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Troppi pazienti non “a target” e ancora scarso uso dei nuovi farmaci

Otto italiani con diabete su dieci vivono in una costante difficoltà nel tenere sotto controllo i più importanti fattori di rischio, risultando così più esposti a complicanze correlate alla malattia; in particolare, circa uno su sette è esposta al rischio molto alto di subire un evento cardio-vascolare.

Sono dati che si trovano negli Annali dell’Associazione medici diabetologi (Amd), la cui Fondazione terrà il proprio convegno a partire da giovedì 18 febbraio.

Quando, nel 1921, Frederick Grant Banting e il suo studente e assistente Charles Herbert Best scoprirono come estrarre insulina, il diabete era ancora una malattia fatale e l’aspettativa di vita era veramente breve. «In questi cento anni, la terapia insulinica si è evoluta adattandosi ai mutevoli e crescenti bisogni di salute della popolazione con diabete – sottolinea Paolo Di Bartolo, presidente dell’Amd - oggi proprio grazie all'incredibile galoppata della ricerca medica e alla straordinaria evoluzione della terapia l’aspettativa di vita di una persona con diabete tipo 1 è sovrapponibile a quella di una persona senza diabete».

Rispetto a cento anni fa, infatti, oggi lo scenario è completamente cambiato e la qualità dell’assistenza diabetologica è ancora in continuo miglioramento. Le innovazioni tecnologiche, le nuove formulazioni e i nuovi metodi di somministrazione dell’insulina, così come la disponibilità di nuovi dispositivi per il controllo glicemico, supportano quotidianamente le persone con diabete per un migliore controllo e gestione della malattia.

«Tuttavia – avverte Di Bartolo - la terapia insulinica da sola non basta. Resta fondamentale il ruolo del diabetologo e del team di diabetologia, per le elevate competenze in ambito educazionale».

Gli Annali Amd 2020 «ci suggeriscono un continuo miglioramento della qualità dell’assistenza diabetologica offerta nei centri italiani – osserva Domenico Mannino, presidente della Fondazione Amd - ma i dati dimostrano che c’è ancora molto da fare nella sfida contro il diabete per migliorare gli outcome clinici dei pazienti, la prevenzione e la riduzione delle complicanze. È questa la sfida a cui, come professionisti della diabetologia, siamo chiamati a rispondere, oggi più che mai. La pandemia Covid-19 ha imposto la necessità di ridisegnare l’assistenza alle cronicità, anche attraverso il ricorso a nuovi strumenti di gestione del paziente, quali telemedicina e intelligenza artificiale».

Tratto da: Healthdesk, 17 febbraio 2021