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Diabete, il fumo di sigaretta aumenta il rischio

Negli ultimi 30 anni la sua diffusione su scala mondiale è aumentata in modo esponenziale. Se nel 1985 le diagnosi erano circa 30 milioni, nel 2015 si è raggiunta la quota di 392 milioni.

Il diabete di tipo 2 o mellito è una malattia metabolica caratterizzata dall'aumento della glicemia nel sangue (iperglicemia). Questa patologia colpisce più frequentemente i soggetti adulti. In particolare il rischio diviene più consistente a partire dai 35-40 anni. Nei giovani, invece, la possibilità di svilupparla è alquanto modesta anche se, dati alla mano, le diagnosi ultimamente sono raddoppiate. La caratteristica principale del diabete, ovvero l'iperglicemia, può dipendere da due alterazioni. Innanzitutto l'insolita resistenza dei tessuti all'azione dell'insulina (insulino-resistenza). E il progressivo e inarrestabile declino delle capacità delle isole di Langerhans di produrre questo ormone.

Secondo gli studiosi il diabete mellito sarebbe la conseguenza di una combinazione tra fattori genetici che conferiscono una certa predisposizione e fattori ambientali che, di contro, concretizzano la suddetta. Tra questi ultimi si ricordino l'obesità, la sedentarietà, una dieta ricca di zuccheri semplici, l'invecchiamento, l'ipertensione, livelli di colesterolo HDL inferiori o uguali a 35mg/ml e livelli di trigliceridi superiori o uguali a 250mg/ml. Diversamente da quello di tipo 1, il diabete mellito si instaura molto lentamente e impiega anche diversi anni per manifestarsi. Spesso, in alcuni individui, i segni sono lievi e quasi impercettibili. Prima dell'avvento della malattia vera e propria, esiste poi una fase intermedia definita prediabete. Ne esistono due forme: l'alterata glicemia a digiuno e l'alterata tolleranza al glucosio.

I segni clinici caratteristici che emergono dagli esami del sangue sono: iperglicemia a digiuno e dopo i pasti, glicosuria, ipertrigliceridemia (trigliceridi alti) e iperuricemia (aumento della quantità di acido urico nel sangue). Da un punto di vista sintomatologico, il diabete si presenta con: poliuria (necessità di urinare spesso), polidipsia (intenso senso di sete), polifagia (forte appetito), visione offuscata, lenta guarigione delle ferite. E ancora prurito cutaneo, cefalea, irritabilità e facilità a sviluppare infezioni. Esistono poi due tipi di complicanze. Quelle acute si riassumono nel cosiddetto coma iperosmolare non chetosico. Quelle a lungo termine, invece, consistono in alterazioni dei grossi vasi sanguigni arteriosi e dei capillari. Da esse deriva, altresì, una maggiore tendenza allo sviluppo di malattie cardiovascolari e patologie come la nefropatia, la retinopatia, l'ulcera, la cataratta e la neuropatia diabetica.

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature e condotto dai ricercatori del Center for Disease Control and Prevention ha evidenziato che nei fumatori esiste circa il 30-40% di possibilità in più di sviluppare il diabete. Con tecniche avanzate di biologia molecolare, gli scienziati hanno dimostrato la presenza di un asse diretto tra un gruppo di neuroni con recettori per la nicotina (localizzati nell'abenula mediale) e le cellule del pancreas. Il collegamento è rappresentato da un fattore di trascrizione, ovvero una proteina che si lega con specifiche sequenze di Dna regolando la trascrizione dei geni. Tale fattore, chiamato TCF7L2, regola un ormone (GLP-1) che modula la secrezione di insulina dal pancreas. Di conseguenza, dunque, il fumo di sigaretta attivando i recettori del cervello, limiterebbe la produzione di insulina da parte del pancreas. Serviranno ulteriori approfondimenti, tuttavia questa scoperta potrebbe spalancare le porte a nuove terapie.

Tratto da: Il Giornale Salute, Maria Girardi, 10 febbraio 2020