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Sindrome metabolica, cos'č e come si riconosce

Questo disturbo multifattoriale è un nemico silenzioso. Spesso, infatti, chi ne soffre non lamenta sintomi particolari.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità la sua prevalenza varia dal 2 al 15% a seconda della popolazione e dell'età, ma negli Usa si aggira attorno al 22% con un picco massimo (43,5%) nei soggetti con un'età superiore ai 60 anni.

Con il termine sindrome metabolica non si indica una singola patologia, bensì un insieme di fattori predisponenti la cui unione genera nel paziente un rischio elevato di sviluppare malattie quali diabete, steatosi epatica (fegato ingrossato) e problematiche cardiovascolari. Il disturbo è noto sin dal XVIII secolo quando, nel 1761, il medico, anatomista e patologo Giovanni Battista Morgagni descrisse l'associazione tra l'obesità, la gotta, l'ipertensione arteriosa e le apnee del sonno. Dal 1921 al 1965 si assistette in Europa e negli Stati Uniti a un interesse crescente circa la sindrome metabolica, espressione questa che venne utilizzata per la prima volta nel 1977 dallo studioso tedesco Haller il quale la associò a steatosi epatica, obesità e diabete mellito.

Si può parlare di sindrome metabolica solo se sussistono contemporaneamente almeno tre fattori di rischio. Innanzitutto una pressione arteriosa costantemente elevata (140/90 mmHg) e trigliceridi ematici superiori a 150 mg/dl. La glicemia a digiuno deve superare i 110 mg/dl. Da non sottovalutare, poi, il colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl nell'uomo e a 50 mg/dl nella donna. Tuttavia il fattore di rischio più importante è senza dubbio il sovrappeso (circonferenza addominale maggiore di 102 centimetri per il sesso maschile e di 88 centimetri per quello femminile). Un eccesso di adipe si traduce in uno squilibrio del metabolismo dei grassi e degli zuccheri, con conseguente iperinsulinemia. Nei casi peggiori questa situazione degenera fino a causare la comparsa del diabete. Non bisogna dimenticare, infine, che la probabilità di sviluppare la sindrome metabolica aumenta con l'età e con l'adozione di stili di vita errati (abuso di alcol e/o di droghe, sedentarietà, alimentazione scorretta).

La sindrome metabolica è un nemico silenzioso. Spesso, infatti, chi ne soffre non lamenta sintomi particolari. Per questo tale condizione viene diagnosticata casualmente, durante accertamenti eseguiti per altre motivazioni. Le complicanze sono simili a quelle dell'obesità. Il grasso addominale determina un incremento di acidi grassi liberi a livello della vena porta, accumulandosi così nel fegato e nelle cellule muscolari. Come già accennato, l'incremento dell'insulina favorisce l'insorgenza di iperglicemia, diabete, ipertensione arteriosa e dislipidemia. Si verifica, altresì, uno stato di iperuricemia, ovvero un aumento dei livelli sierici di acido urico. Infine è considerevole il rischio di sviluppare apnee ostruttive del sonno, malattia renale cronica e steatoepatite non alcolica.

Tratto da: Il Giornale Salute, Maria Girardi, 23 ottobre 2020