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C.F. 98152160176

Quale strategia terapeutica contro l’ipertensione resistente?

Lo studio PATHWAY-2 ci mostra la via!

Nei pazienti con ipertensione resistente resta da definire quale sia il trattamento farmacologico ottimale. In considerazione di ciò, lo scopo di questo lavoro era quello di testare l’ipotesi che l’ipertensione resistente fosse causata più frequentemente da un’eccessiva ritenzione di sodio e che, pertanto, lo spironolattone fosse più efficace di altri farmaci non diuretici in aggiunta alla terapia di base nel ridurre i valori pressori. In questo studio in doppio cieco, controllato vs placebo e cross-over sono stati arruolati pazienti di età compresa tra 18 e 79 anni, provenienti da 12 centri di cure secondarie e 2 centri di cure primarie del Regno Unito, con valori di pressione arteriosa sistolica clinica ≥ 140 mmHg (o ≥ 135 mmHg se diabetici) o domiciliare ≥ 130 mmHg (sulla base di 18 misurazioni in 4 giorni), malgrado terapia antipertensiva di combinazione con tre farmaci alla dose massima tollerata per 3 mesi. I pazienti sono stati randomizzati a ruotare attraverso quattro cicli di trattamento di 12 settimane ciascuno con spironolattone (25-50 mg/ die), bisoprololo (5-10 mg/die), doxazosina (4-8 mg/die a rilascio modificato) e placebo, in aggiunta alla terapia antipertensiva di base. La randomizzazione è stata eseguita attraverso un sistema computerizzato centrale e tanto i ricercatori quanto i pazienti non erano a conoscenza del farmaco prescritto e della sequenza di somministrazione. Per ciascun ciclo, il dosaggio è stato raddoppiato dopo 6 settimane di trattamento. La sequenza gerarchica per l’analisi dell’endpoint primario era costituita dalla differenza dei valori medi di pressione arteriosa sistolica misurata al domicilio tra spironolattone e placebo, seguita (in caso di significatività) da quella tra spironolattone e la media degli altri due farmaci attivi e tra spironolattone e ciascuno degli altri due farmaci attivi singolarmente. L’analisi è stata condotta secondo il principio intention-to-treat. Tra il 15 maggio 2009 e l’8 luglio 2014 sono stati screenati 436 pazienti e ne sono stati randomizzati 335. Dopo l’esclusione di 21 pazienti, 285 hanno ricevuto spironolattone, 282 doxazosina, 285 bisoprololo e 274 placebo; 230 pazienti hanno completato tutti i cicli di trattamento.  Dalle analisi è emerso che il trattamento con spironolattone induceva una riduzione media della pressione arteriosa sistolica automisurata a domicilio superiore a quella ottenuta con placebo (-8.70 mmHg [IC 95% da -9.72 a -7.69]; p6.0 mmol/l in 6 dei 285 pazienti trattati con spironolattone. In conclusione, lo spironolattone in aggiunta alla terapia antipertensiva di base si è dimostrato il farmaco più efficace nel trattamento dell’ipertensione resistente e la sua superiorità suggerisce che la ritenzione di sodio abbia un ruolo primario nel determinare tale condizione.

Fonte: Davide Bolignano - G Ital Cardiol 2016;17(12):951-953.

Tratto da: Cardiolink, 13 gennaio 2017