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Quanto abbassare la pressione arteriosa? Una meta-analisi ci aiuta a decidere

Il target ottimale per il paziente iperteso è ancora oggetto di discussione. Il recente studio SPRINT ha mostrato significativi benefici di un obiettivo di PAS <120 mm Hg, anche se con un aumento di effetti collaterali e con una metodica di misurazione che sottostima i reali valori del paziente. In questa meta-analisi sono stati individuati diversi target di pressione sistolica:

1) <160 mm Hg

2) <150 mm Hg

3) <140 mm Hg

4) <130 mm Hg

5) <120 mm Hg

Sono stati analizzati: ictus, infarto miocardico, morte, morte cardiovascolare, insufficienza cardiaca e sicurezza. Diciassette studi hanno arruolato 55.163 pazienti con 204.103 pazienti anni di follow-up. Vi è stata una significativa diminuzione dello stroke (RR=0,54; intervallo di confidenza 95% 0,29-1,00) e di infarto miocardico (RR=0,68; 95% CI, 0,47-1,00) quando il target era una pressione arteriosa sistolica <120 mm Hg (vs <160 mm Hg). L'analisi di sensibilità con BP ottenuta ha mostrato un aumento del 72%, 97% e 227% con BP sistolica <140 mm Hg, <150 mm Hg e <160 mm, rispetto a BP sistolico <120 mm Hg. Non c'era differenza di mortalità totale, di mortalità cardiovascolare o di insufficienza cardiaca. Tuttavia, la stima puntuale ha favorito gli obiettivi BP inferiori (<120 mm Hg, <130 mm Hg) rispetto agli obiettivi BP più elevati (<140 mm Hg o <150 mm Hg). Da segnalare un significativo aumento di gravi effetti avversi con BP sistolica <120 mm Hg vs <150 mm Hg (RR 1.83; 95% CI, 1,05-3,20) o vs <140 mm Hg (RR 2,12; 95% CI, 1,46-3,08). Combinando efficacia e sicurezza un target BP sistolico <130 mm Hg è risultato quello ottimale. Commento. Un target di 130 mmHg è verosimilmente ottimale nella popolazione studiata, tenendo però sempre in considerazione le modalità di misurazione e considerando che 130 mmHg di un trial con misurazioni pressorie molto accurate (tempo di attesa, tranquillità dell’ambiente etc etc) corrispondono verosimilmente a valori più elevati nella pratica clinica.

Fonte: Bangalore S et al: Am J Med. 2017 Jun; 130(6):707-719.e8.

Tratto da: Cardiolink, 30 agosto 2017