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Tumore pancreas, nel 2016 oltre 13.000 diagnosi. Aiom: importante prevenzione primaria

A fronte di un progressivo incremento della sua prevalenza, tanto che nel 2020 sarà la seconda causa di morte per tumore in Europa, solo in questi ultimissimi anni la sopravvivenza nel tumore del pancreas ha presentato una minima tendenza all'aumento. «Negli ultimi 5 anni abbiamo registrato un incremento del 18%, 2500 diagnosi in più all'anno - puntualizza Carmine Pinto, Presidente Nazionale Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -: dalle 11000 diagnosi del 2011 siamo passati alle 13500 circa previste nel 2016, ma la criticità maggiore è che si tratta di un tumore per cui negli ultimi vent'anni abbiamo migliorato poco la sopravvivenza». Le maggiori possibilità di successo si hanno ovviamente nei tumori diagnosticati a uno stadio molto iniziale, cosa che però in Italia si stima si verifichi solo nel 7% dei casi. Per sensibilizzare l'opinione pubblica e le Istituzioni, l'Aiom ha deciso di aderire alla Terza Giornata Mondiale sul Tumore del Pancreas, un evento internazionale in programma il prossimo 17 novembre, promosso da oltre 50 associazioni di pazienti, medici e semplici cittadini di 20 Paesi. Sono diversi i fattori chiamati in causa per spiegare l'aumento di frequenza del tumore.

«Vi sono problematiche dietetiche, legate al consumo di grassi, alla quantità di zuccheri presenti nella dieta o allo scarso movimento, anche se chiaramente dobbiamo ancora conoscere molto da questo punto di vista" ribadisce il presidente Aiom. Si stima per esempio che l'obesità comporti un aumento del 12 % del rischio di sviluppare questa neoplasia. «Come AIOM abbiamo cercato di fare informazione - dice Pinto -; abbiamo anche cercato di sollecitare soprattutto l'attenzione ai primi sintomi: un diabete che compare all'improvviso in un malato che magari non ha una familiarità per questa patologia, un dolore a sbarra, l'emissione di feci estremamente grasse in alcuni periodi. Si tratta di sintomi abbastanza vaghi, motivo per cui in più del 80% dei casi il tumore viene diagnosticato in una fase in cui non è operabile. Ovviamente il primo filtro deve essere come sempre il medico di medicina generale».

La sopravvivenza a 5 anni rimane bassa, anche se più alta rispetto agli altri Paesi europei. "È del 7,2%, rispetto al 6,9 della media europea, molto più elevata rispetto a quella dei Paesi del Nord Europa dove la percentuale di pazienti sopravviventi a 5 anni è del 4,8% - puntualizza Evaristo Maiello, Presidente del Gruppo Oncologico Italia Meridionale Goim -, dati relativamente buoni ma sicuramente migliorabili". Un miglioramento che può venire da un lato dall'ottimizzazione degli aspetti organizzativi, dall'altra dalla terapia. «È assolutamente indispensabile avere delle chirurgie con un elevato volume - aggiunge Maiello -. Ci vuole un team dedicato e non solo per le forme operabili radicalmente, ma anche per le forme localmente avanzate dove oltre al chirurgo, che può intervenire in un secondo momento, abbiamo delle terapie che in questo momento ci consentono più che in passato di portare una piccola quota di pazienti al tavolo operatorio successivamente».

Qualche spiraglio sembra dunque aprirsi anche sul fronte dei farmaci. «Chi vive sul campo questa realtà vede che qualcosa sta cambiando - prosegue l'oncologo -, tanto che abbiamo intenzione di rivedere la storia naturale del tumore del pancreas grazie a uno studio promosso insieme a Celgene che andrà a raccogliere 1000 pazienti - non a caso si chiamerà Garibaldi - per vedere l'impatto attuale delle nuove terapie sulla pratica clinica italiana, un impatto che è stato sicuramente modificato dall'arrivo di nab-paclitaxel, un farmaco che sfrutta le nanotecnologie e che è in grado di arrivare non solo all'interno della cellula, ma di agire sulla matrice extracellulare, la componente più importante del tumore pancreatico».

Tratto da: Doctor33, Franco Marchetti, 17 novembre 2016