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Presentate le nuove linee guida italiane sul diabete

Le linee guida sul diabete sono uno strumento prezioso per tutti i medici impegnati nella diagnosi e trattamento della patologia chiamano Standard italiani per la cura del diabete mellito e sono le linee guida sul diabete, uno strumento prezioso per tutti i medici impegnati nella diagnosi e trattamento del diabete, condizione che interessa almeno 4 milioni di italiani.

Nati nel 2007 da un’iniziativa congiunta dell’Associazione dei Medici Diabetologi (AMD) e della Società Italiana di Diabetologia (SID) e giunti quest’anno alla quinta edizione, sono un po’ la ‘Bibbia’ dei medici impegnati nella cura del diabete.

Gli Standard italiani sono pubblicati su un sito interattivo online creato ad hoc, che funge anche da strumento di studio personale informatizzato, sul quale gli utenti possono evidenziare il testo di interesse, inserire in un apposito box le proprie note, aggiungere bookmark, salvare e stampare quelle parti o capitoli di particolare interesse per la propria attività.

La qualità di queste linee guida sta a testimoniare l’elevato livello culturale, clinico e scientifico raggiunto dalla diabetologia italiana. Un documento rigoroso e un punto di riferimento fondamentale per la corretta gestione clinica delle persone con diabete; ma anche un insostituibile riferimento per le istituzioni nazionali e regionali e per le agenzie regolatorie.

Standard di cura del diabete: le novità dell’edizione 2018

L’edizione 2018 degli Standard italiani per la cura del diabete, elaborati congiuntamente dall’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e della Società Italiana di Diabetologia (SID), contiene vari elementi di novità.

Referente della Società Italiana di Diabetologia per l’edizione 2018 degli Standard è il dottor Edoardo Mannucci; referente degli Standard per l’Associazione Medici Diabetologi è il dottor Basilio Pintaudi.

Trattare per obiettivi ‘flessibili’, tenendo presente il rischio di ipoglicemia. L’obiettivo di cura prevede il raggiungimento di target glicemici ben definiti, poiché il superamento di tali target si associa ad un maggiore rischio di insorgenza di complicanze, acute o croniche, legate al diabete. I target possono tuttavia essere differenziati a seconda della tipologia di paziente, tenendo in considerazione sia aspetti clinici, che altri legati alla condizione sociale e personale per paziente. In particolare, nel caso del diabete di tipo 2, la novità di questi Standard consiste nel declinare l’obiettivo di emoglobina glicata da raggiungere, anche a seconda della terapia farmacologica adottata. Così, laddove si preveda l’impiego di farmaci in grado di determinare ipoglicemia (insulina, sulfaniluree o glinidi) vi è indicazione a mantenere l’obiettivo di emoglobina glicata da raggiungere a livelli più elevati (tra 6,5 e 7,5 per cento).

In caso di impiego di farmaci in grado di causare ipoglicemia, è bene anche tener conto della presenza di condizioni che ne possano aumentare ulteriormente il rischio (infanzia ed adolescenza, età molto avanzata, presenza di comorbilità). In questi casi, può essere opportuno mantenere l’emoglobina glicata a livelli relativamente più elevati, fino ad un massimo di 8,0 per cento. Al contrario, nei casi di diabete non complicato e trattati con farmaci che non determinano ipoglicemia si potrà spingere l’obiettivo di glicata da raggiungere al 6,5 per cento.

L’high-tech vincente nella gestione del diabete. L’utilizzo della tecnologia in ambito diabetologico riveste un ruolo cruciale tra gli strumenti di cura offerti a persone con diabete ed operatori sanitari. In particolare, nei nuovi Standard, si descrive la crescente diffusione dei nuovi device (per il monitoraggio in continuo della glicemia, microinfusori insulinici con sistemi sempre più sofisticati di automatizzazione della terapia infusiva, e così via) sottolineandone possibili aree di impiego clinico e riportandone i vantaggi sia clinici, di qualità di vita, che di natura economica. In questo campo, molto importante è stata la pubblicazione del primo studio internazionale che evidenzia un significativo beneficio clinico derivante dall’utilizzo di un sistema di monitoraggio in continuo della glicemia in donne con diabete di tipo 1 in gravidanza.

Quale trattamento per il diabete: safety first ed effetti ‘extra-glicemici’. L’approccio terapeutico del diabete di tipo 2, soprattutto per quanto riguarda le possibilità di uso di farmaci non insulinici, è stato profondamente rimodulato alla luce dell’evidenza di profili di sicurezza maggiori (in particolare del minor rischio di ipoglicemie) delle più recenti classi farmacologiche, rispetto ad alcuni farmaci tradizionali. Nella definizione dell’algoritmo terapeutico che guida le scelte farmacologiche è stata considerata prioritaria l’introduzione più precoce di farmaci, efficaci ma anche sicuri, in grado di compensare i noti difetti fisiopatologici che caratterizzano la malattia.

Importanti sono anche i cosiddetti effetti extraglicemici (quali quelli sulla riduzione del peso o della pressione arteriosa) che alcune delle nuove classi farmacologiche o delle molecole specifiche sono in grado di determinare. Alcuni di questi farmaci hanno dimostrato negli studi clinici di avere un importante effetto di riduzione di morbilità e mortalità per cause cardiovascolari, quando utilizzati in soggetti con precedenti eventi cardiovascolari, ed un ruolo protettivo sull’andamento o l’insorgenza di complicanze microangiopatiche, soprattutto a carico dei reni. Alla luce dei risultati dei più recenti studi clinici, l’approccio complessivo alla terapia farmacologica del diabete di tipo 2 è stato dunque modificato in maniera rilevante; i nuovi standard presentano così novità sostanziali nella priorità di scelta dei farmaci e nell’algoritmo terapeutico.

Due nuovi focus: sul diabete nel paziente oncologico e sul MODY. Nei nuovi standard sono state considerate in maniera sistematica, dedicando loro paragrafi separati, due popolazioni particolari caratterizzate da iperglicemia: 1) il diabete nel paziente neoplastico in chemioterapia ed in cura palliativa; 2) il MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young). Quest’ultimo è un disordine monogenico responsabile di una forma di diabete non insulino-dipendente, che insorge in età giovanile, generalmente prima dei 25 anni e in soggetti magri.

Si è deciso di trattare in maniera specifica queste due condizioni da una parte per la sempre crescente diffusione delle patologie neoplastiche, il trattamento delle quali può impattare in maniera importante  sul metabolismo glucidico. Dall’altra, nel caso del MODY, per la necessità di migliorare sempre più la capacità diagnostica e terapeutica di forme ‘minori’ di diabete (meno rappresentate da un punto di vista numerico), e che tuttavia possono comportare rilevanti problematiche.

I centri diabetologici ti salvano la vita.  Alla luce di un’attenta revisione della letteratura disponibile, si conferma il ruolo chiave dei servizi diabetologici specialistici nel condurre il percorso di cura delle persone affette da diabete mellito. Le persone affette da diabete dovrebbero essere periodicamente sottoposte ad una  visita presso i centri diabetologici, allo scopo di ridurre il rischio di insorgenza di temibili complicanze legate alla malattia e anche di mortalità per tutte le cause, stando ai risultati di una recente metanalisi italiana appena pubblicata.

Il ruolo imprescindibile dei servizi diabetologici specialistici

“Rimodulazione degli obiettivi glicemici, benefici derivanti dall’impiego dei device, aggiornamenti nella terapia farmacologica del diabete tipo 2 e approfondimenti su particolari condizioni di iperglicemia. Queste – spiega Domenico Mannino, Presidente Associazione Medici Diabetologi – sono alcune tra le principali novità introdotte dall’edizione 2018 degli Standard di cura AMD-SID, il documento che contempla ogni aspetto relativo alla gestione del diabete, dalla prevenzione alla diagnosi, dai farmaci all’innovazione tecnologica, rappresentando ormai da più di 10 anni il “manuale” di riferimento per l’intera comunità medica italiana.

Un altro importante aspetto emerso dalla revisione della letteratura ed evidenziato dai nuovi Standard di Cura è la riconferma del prezioso ruolo svolto dai servizi diabetologici specialistici. Sempre più evidenze, infatti, mostrano come le popolazioni di pazienti che seguono un percorso di cura avviato e gestito dallo specialista diabetologo presentino rilevanti benefici in termini di efficacia terapeutica, miglior qualità di vita, riduzione delle complicanze e della mortalità, maggior sostenibilità della spesa sanitaria.

Il nostro auspicio è che, come le precedenti edizioni, anche gli Standard 2018, fornendo raccomandazioni e obiettivi aggiornati per la corretta diagnosi e il trattamento appropriato del diabete e delle sue complicanze, siano un’utile guida a disposizione di clinici, ricercatori e di tutti i professionisti coinvolti nella cura di questa patologia.

Ci auguriamo che, in virtù del contributo degli Standard al miglioramento dell’assistenza diabetologica in Italia, come dimostrano gli outcome clinici misurati dagli Annali AMD, il documento continui a rappresentare uno strumento di dialogo proficuo con il mondo delle Istituzioni, sia a livello nazionale, sia a livello regionale.”

Tratto da: Meteoweb, Filomena Fotia, 19 maggio 2018