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L'attività fisica aumenta l’aspettativa di vita dopo un tumore

Secondo uno studio dell’Università della Southern California, la chiave sta in un allenamento aerobico e di resistenza, che riduce il rischio di sindrome metabolica.

L'attività fisica può migliorare la qualità di vita e l'aspettativa, di chi ha avuto un tumore, anche, se non soprattutto, perché riduce il rischio di sindrome metabolica. Che – in pochi lo sanno – è la principale responsabile di una ridotta aspettativa di vita per le donne che hanno affrontato il tumore al seno. La conferma arriva da un nuovo studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology: un’attività fisica regolare di tipo aerobico e un allenamento di resistenza possono fare la differenza. “La prima causa di morte per le donne che hanno avuto un tumore al seno sono le malattie cardiovascolari – ricorda infatti Christina Dieli-Conwright dell'Università della Southern California, prima autrice dello studio – non il cancro”.

Lo studio. I ricercatori hanno reclutato 100 donne che avevano terminato il trattamento antitumorale appena sei mesi prima. All’inizio dello studio, di queste ben il 77% soffriva di sindrome metabolica, una condizione clinica che predispone fortemente a diabete e attacchi cardiaci. Il campione è stato diviso in due: le donne del primo gruppo sono state sottoposte a un allenamento di resistenza con pesi e ad esercizi aerobici di media intensità tre volte a settimana, mentre il secondo gruppo non ha svolto alcuna attività fisica, servendo da controllo. Dopo quattro mesi, mentre nella seconda metà la percentuale di donne con sindrome metabolica è salita all’80%, nel primo gruppo è scesa al 15%, a dimostrazione dell’utilità di un esercizio fisico appropriato. Esercizio che, in più, ha comportato una riduzione della pressione del sangue del 10% e un aumento del colesterolo “buono” (lipoproteine ad alta densità) del 50%.

La sindrome metabolica. È il termine che definisce non una malattia, bensì un insieme di fattori di rischio che possono avere ripercussioni sulla salute, predisponendo al diabete e alle malattie cardiovascolari. Chi soffre di questa condizione – circa un italiano su quattro, e un ultrasessantenne su due ‒ non ha per forza un quadro clinico inconsueto, anzi i suoi valori rientrano in genere nella norma. Invece, presenta più fattori di rischio simultanei: alta pressione arteriosa, glicemia a digiuno e trigliceridi alti, sovrappeso, bassi livelli di colesterolo “buono”. Fattori a cui devono prestare attenzione anche le donne che hanno affrontato il carcinoma mammario. Come ricordano i ricercatori statunitensi, inoltre, la sindrome metabolica concorre ad aumentare fino a tre volte il rischio di recidiva.

Quali esercizi. Quando si parla di attività fisica aerobica e di resistenza ci si riferisce a un allenamento a bassa o media intensità e di lunga durata, che contribuisce alla perdita della massa grassa in eccesso e alla salute dell’apparato cardio-respiratorio – migliorando la capacità di trasporto e utilizzo dell’ossigeno nel corpo. Correre, nuotare, andare in bicicletta: sono queste le attività che possono ridurre il pericolo di incorrere nella sindrome metabolica. Ben diverse sono pratiche come la pesistica o la corsa rapida – i cosiddetti “scatti” di breve durata e alta intensità, più adatte per la rapida crescita della massa muscolare e della forza. “L’esercizio fisico è una forma di medicina – conclude Dieli-Conwright – che può rimediare ai possibili danni provocati da uno stile di vita sedentario, rischioso più che mai per tutte quelle donne che hanno avuto un tumore al seno”.

Tratto da: Repubblica Salute, Matteo Gullì, 26 gennaio 2017