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I malati di diabete non sono tutti uguali, arriva terapia su misura per il singolo paziente

Studio sui ‘segreti’ delle persone naturalmente immuni

Il diabete non è un’unica malattia che colpisce tutti allo stesso modo: vi sono persone più predisposte e altre che non si ammalano - pur presentando tutti i fattori di rischio tipici della malattia (ad esempio obesità): al Policlinico Gemelli di Roma è ‘caccia aperta’ ai meccanismi protettivi naturali contro la malattia da cui partire per sviluppare nuove terapie anti-diabete sempre più personalizzate, spiegano all’ospedale romano in occasione della Giornata per la Ricerca dedicata alla medicina personalizzata.

In Italia il diabete colpisce circa 5 milioni di persone.

Tutti i pazienti sono accumunati da iperglicemia e nella visione classica del trattamento, l’obiettivo principale è abbassare i livelli di glucosio nel sangue con i farmaci ipoglicemizzanti e l’insulina. Ma il diabete è una malattia complessa e multifattoriale e la vera sfida è disegnare un trattamento individualizzato per ciascun paziente, sulla base di diversi fattori e di eventuali predisposizioni genetiche, un trattamento che tenga conto anche del a rischio di complicanze che non è uguale per tutti. In studi condotti presso l’Università Cattolica si è visto ad esempio che non tutte le persone con insulino-resistenza, anche grave, sviluppano diabete e che meccanismi ben precisi proteggono questi soggetti che si possono in un certo senso definire “immuni” alla malattia. Attraverso sofisticate tecniche (per esempio analisi di proteomica e del Dna), si cerca di individuare i meccanismi che sono alla base della loro “immunità” al diabete, al fine di identificare nuovi e più specifici target terapeutici. In altre parole, piuttosto che perseguire strategie di generica prevenzione del diabete, gli studi dei ricercatori della Cattolica e dai clinici del Gemelli sono volti a identificare specifici meccanismi protettivi presenti solo in alcune persone. Una volta identificati, potranno essere utilizzati anche sulle persone a rischio o già malate perché prive di questa naturale protezione.

Tratto da: ANSA Canale Salute, 28 maggio 2017