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Studio Interstroke: l'ipertensione č il principale fattore di rischio prevenibile per l'ictus

L'ipertensione resta il fattore di rischio modificabile più importante per l'ictus e, assieme ad altri nove, rende conto del 90% degli eventi acuti globali, secondo le conclusioni pubblicate su The Lancet dello studio Interstroke cui hanno preso parte quasi 27.000 persone in tutto il mondo. «Dei dieci fattori di rischio analizzati, il ruolo di ciascuno varia da regione a regione» esordisce il coautore Martin O'Donnell del Population Health Research Institute alla McMaster University di Hamilton in Canada, ricordando che l'ictus resta una delle principali cause di morte e disabilità con due principali tipi: la variante ischemica, a genesi tromboembolica, che rappresenta l'85% dei casi, e la forma emorragica che rappresenta il restante 15%.

«La prevenzione deve essere basata su una chiara comprensione delle principali cause di ictus» scrivono gli autori, che avevano già pubblicato i risultati preliminari di Interstroke individuando 10 fattori di rischio modificabili per l'ictus in 6.000 partecipanti di 22 paesi. «I dati definitivi comprendono altre 20.000 persone provenienti da 32 paesi in Europa, Asia, America, Africa e Australia» spiegano O'Donnell e colleghi, il cui scopo era individuare i principali fattori di rischio per ictus in varie popolazioni, giovani e vecchi, uomini e donne. E le conclusioni dello studio confermano il ruolo chiave di dieci fattori di rischio modificabili, che presi assieme sono responsabili del 90% dei casi di ictus in tutto il mondo tra anziani e meno anziani, femmine e maschi. Il più importante è l'ipertensione in tutte le regioni, confermando che il controllo pressorio è l'obiettivo chiave nella strategia preventiva globale dell'ictus. Al secondo posto viene l'inattività fisica, seguita da cattiva alimentazione, obesità, fumo, cardiopatie tra cui la fibrillazione atriale, diabete, alcol, stress ed elevati livelli di apolipoproteine, che secondo gli autori sono un indicatore migliore del rischio di ictus rispetto al colesterolo totale. «Molti dei fattori di rischio compresi nella lista sono spesso associati tra loro, come per esempio obesità e diabete» ricordano i ricercatori, sottolineando che l'importanza di alcuni varia da regione a regione.

Per fare qualche esempio, il ruolo dell'ipertensione è minore in Europa Occidentale, America del Nord e Australia e maggiore nel Sud-Est asiatico, mentre l'assunzione di alcol è più significativa in Africa e Asia meridionale rispetto all'Europa occidentale, al Nord America e all'Australia. E in un editoriale di commento Valery Feigin, del National Institute for Stroke and Applied Neurosciences all'University of Technology di Auckland in Nuova Zelanda, osserva: «Sono tre i messaggi chiave di Interstroke: il primo è che l'ictus è una malattia altamente prevenibile a livello globale, a prescindere dall'età, dal genere e dall'etnia delle persone; il secondo è la diversa importanza dei fattori di rischio nel mondo, scenario che richiede strategie preventive differenti a seconda dei paesi; il terzo è che servono ulteriori studi sui fattori di rischio di ictus presenti nelle zone e nei gruppi etnici non inclusi in Interstroke».

The Lancet 2016. doi: 10.1016/S0140-6736(16)30506-2

http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)30506-2/abstract

The Lancet 2016. doi: 10.1016/S0140-6736(16)30679-1

http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)30679-1/abstract

Tratto da: Doctor33, 29 luglio 2016