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Non solo dolci contro il diabete abbatti il sale

Frutta, verdura, cereali. Il taglio ai grassi saturi. Ma anche al sodio. Gli scienziati riscrivono le regole per prevenire la malattia metabolica col menù. E limitare i farmaci. In primis buttando giù la pancia.

Tre nemici giurati. E sono proprio loro a esporre al rischio di ammalarsi di diabete. Tutti e tre i fattori però - ed è certamente una buona notizia - sono potenzialmente modificabili: sovrappeso e sindrome metabolica, consumo di grassi saturi e di sale. Anche perché poi ce ne sono altri contro i quali c’è poco da fare: la familiarità (se i genitori o un fratello/sorella sono malati il rischio aumenta), o - per le donne - la sindrome dell’ovaio policistico, che provoca una marcata insulinoresistenza.

Dietro il nome moderno di sindrome metabolica si nascondono in realtà tante cose insieme: obesità addominale, la più rischiosa, perché il grasso si infiltra tra gli organi, e persino dentro gli organi, come il fegato, ma anche pressione arteriosa e trigliceridi alti, colesterolo buono basso (Hdl), glicemia sopra 100. Tre di questi valori fuori scala decretano la malattia, appunto la sindrome metabolica. Che potrebbe essere scongiurata con uno stile di vita sano: niente fumo, peso nella norma, almeno 30 minuti di passo veloce ogni giorno, in modo che il cuore lavori al 70 per cento del massimo sforzo.

E, soprattutto, una dieta sana. Con fibre e prodotti integrali, quindi tanta frutta e verdura, legumi, cereali preferibilmente non raffinati. E poi olio extravergine, il migliore, e gli omega 3 del pesce. La dieta mediterranea, sempre lei. Nelle porzioni che erano quelle dei nostri nonni, che mangiavano meno e si muovevano molto di più. Mentre noi diventiamo sempre più pesanti, in sovrappeso o addirittura obesi, bambini compresi. Eppure una soluzione ci sarebbe: seguire il regime alimentare mediterraneo e - se si è in sovrappeso - ridurre semplicemente le porzioni. E questo vale non solo per chi è semplicemente a rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2, ma anche per chi la malattia ce l’ha già.

«Non c’è regime alimentare migliore di quello mediterraneo - sottolinea Giorgio Sesti, presidente della Sid, la società italiana di diabetologia - anche per perdere peso. Le diete drastiche non servono, è sufficiente tagliare 4-500 calorie al giorno per ottenere un calo lento, da raggiungere in poco più di un anno. E avere chance maggiori di non riguadagnare i chili perduti. Cosa quasi scontata con le diete ultrarapide. Che poi si debba seguire il regime alimentare mediterraneo è scontato: è adattissimo al diabetico perché non ha troppi zuccheri semplici, ma ha invece quelli complessi che hanno anche fibra, come frutta e verdura o i legumi, che hanno indice glicemico basso. Bisogna soltanto limitare le patate e frutti molto zuccherini come uva, banane e fichi». Importante poi che il grasso prevalente sia l’olio extravergine, monoinsaturo. Che aiuta a migliorare sia il metabolismo dei lipidi che quello del glucosio.

«I nemici sono i grassi saturi continua Sesti - non solo l’olio di palma, certamente dannoso, ma tutti i grassi saturi, come quelli di carne, insaccati, maiale. Perché fanno aumentare il grasso lì dove non dovrebbe starci, nei muscoli e nel fegato, provocando steatosi epatica». Ma non solo. Al recente congresso di Lisbona dell’Easd, la società europea per lo studio del diabete, uno studio (Karolinska Institute di Stoccolma e altri scienziati svedesi e finlandesi) ha posto l’attenzione anche sul sale. Mangiarne troppo - come facciamo noi italiani, in buona compagnia - non fa male soltanto alla pressione. Ma è associato ad un rischio più alto di sviluppare diabete di tipo 2 e il Lada, un diabete di tipo autoimmune negli adulti. Il team di scienziati - che ha utilizzato i dati di 355 pazienti con Lada e 1136 con diabete 2, dopo averli aggiustati per età, sesso e abitudini alimentari - ha dimostrato come per ogni 2.5 grammi extra di sale consumato al giorno rispetto al limite il rischio aumentasse del 43% per il diabete di tipo 2 e addirittura del 73% per il Lada.

Ma che c’entra il sale con il diabete? «Il meccanismo biologico è abbastanza complesso - spiega Sesti - ma il sale non solo crea disfunzioni all’endotelio, che riveste tutti i nostri organi, ma danneggia i vasi e ostacola la vascolarizzazione dei muscoli. E c’è un legame specifico tra funzione endoteliale adeguata e produzione di insulina, che smaltisce il glucosio. E poiché l’insulina induce anche la produzione di ossido nitrico, che ci protegge da aterosclerosi e patologie cardiovascolari, ne deriva che se la funzione endoteliale è compromessa tutto il sistema si inceppa, e si crea insulinoresistenza. Con un rischio maggiore di ammalarsi di diabete».

Tratto da: La Repubblica Salute, Elvira Naselli, 13 ottobre 2017