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A spasso con il cane per guarire dal diabete e dall'obesitā

È la storia di Eric O’Grey e del suo amico a quattro zampe Peety raccontata poi in un libro. Intanto in Usa e Gran Bretagna cani addestrati sono in grado di riconoscere le variazioni di glucosio nel sangue e intervenire.

A SPASSO con il cane per guarire dal diabete e dall’obesità. È una “prescrizione” piuttosto insolita che, però, funziona come dimostra la storia di Eric O’Grey, un venditore di elettrodomestici di San José (California) che pesava 160 chili ed era affetto da una grave forma di diabete oltre ad essere profondamente depresso.

LA STORIA. Nel libro appena uscito “Camminando con Peety” (Sperling & Kupfer) l’uomo racconta di essere guarito grazie alla prescrizione di una dieta prevalentemente vegetale e un farmaco a cui nessun altro aveva pensato: un cane da adottare. Eric sceglie dal canile un incrocio tra un border collie e un pastore australiano di sette anni in sovrappeso, un po’ malandato e persino depresso. Spinto dall’entusiasmo di questa novità e dalla necessità di doversi prendere cura del suo nuovo amico a quattro zampe, l’uomo inizia a seguire la dieta prescrittagli dal medico: verdure, legumi, riso e poche proteine per dare al corpo la possibilità di disintossicarsi da anni di alimentazione a base di hamburger e grassi. Giorno dopo giorno, grazie alle passeggiate quotidiane con Peety, alla nuova dieta e all’inevitabile socializzazione che nasce quando si cammina in strada con un cane, Eric ritrova la voglia di prendersi cura di sé stesso. Sia lui che Peety in un anno perdono peso, fanno passeggiate sempre più lunghe ed Eric riesce anche smettere l’insulina. Insomma, una storia decisamente a lieto fine che, però, è vera. Certo Eric non è guarito solo grazie a Peety ma il cane ha senz’altro avuto un ruolo di primo piano: “Tutti gli animali da compagnia e in particolare i cani - spiega Giorgio Grassi, diabetologo presso la Città della Salute e della Scienza di Torino e membro dell’Associazione Medici Diabetologi - rappresentano un sostegno emotivo e psicologico fondamentale per i pazienti affetti da malattie del metabolismo perché li stimolano a muoversi con costanza e funzionano molto più di qualunque altro consiglio che spesso resta solo teoria”.

MOVIMENTO E DIABETE. Il movimento ha un effetto diretto sul diabete: “Ancor prima dei farmaci, l’attività fisica - prosegue Grassi - per un diabetico è parte integrante della cura, insieme alla dieta bilanciata, e può aiutare non solo a prevenire la malattia ma a migliorarne il controllo perché una muscolatura attiva riduce l'insulino-resistenza”. Inoltre migliora il controllo glicemico perché durante l’esercizio si consumano gli zuccheri. E poi ci sono gli effetti indiretti: oltre alla perdita di peso, la riduzione di colesterolo, trigliceridi e pressione arteriosa. I benefici fisici e psicologici del dog walking sono stati evidenziati anche da una ricerca dell’Università di San Diego pubblicata su Preventive Medicine. Lo studio è stato condotto su mille volontari proprietari di cani e ha dimostrato che il 64% di loro li portano a spasso almeno 186 minuti alla settimana. In pratica, il dog walking equivale all’attività fisica minima che l’American College of Sports Medicine e l’American Heart Association raccomandano per tutelare la salute del cuore, cioè 30 minuti di attività fisica moderata almeno cinque volte a settimana.

I CANI “INFERMIERI”. Ma i cani possono essere d’aiuto anche in veste di “infermieri” per i pazienti, specie per quelli affetti da diabete di tipo 1, quello giovanile che insorge già nell’infanzia. In questi casi, entrano in azione i cosiddetti “detector dogs”, cioè cani in grado di riconoscere le variazioni di glucosio nel sangue. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna sono considerati cani di assistenza e possono andare in qualunque posto, come accade per i cani guida dei non vedenti. In Italia sono ancora pochissimi i cani addestrati. “L’animale sviluppa una sensibilità allo stato di salute del suo padrone per cui percepisce le sue condizioni fisiche ed emotive e reagisce con segnali di allarme a situazioni che sente come pericolose”, spiega Paolo Incontri, co-fondatore dell’associazione Italiana cani allerta diabete. “Attraverso l’olfatto, il cane può percepire lo stato di ipo e iperglicemia ed essere addestrato ad allertare il padrone o, se si tratta di bambini, i genitori in modo da prevenire, soprattutto di notte, l’insorgenza di conseguenze pericolose, come il coma glicemico”. Per esempio, può schiacciargli il naso sulla gamba, grattare con la zampa o guaire per svegliare il padrone se la crisi si verifica di notte. I cani di allerta diabetica sono addestrati anche per prendere, su comando, il misuratore glicemico, lo zucchero o anche la siringa d’emergenza e persino azionare un pulsante d’emergenza appositamente installato per persone che vivono da sole in modo da chiamare aiuto in caso di ipoglicemia grave.

Tratto da: La Repubblica, Irma D’Aria, 08 gennaio 2018