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Un nuovo modo per valutare la disabilitā

 

IL PROGETTO. Per renderlo operativo serve una legge
Sperimentato in sette regioni e nella provincia di Bolzano un protocollo basato sul modello Icf, che tiene conto dei bisogni della persona e delle variabili ambientali
MILANO – Un nuovo protocollo per valutare la disabilità in base al modello Icf (classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute), introdotto dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 2001 per tener conto dei bisogni della persona e dei cosiddetti fattori ambientali che possono limitare i suoi diritti. Lo hanno sperimentato per tre anni la provincia autonoma di Bolzano e sette regioni, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Calabria. Un migliaio le persone disabili coinvolte, di cui il 40% minorenni. Voluto dai ministeri della Salute e del Lavoro e delle politiche sociali e coordinato dall’Agenzia regionale della sanità del Friuli Venezia Giulia, centro collaboratore italiano dell’Oms per le classificazioni internazionali, il progetto è stato realizzato in collaborazione con l'Istat, l'Istituto per la ricerca e la riabilitazione Medea di Conegliano Veneto, l'Istituto Neurologico Besta di Milano e l'Agenzia Italia Lavoro.
SUPERARE LA FRAMMENTAZIONE - Secondo i risultati, presentati nei giorni scorsi a Roma, il nuovo approccio per valutare la disabilità funziona. «La sperimentazione dimostra che un nuovo e unico modello è possibile - dice Carlo Francescutti, responsabile del centro collaboratore italiano dell'Oms per le classificazioni internazionali -. Si può quindi superare la frammentazione esistente, basata su certificazione dell’handicap, accertamento dell’invalidità civile e non autosufficienza». In questi tre anni le regioni hanno definito e adottato protocolli di valutazione, hanno formato gli operatori, disposto gli strumenti informatici necessari per gestire i dati. In pratica, hanno preparato il nuovo modello per accertare la disabilità.
NUOVE NORME – Ora, finita la sperimentazione, dovrebbe diventare operativo in tutte le Regioni. Ma non sarà un passaggio semplice. Per adottare un sistema di accertamento unico occorrerà, secondo Francescutti, «un provvedimento normativo che tenga conto dei fattori ambientali nel valutare la disabilità di una persona, come per esempio barriere, servizi o facilitazioni, relazioni familiari». Aggiunge Guido Ditta, funzionario del Ministero della Salute: «Noi tecnici abbiamo dato indicazioni precise; ma c’è bisogno di una indicazione legislativa chiara. Quale sistema di welfare si vuole, deve dirlo la politica».
Tratto da: Corriere della Sera Salute, Maria Giovanna Faiella, 24 giugno 2010