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Retinopatia diabetica, screening tramite intelligenza artificiale

Buratto (Camo): «alta precisione, bassi costi»

A febbraio si è svolto il “Mese della prevenzione della maculo e retinopatia diabetiche”, promosso dal Centro Ambrosiano Oftalmico (Camo) di Milano in collaborazione con l'Ospedale San Raffaele di Milano, che ha visto il coinvolgimento di 30 tra cliniche universitarie e ospedali su tutto il territorio nazionale, impegnati in un'importante iniziativa medico-sociale di screening con l'ausilio delle più avanzate tecniche diagnostiche. È la prima volta che si effettua una campagna così vasta su questa complicanza altamente invalidante del diabete. Eppure, il monitoraggio del fundus oculi dovrebbe far parte di un normale percorso diagnostico-terapeutico per i pazienti seguiti da un centro diabetologico. «In effetti questi controlli dovrebbero essere già eseguiti nei centri antidiabetici con la collaborazione tra il diabetologo e l'oculista; questo farebbe sì che la procedura fosse condotta in maniera più sistematica e forse più completa» afferma Lucio Buratto, direttore scientifico Camo. «Abbiamo però svolto nel settembre scorso un'indagine demoscopica nazionale sulle persone con diabete circa il loro stato di conoscenza sulla retinopatia. Questa indagine ha dimostrato come nella popolazione la conoscenza del fatto che il diabete possa provocare danni alla retina o alla macula è piuttosto bassa. Di qui è nata l'idea di fare questa campagna di informazione. Infatti, al di là del numero di persone visitate durante lo screening, quello che è molto più importante è stata l'ampia campagna di informazione rivolta alla popolazione che così è venuta a sapere che il diabete può procurare danni agli occhi e, nel caso in cui il centro diabetologico non disponesse dell'oculista, può rivolgersi direttamente allo specialista per farsi visitare, facilitando la prevenzione o la guarigione della retinopatia diabetica e al contempo l'operato del clinico».

Può fare un consuntivo dell'iniziativa a poco più di un mese dalla sua conclusione? «Ha avuto molto successo che ha ben ripagato il molto lavoro che è stato necessario per la sua realizzazione» risponde Buratto. «Oltre all'adesione di 30 Centri, abbiamo avuto 2.200 pazienti che sono venuti a farsi visitare, ma soprattutto ci sono state moltissime persone che hanno visitato i siti e quindi si sono informate sul problema del diabete e della maculopatia diabetica, ovvero esattamente l'obiettivo che volevamo raggiungere. Da sottolineare inoltre come, attraverso la stampa che ha fatto un ottimo lavoro, potenzialmente abbiamo informato oltre nove milioni di persone». Un altro aspetto che Buratto considera assolutamente rilevante in questa campagna è stato l'uso dell'intelligenza artificiale per l'effettuazione della diagnosi. «In particolare» spiega «le fotografie del fondo oculare sono state inviate attraverso un sistema informatico a un database americano (EyeArt), in California, che analizzava le fotografie e in 3-4 minuti inviava i risultati con la diagnosi (con una precisione vicina al 93-94%). Tutto ciò in maniera praticamente automatica, sollevando il medico da una grossa quantità di lavoro. Il clinico comunque controlla gli esami» tiene a precisare Buratto «però già il fatto di avere a disposizione una diagnosi alleggerisce molto il suo carico di impegni. Un altro aspetto importante di questi software è che consentono l'analisi di un grandissimo numero di persone utilizzando poco personale sanitario, nel senso che può essere non solo un medico ma anche un assistente di oftalmologia a svolgere tutti gli esami, analizzare tutte le risposte che arrivano dall'intelligenza artificiale e confermare la diagnosi. Questo vuol dire risparmio economico, grandi numeri di persone analizzate, facilità dello screening, riduzione di patologie per le persone con diabete e risparmio consistente per la sanità pubblica, specie per la riduzione dei tempi delle procedure».

Buratto scende più in dettaglio sul meccanismo di funzionamento del sistema di intelligenza artificiale impiegato durante la campagna. «Innanzitutto abbiamo dovuto dotare tutti gli ospedali e tutti i centri universitari della strumentazione e documentazione necessarie, fornire i modem e i software, fare accordi con l'azienda americana e analizzare comunque tutti i dati» spiega. «Ogni centro disponeva di un software per accedere al database americano e permettere di inviare i dati (ovvero le fotografie retiniche) dei pazienti al software centralizzato. Al database situato in California, che è il frutto di anni di lavoro, confluiscono le informazioni di centinaia di migliaia di pazienti ed è solo grazie a questi numeri elevatissimi che il software riesce a fare una diagnosi precisa. In particolare, i nostri stessi dati - nel rispetto della privacy - entrano a fare parte del database che è progettato per aumentare la propria sensibilità mano a mano che i dati vengono inseriti. Noi stessi abbiamo fatto questa analisi di intelligenza artificiale, poi i nostri medici hanno confermato la diagnosi e i dati sono stati ritrasmessi».

È stato un lavoro dunque notevole ma comunque molto interessante tanto è vero che l'intelligenza artificiale verrà utilizzata anche per altre campagne, specifica Buratto. «Sono pienamente convinto che questa sia la strada del futuro e noi ci crediamo tantissimo» sottolinea. «Attualmente organizzo almeno due o tre campagne all'anno su occhio secco, maculopatia e presto anche su cheratocono e altre patologie usando queste metodiche di analisi dei dati che aiutano tantissimo». Nel complesso la campagna di informazione e screening sulla maculo e retinopatia diabetiche è stata un grande impegno utile ai pazienti, ai clinici e al servizio sanitario. Per tutti questi motivi Lucio Buratto desidera esprimere un ringraziamento al suo partner in questo progetto, Francesco Bandello, direttore della Clinica oculistica dell'Università Vita-Salute, Irccs San Raffaele di Milano, e a tutti gli sponsor che in maniera gratuita hanno offerto gli strumenti utili per la realizzazione dell'iniziativa, dal sistema di intelligenza artificiale ai modem ai fundus camera.

Tratto da: Diabetologia33, Arturo Zenorini, 10 aprile 2019