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Fitness, rischia di più chi è magro con la pancia di chi è obeso. Ecco perché...

L'aumento di grasso in sede intra-addominale è il primo passo verso l’iperinsulinemia, anticamera di ipertensione arteriosa e cardiopatia ischemica, contribuendo così all’esordio precoce del diabete e a complicazioni cardiovascolari. Importante l'esercizio fisico.

Chi l’avrebbe mai detto! Eppure i risultati della ricerca americana della Mayo Clinic di Rochester, pubblicata sulla rivista Annals of Internal Medicine, non lasciano alcun margine di dubbio. Entrambi i sessi normopeso, o addirittura magri, ma con quella che viene definita "obesità centrale", cioè l’eccesso di grasso addominale, hanno maggiori probabilità di morire per una patologia cardiovascolare rispetto a chi presenta lo stesso Indice di massa corporea (Imc), ma senza una significativa presenza di pancia. Più precisamente, negli uomini il rischio di mortalità è addirittura doppio rispetto a chi è obeso o sovrappeso, ma con il grasso distribuito su tutto il corpo.

Distribuzione del grasso — L’importanza della distribuzione del grasso. Lo studio, condotto su oltre 15mila persone di età compresa tra i 18 e i 90 anni, seguite per un periodo di circa 14 anni, oltre all’Indice di massa corporea, ha valutato il rapporto vita-fianchi, una misura che indica proprio la quantità di grasso che va a depositarsi sul solo ventre. Da tenere presente che la soglia d’allarme è di almeno 0,85 centimetri per le donne e 0,90 per gli uomini. Ma perché la distribuzione della ‘ciccia’ è così importante? Lo è perché numerosissimi studi hanno dimostrato che l’aumento di grasso in sede intra-addominale è il primo passo verso l’iperinsulinemia, una patologia che si caratterizza per gli alti livelli di insulina nel sangue. Ed è noto come questa condizione sia l’anticamera della sindrome metabolica (insulino-resistenza, obesità, alterazione del metabolismo lipidico, ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica), contribuendo così all’esordio precoce del diabete e alla sua progressione e, inoltre, concorrendo alla comparsa di altre numerose condizioni patologiche associate, che si traducono in severe complicazioni cardiovascolari. Terapie farmacologiche, un regime alimentare equilibrato e un’attività fisica programmata e costante hanno l’effetto di abbassare i livelli di iperinsulinemia, ma è bene sapere che i danni provocati da questa alterazione sono progressivi: se non si eliminano le cause che la provocano progredisce, favorendo l’insorgere della sindrome metabolica.

Esercizio fisico — L'esercizio fisico è la migliore arma contro la sindrome metabolica. Le cause principali di questa patologia sono da ricercarsi soprattutto in stili di vita errati: alimentazione scorretta, abuso di alcol, fumo, ma soprattutto sedentarietà. L’attività motoria, in genere, è collegata al miglioramento della qualità della vita di ogni individuo, e il movimento o la sua assenza, come spesso purtroppo accade, incidono fortemente e per tutta la vita non solo sull’aspetto fisico, ma anche sulla salute dell’organismo. Ebbene, il migliore modo per curare la sindrome metabolica consiste proprio nell’aumentare il proprio livello di attività fisica, riducendo contemporaneamente il peso corporeo. Non è necessario dedicarsi a tutti i costi a un’attività sportiva strutturata. E’, infatti, sufficiente praticare un’attività motoria, come una passeggiata col cane, salire le scale evitando l’ascensore, andare al lavoro in bicicletta, almeno quattro volte a settimana, per circa50 – 60 minuti, senza fare troppe interruzioni.

I benefici — I principali benefici dell'attività fisica applicata alla cura della iperinsulinemia e della sindrome metabolica sono: la prevenzione delle malattie cardiovascolari; l’induzione di un profilo lipidico meno predisposto a formare placche nelle arterie; l’abbassamento della pressione arteriosa; la riduzione dei livelli di trigliceridi; l’aumento del colesterolo ‘buono’ (HDL) a scapito di quello ‘cattivo’ (LDL); la concreta agevolazione nella perdita del peso in eccesso. Più specificatamente, proprio grazie ai benefici appena illustrati, l’esercizio fisico aiuta a prevenire il Diabete Tipo II, aumentando la sensibilità all'insulina e il controllo glicemico, grazie al superiore flusso sanguigno che arriva ai tessuti insulino sensibili; incrementa la quantità di fibre muscolari di tipo I, dette anche rosse, quelle che corrispondono al muscolo striato o volontario; riduce il grasso totale, soprattutto quello addominale; contribuisce a ritrovare il peso forma.

Tratto da: gazzetta.it, Mabel Bocchi, 23 gennaio 2016