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I raggi fotonici della Nasa in aiuto di diabetici e ustionati

Le prime applicazioni negli ambulatori del San Giovanni Antica Sede

Dalla Stazione Spaziale Internazionale agli ambulatori di diabetologia della Città della Salute. I led della Nasa si mettono per la prima volta al servizio della medicina, nella sperimentazione del dottor Alberto Bruno e del Politecnico di Torino contro le ulcere dei diabetici. Una conseguenza che può portare all’amputazione, per cui ora si ha una speranza in più: una lampada fotonica che riattiva le cellule danneggiate, innescando la guarigione spontanea.

Come il Sole

I primi benefici della terapia a led li ha registrati il National Space Biomedical Research Program sugli astronauti che hanno preso parte al progetto «Veggie» del Kennedy Space Center. Per crescere, le piante coltivate nello spazio vengono illuminate con queste luci che simulano i cicli solari. E gli scienziati hanno scoperto che a goderne dei benefici sono anche gli astronauti che ne vengono in contatto. «L’elioterapia è una delle cure più antiche ed efficaci contro molte patologie», afferma il dottor Bruno, specializzato nella gestione delle complicanze del diabete, «e con questo macchinario riusciamo a condensare una giornata di sole in dieci minuti, indirizzando i raggi dove più ce n’è bisogno, ovvero direttamente sulle ulcere, stimolando la riattivazione cellulare». La sperimentazione è iniziata a gennaio: «Sapevamo che non poteva far male - lo stesso macchinario viene utilizzato nei centri estetici per contrastare gli inestetismi della pelle - ma nessuno finora aveva tentato l’approccio medico».

Prova matematica

A dare validità allo studio, in cui al momento sono coinvolti sei pazienti, sono i calcoli del Biolab d’ingegneria biomedica del Politecnico di Torino, diretto dal professor Filippo Molinaro. Prima e dopo l’esposizione ai led, i pazienti vengono sottoposti ai raggi infrarossi del Nirs (altra tecnologia solitamente impiegata nelle ricerche astronomiche), che misura l’ossigenazione e le variazioni di emoglobina nell’area trattata. «Questi due dati sono indispensabili per fornire elementi certi sull’efficacia della terapia - commenta Bruno -. Nel piede del diabetico, il miglioramento di un’ulcera è spesso un dato molto soggettivo. Con i primi risultati registrati dal Politecnico, invece, possiamo dire che i raggi fotonici hanno un’azione positiva sulle ulcere, perché incrementano l’emoglobina ossigenata, ma soprattutto rendono più veloce il metabolismo delle cellule danneggiate, stimolando e velocizzando il processo di guarigione».

Contro le amputazioni

La sperimentazione si sta svolgendo negli ambulatori del San Giovanni Antica Sede, l’ospedale della Città della Salute di via Cavour 31. «Abbiamo scelto pazienti con ulcere che si protraggono da molto tempo. Si tratta di diabetici in cura da anni, a cui tenere sotto controllo la glicemia non è bastato per evitare complicanze. A nessuno abbiamo interrotto la terapia tradizionale, ma contrariamente a prima i miglioramenti si vedono a occhio nudo. E pensare che abbiamo iniziato solo da un mese, con tre trattamenti la settimana: sarebbe ancora più efficace se venisse eseguito tutti i giorni». I costi, poi, sono contenuti: la prestazione ambulatoriale per il paziente è gratuita; la macchina fotonica è in comodato d’uso e i led hanno un consumo di corrente ridotto. «Dimostrandone l’efficacia, potremo diffonderne l’utilizzo in tutta Italia, offrendo per la prima volta una soluzione efficace e veloce». Le ulcere del piede e della gamba rappresentano per i pazienti diabetici «una delle complicazioni più fastidiose. Determinano un danno neuro-vascolare e se arriva infezione, c’è il rischio amputazione. Ben oltre il 50% degli amputati sono infatti diabetici. Poi il costo sociale sulla sanità pubblica è in continuo aumento: ad avere il diabete sono duecentomila piemontesi e il 15% di loro sviluppa ulcere», conclude.

Tratto da: La Stampa, 07 febbraio 2016