bene ricordare che il diabete non impedisce di condurre una vita normale - spiegano dalla Sid - ma, allo stesso tempo, non può essere considerato un semplice fastidio o una malattia banale. È una malattia potenzialmente grave che richiede grande consapevolezza e massima applicazione.
Alimentazione, peso forma e movimento fisico - Quanto all'alimentazione, gli esperti Sid sottolineano che non esistono alimenti vietati alla persona con diabete. I cibi e le bevande che contengono zucchero, ad esempio, possono far salire molto la glicemia, ma piccole quantità non sono tassativamente vietate. Per il buon compenso del diabete, poi, è bene tenere sotto controllo il peso corporeo, ma per rimanere (o ritrovare) il peso forma non serve adottare diete drastiche (o strane), impossibili da seguire per tutta la vita, spiegano dalla Sid: meglio seguire una dieta ragionevole che si basi su pochi accorgimenti da applicare con regolarità (un po' meno pasta, un po' meno pane, pesce e legumi come alternativa alla carne, poco formaggio e pochi salumi, molta verdura, frutta sempre, pochissimi dolci, un bicchiere di buon vino). Quanto all'attività fisica, ne basta poca, ma l'importante è che venga svolta tutti i giorni: camminare mezz'ora, un'ora, meglio se a passo un po' rapido (ma va bene anche piano: l'importante è muoversi).
I piedi - Particolare attenzione deve essere dedicata ai piedi, “tallone d'Achille” della persona con diabete. Possono essere fonte di problemi molto grandi. Per questo bisogna avere molta cura dei piedi e se compaiono lesioni, anche minime, è bene rivolgersi subito a personale sanitario (medici, infermieri, podologi) con specifica competenza per questi problemi. Il 'fai da tè con i problemi dei piedi è pericolosissimo.
Medicine, autocontrollo della glicemia, esamio medici - Quanto ai farmaci, vanno assunti con regolarità e al momento giusto. Saltarli o prenderli nei modi e nei tempi sbagliati significa darla vinta al diabete. Tutte le persone con diabete è bene che imparino a controllarsi la glicemia: le misurazioni vanno fatte in momenti diversi della giornata - a casa o fuori - secondo quanto consigliato dal medico, e vanno registrate e mostrate a chi cura il diabete. I controlli, poi, non vanno trascurati, altrimenti possono insorgere problemi, anche molto gravi: per tenere sotto controllo il diabete e le sue complicanze è bene controllare periodicamente esami di laboratorio (per esempio emoglobina glicata) e strumentali (per esempio elettrocardiogramma).
Un lavoro di squadra - Il diabete non può essere curato da un solo medico, ma richiede il lavoro di una grande squadra, e il capitano della squadra è la persona con il diabete. Anche se il capitano della squadra è la persona con diabete, da soli non si può vincere la partita: è bene quindi consultare spesso il medico di famiglia e il team diabetologico (medico, infermiere e dietista, ma può, a seconda dei casi, allargarsi ad altri specialisti). Tenendo presente che le visite dedicate al diabete, incluse quelle dal medico di famiglia, possono andare da un minimo di 3-4 a un massimo di 8-10 volte all’anno.
Tratto da: Il Sole 24 Ore, 21 novembre 2014