5permille
5x1000
A te non costa nulla, per noi č importante!
C.F. 98152160176

Vaccini anti-Covid-19 in pazienti con patologia endocrina. Il parere dello specialista

Nei prossimi giorni, una volta completata la vaccinazione del personale sanitario e avviata la vaccinazione su larga scala nella popolazione, gli specialisti endocrinologi potrebbero essere sollecitati dai pazienti affetti da patologia endocrina a esprimere un'opinione/consiglio relativamente alla vaccinazione contro il Sars-CoV-2. A tale proposito, Vincenzo De Geronimo, Aou Morgagni Ccd, Catania, ricorda che «sono stati pubblicati due studi sul "New England Journal of Medicine" relativamente all'efficacia della vaccinazione verso il Sars-CoV-2 (Baden LR, et al. N Engl J Med 2020; Polack FP, et al. N Engl J Med 2020). Entrambi hanno documentato un'efficacia elevata in termini di protezione dallo sviluppo di Covid-19 e in nessuno dei due viene proposto un allarme relativo alle patologie endocrine».

Nello studio sul vaccino mRNA-1273 Sars-CoV-2 (Baden LR, et al. N Engl J Med 2020) - precisa De Geronimo - nel gruppo di soggetti ad alto rischio per Covid-19 grave, viene espressamente fatto riferimento a una parte della popolazione reclutata affetta da diabete mellito (tipo 1, tipo 2, gestazionale) o da obesità grave (Bmi ≥ 40), rispettivamente 1435 e 1025 pazienti. Non viene riportata una maggiore o minore prevalenza di eventi avversi, né una differente efficacia vaccinale. «Nella popolazione dei soggetti ai quali è stato somministrato il vaccino mRNA BNT162b2 Covid-19 (Polack FP, et al. N Engl J Med 2020)» prosegue lo specialista «i pazienti affetti da diabete mellito erano 1572 (99 dei quali con complicanze diabetiche croniche). In questo studio non viene identificata una popolazione affetta da obesità grave, ma 5999 soggetti con BMI ≥ 30 hanno ricevuto la somministrazione. Anche in questo caso non viene riportata una maggiore o minore prevalenza di eventi avversi in relazione alla condizione di diabete mellito o obesità, né una differente efficacia della vaccinazione. Non è stata, ad oggi, riportata l'insorgenza di patologia autoimmune in seguito alla somministrazione di alcuno dei due vaccini a mRNA attualmente disponibili». Vale la pena segnalare, afferma De Geronimo, che una revisione sistematica (Saad MA, et al. Curr Rheumatol Rev 2020) ha censito una serie di condizioni cliniche insorte "certamente" dopo aver contratto l'infezione da Sars-CoV-2. «Nel periodo gennaio-maggio 2020» riferisce l'esperto «vengono riportati questi casi: 1 tiroidite subacuta (qui inserita tra le patologie autoimmuni), 2 sindromi di Kawasaki, 3 coagulopatie da auto-anticorpi anti-fosfolipidi, 3 porpore trombocitopeniche autoimmuni, 8 anemie emolitiche autoimmuni e 16 sindromi di Guillain-Barré. Una ragionevole spiegazione potrebbe essere riferita alla presenza di importanti omologie proteomiche tra le sequenze peptidiche virali (specialmente della glicoproteina spike del Sars-CoV-2) e proteine umane» (Kanduc D, Shoenfeld Y. Immunol Res 2020; Kanduc D. Antibodies 2020).

Un capitolo a parte riguarda la gravidanza (compreso il diabete in gravidanza) e allattamento (Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) - Istituto superiore di sanità. 9/1/2021). «Anche se gli studi su animali non hanno dimostrato comparsa di eventi avversi (teratogenicità, aborto)» spiega De Geronimo «non sono state reclutate donne in gravidanza per la sperimentazione di fase III di entrambi i vaccini a mRNA e le 25 donne che hanno iniziato una gravidanza dopo la 1a dose non sono state sottoposte alla 2a. Attualmente nessuna società scientifica ha pubblicato linee guida supportate da evidenze forti con una chiara raccomandazione alla vaccinazione delle donne in gravidanza (con o senza diabete)». Il Diabetes UKpropone la vaccinazione alle donne con "diabete in gravidanza" e alle donne diabetiche che vogliono affrontare una gravidanza (Diabetes UK. 7/1/2021). «Sigo, Aogoi, Agui, Agite, Sin» sottolinea lo specialista «hanno pubblicato un Position Paper ad Interim che recita "Le donne gravide che non hanno una storia recente di infezione da Covid-19 e che hanno specifici fattori di rischio aggiuntivi (descritti nello stesso documento: età materna ≥ 35 anni, precedenti comorbilità come asma, obesità, diabete, ipertensione e l'appartenenza a etnia nera o altre minoranze etniche) hanno un rischio aggiuntivo di sviluppare una grave morbilità materna, con possibili ripercussioni anche sugli esiti feto/neonatali. Un ulteriore elemento aggiuntivo di rischio da considerare favorevolmente nel decidere se vaccinarsi o meno in qualsiasi epoca di gravidanza e in allattamento è rappresentato da una occupazione professionale come operatrice sanitaria o caregiver in contesti in cui l'esposizione al virus è alta"» (SIGO-AOGOI-AGUI-AGITE-SIN. 2/1/2021).

L'Iss, per i rischi dell'infezione da Sars-CoV-2 in gravidanza, rimanda allo studio del gruppo di lavoro (Maraschini A, et al. Ann Ist Super Sanità 2020). La posizione dell'Oms, ricorda De Geronimo, è quella di non utilizzare il vaccino in gravidanza, salvo nei casi in cui i potenziali benefici superino i rischi, come per le operatrici sanitarie ad alto rischio di esposizione al virus o per le donne con comorbilità che le espongono al rischio di malattia grave da Covid-19. Secondo la Fda, prosegue lo specialista, «nonostante non siano disponibili dati per valutare gli effetti dei vaccini Covid-19 in gravidanza e allattamento, la vaccinazione non è contro-indicata. Le donne dovrebbero discutere i potenziali benefici e rischi della vaccinazione con i professionisti sanitari che le assistono». Questa la posizione Cdc, cita De Geronimo: «non sono disponibili dati sulla sicurezza dei vaccini Covid-19 in gravidanza e allattamento. Qualora le donne in gravidanza appartengano a uno dei gruppi a rischio per i quali è raccomandata la vaccinazione (es. personale sanitario), possono scegliere se sottoporsi o meno alla vaccinazione. Un colloquio con il team assistenziale può facilitare la scelta della donna». Riguardo alla posizione Aifa, prosegue, «anche se gli studi sugli animali non mostrano effetti dannosi durante la gravidanza, i dati relativi all'uso in donne in gravidanza sono in numero molto limitato. Sebbene non esistano studi sull'allattamento, non si prevedono rischi per l'allattamento stesso. La decisione se usare il vaccino in donne in gravidanza deve essere presa di concerto con il medico, dopo averne considerato benefici e rischi. La vaccinazione viene giudicata compatibile con l'allattamento, in virtù della plausibilità biologica che in un bambino allattato i rischi connessi alla vaccinazione Covid-19 della madre siano estremamente bassi, mentre l'interruzione dell'allattamento porterebbe a una sicura perdita dei suoi ben documentati benefici». Infine, De Geronimo esprime una breve considerazione per i pazienti affetti da iposurrenalismo: «la Pituitary Society ha realizzato un sondaggio (Pituitary Society. 18/12/2020) coinvolgendo centri con documentata esperienza nella gestione di questa patologia. I 103 pareri espressi si sono divisi tra chi raccomandava di incrementare la dose di glucocorticoide prima o al momento della somministrazione del vaccino (36%) e chi non consigliava un incremento della posologia di glucocorticoide (64%) a meno che non si fossero verificati sintomi (febbre, mialgie, artralgie)».

Tratto da: Endocrinologia33, 18 febbraio 2021