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Tenere sotto stretto controllo lipidi, glicemia e pressione migliora la cura del diabete

Sebbene l'attuale terapia del diabete offra ai pazienti grandi benefici, un intervento multifattoriale ancora più intensivo basato su un attento controllo glicemico, pressorio e lipidico è in grado di offrire ulteriori vantaggi, secondo quanto emerge dal J-DOIT3, uno studio giapponese randomizzato e controllato appena pubblicato su The Lancet Diabetes&Endocrinology. «Dai risultati emerge che migliore è il controllo lipidico, pressorio e glicemico, minori saranno le complicanze micro e macrovascolari» esordisce Kohjiro Ueki del Dipartimento di Diabete e Malattie Metaboliche dell'Università di Tokyo in Giappone, primo firmatario dell'articolo, spiegando che nonostante le attuali terapie per il diabete di tipo 2 ne abbiano ridotto in modo significativo l'incidenza, gli eventi cardiovascolari, la nefropatia, il piede diabetico e la retinopatia sono malattie ancora frequenti in tutto il mondo. Il trial Japan Diabetes Optimal Integrated Treatment for 3 major risk factors of coronary diseases (J-DOIT3), svolto dal 2006 al 2016, ha reclutato 2.542 pazienti con diabete di tipo 2 trattati da 81 centri giapponesi e seguiti in media per circa 8 anni. Lo scopo era di valutare gli effetti sulle complicanze microvascolari, macrovascolari e sulla mortalità per qualsiasi causa di un intervento multifattoriale particolarmente intensivo caratterizzato da un più stretto controllo glicemico, pressorio e lipidico rispetto alla consueta terapia. «Dopo gli opportuni aggiustamenti statistici, i dati raccolti dimostrano che l'intervento multifattoriale intensivo si associa a una riduzione dell'outcome primario del 24% rispetto alla terapia convenzionale» spiega Ueki, aggiungendo che nel gruppo di studio è stata osservata una particolare riduzione degli eventi cerebrovascolari del 58% rispetto ai pazienti di controllo. «Da J-DOIT3 emerge che un intervento multifattoriale più serrato rispetto a quanto consigliato dalle attuali linee guida riduce in modo particolare l'incidenza di ictus e di nefropatia nei pazienti con diabete di tipo 2 rispetto alle cure consuete» commenta in un editoriale Juliana Chan, dell'Hong Kong Institute of Diabetes and Obesity, The ChineseUniversitydi Hong Kong.

The Lancet Diabetes & Endocrinology 2017. Doi: 10.1016/S2213-8587(17)30327-3

http://www.thelancet.com/journals/landia/article/PIIS2213-8587(17)30327-3/fulltext

The Lancet Diabetes & Endocrinology 2017. Doi: 10.1016/S2213-8587(17)30356-X

http://www.thelancet.com/journals/landia/article/PIIS2213-8587(17)30356-X/fulltext

Tratto da: Diabetologia33, 22 novembre 2017