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Tessuti più resistenti all'insulina se la depressione è più grave

Individuati due marcatori per diagnosticare la resistenza all'insulina, anticamera del diabete. L’ormone influenza zone del cervello legate all’umore.

La depressione maggiore, quella più grave, risulta associata alla resistenza all’insulina. Due sarebbero i biomarcatori indici di questa condizione, illustrati in una ricerca pubblicata sulla rivista Jama Psychiatry. «È già noto che la resistenza all’insulina è un fattore di rischio per disturbi somatici e cerebrali come problemi cardiovascolari, Alzheimer e, per l’appunto, la depressione maggiore - scrive la dottoressa Kathleen Watson, ricercatrice del centro di neuroscienze alla Stanford Medicine University (Stati Uniti) -. Tuttavia è stato poco studiato come tale resistenza sia associata con specifiche forme di depressione maggiore».

«RESISTENZA» E SUPERPRODUZIONE

Ricordiamo, brevemente, che l'insulina è un ormone prodotto dal pancreas per consentire il passaggio del glucosio dal sangue alle cellule, impedendo che la sua concentrazione ematica (glicemia) si alzi troppo. Se c’è insulinoresistenza, l'organismo compensa con un aumentato rilascio di insulina; si parla, in questi casi, di iperinsulinemia, cioè di elevati livelli dell'ormone nel sangue. Se nelle fasi iniziali questa compensazione è in grado di mantenere la glicemia a livelli normali, più avanti le cellule pancreatiche deputate alla produzione di insulina non riescono ad adeguarne la sintesi. Questa condizione è l’anticamera del diabete.

IL LEGAME CON LA DEPRESSIONE MAGGIORE

Per la loro indagine la Watson e i suoi colleghi si sono avvalsi dei dati di 1.269 partecipanti allo studio su depressione e ansia dei Paesi Bassi che avevano consegnato anche un campione di sangue. Queste persone son state divise in tre gruppi: chi ancora soffriva di depressione maggiore, chi si era ripreso dal disturbo e altri che non lo avevano mai avuto. I ricercatori hanno misurato i livelli di resistenza all’insulina in base a due biomarcatori: l'indice di controllo quantitativo della sensibilità all'insulina (Quicki) e il rapporto tra trigliceridi e lipoproteine ad alta densità (Hdl). I pazienti ancora sofferenti di depressione maggiore hanno dimostrato in gran parte di essere resistenti all’insulina nel confronto col gruppo di controllo mai ammalatosi di disturbi psichiatrici. I pazienti già in remissione, invece, non hanno evidenziato differenze col gruppo di controllo. Infine, ambedue i sistemi di misura della resistenza all’insulina si sono rivelati associati ai casi più gravi di depressione maggiore.

CONTANO PURE L’ETA' E L’ISTRUZIONE

Gli studiosi di Stanford hanno anche evidenziato che la cronicità della depressione compariva con il rapporto trigliceridi-Hdl, ma non con il valore Quicki. Inoltre le persone resistenti all’insulina sono apparse quelle più anziane, con minore istruzione e maggiore sovrappeso. Concludono i ricercatori: «Presi insieme, questi biomarcatori di disfunzione metabolica rappresentano un metodo semplice e di facile uso clinico per identificare la resistenza all’insulina tra i pazienti malati di depressione».

ANCHE IL DIABETE CREA DEPRESSIONE

Sull’argomento abbiamo chiesto un commento ad Andrea Fagiolini, direttore della clinica psichiatrica e ordinario di psichiatria all’Università di Siena: «La resistenza all’insulina è uno dei tratti caratteristici del diabete e i pazienti hanno una probabilità di 2-3 volte superiore di soffrire di depressione rispetto a quelli senza diabete. Viceversa il 40-60 delle persone con depressione presenta alterazioni del meccanismo di regolazione della glicemia che aumentano il rischio di diabete. Continua il docente: «La resistenza all’insulina non è soltanto periferica, ma interessa anche il cervello con alterazioni della capacità dei neuroni a rispondere all'attività dell’insulina. L’insulina è concentrata in aree particolarmente importanti del cervello correlate con la depressione come ipotalamo, ippocampo e corteccia. Tra l’altro la resistenza all'insulina può compromettere l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che è responsabile della mediazione della risposta del cervello allo stress.

DUE MALATTIE CON CAUSE COMUNI?

«Se questo asse è compromesso - spiega ancora il professor Fagiolini - può influenzare la regolazione della secrezione di ormoni glucocorticoidi e portare a risposte anormali allo stress contribuendo alla genesi e al mantenimento di stati depressivi. La relazione fra depressione e diabete o più specificamente fra depressione e resistenza all’insulina potrebbe dunque fornire risposte sulle cause di entrambe le condizioni e fornire importanti suggerimenti per lo sviluppo di trattamenti più efficaci».

Tratto da: fondazioneveronesi.it, 25 febbraio 2021