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Diabete, ora si può guarire con un piccolo intervento di “lifting” all'intestino

Il diabete potrebbe guarire in via definitiva “con il bisturi”, ovvero con un intervento mininvasivo in endoscopia, che rimodella una parte dell'intestino (il duodeno) usando il calore; una sorta di “lifting” della parete intestinale, che ringiovanisce il tessuto producendo tutta una serie di cambiamenti metabolici ed ormonali. È la promessa che arriva da una sperimentazione clinica pilota condotta in Olanda, i cui risultati saranno presentati alla settimana della United European Gastroenterology, quest'anno in modalità virtuale.

Denominata «Ringiovanimento della Mucosa Duodenale», la procedura consiste nell'inviare una dose controllata di energia termica sulla mucosa del duodeno, sì da “rigenerare” nuova mucosa e modificare, così, il rilascio di ormoni chiave coinvolti nel diabete. La tecnica prende le mosse da diversi studi in cui si è dimostrato che modificando le pareti intestinali (ad esempio con la chirurgia bariatrica) si può ristabilire un corretto bilancio ormonale e far regredire definitivamente il diabete. Una simile strategia terapeutica potrebbe quindi permettere la regressione definitiva della malattia e potrebbe divenire risolutiva, specie per quei pazienti che non riescono a controllare bene il diabete o quelli su cui i farmaci oggi disponibili hanno scarso effetto.

Il trial olandese ha coinvolto 16 pazienti ed è stato diretto da Suzanne Meiring, Annieke van Baar e Jacques Bergman dell'Università di Amsterdam. Dopo l'intervento tre pazienti su 4 hanno potuto sospendere del tutto la terapia insulinica riuscendo bene a controllare la glicemia, e anche il restante 25% dei pazienti ha potuto comunque ridurre la dose di insulina necessaria a tenere sotto controllo la glicemia. Infatti, si è visto che dopo l'intervento la glicemia era sotto controllo senza assunzione di insulina, con una emoglobina-glicata (esame di routine per misurare il controllo glicemico a lungo termine) inferiore a 7,5 dopo sei mesi e pari a 6,7 a 12 mesi dall'intervento, indice di malattia sotto controllo anche senza terapia. I pazienti 'guaritì hanno perso anche peso passando da un indice di massa corporea di 29,8 kg/m2 (il rapporto tra il peso in chili e il quadrato dell'altezza in metri) a uno di 25,5 a 12 mesi dall'endoscopia. La percentuale di grasso nel fegato si è ridotta dall'8,1% a 4,6% a sei mesi dall'intervento.

Lo studio clinico, chiamato Revita e che in passato ha coinvolto anche alcuni centri in Italia, proseguirà ora in una sperimentazione più ampia e di portata internazionale. «Lo studio pilota di “rifacimento” della mucosa duodenale utilizza una tecnologia in campo da pochi anni e testata finora su pochi casi - sottolinea Massimo Federici Ordinario di Medicina Interna, Università di Roma Tor Vergata e Componente del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Diabetologia (SID). In questo caso, sebbene il numero dei pazienti trattati sia poco numeroso, emergono dei risultati interessanti in termini di miglioramento del controllo glicemico, perdita di peso e riduzione dell'accumulo di grassi a livello epatico, effetti che persistono ad un anno dal trattamento - continua l'esperto. È necessario un campione più numeroso di pazienti per capire quanto il risultato sia riproducibile, ma questi i sono molto incoraggianti. Tuttavia, per un'applicazione su scala più ampia è necessario valutare i costi dell'intervento e la possibilità che non tutti i pazienti possano essere sottoposti alla procedura che, per quanto endoscopica, può avere degli effetti collaterali. Questo metodo di rimodellamento della mucosa duodenale è comunque molto interessante, perché conferma il ruolo di questo tratto intestinale sul controllo metabolico - conclude Federici -: sarà importante eseguire nuove ricerche per aumentare il livello di comprensione sulle sue azioni».

Tratto da: Il Messaggero Salute, 13 ottobre 2020