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Lo studio sul diabete: un’iniezione di insulina alla settimana invece di una al giorno

Icodec, una nuova insulina basale «a lento rilascio», promette di semplificare e rivoluzionare la cura dei pazienti diabetici, abbattendo drasticamente il numero di iniezioni per la terapia. Anche il Papa Giovanni XXIII contribuisce allo studio.

Due tra i primissimi studi internazionali a mostrare al mondo i risultati incoraggianti dell’importante novità terapeutica in campo diabetologico, la nuova insulina che può essere somministrata sottocute solo una volta per settimana anziché una volta al giorno, sono stati pubblicati sul numero di luglio della rivista Diabetes Care. A uno degli studi multicentrici, che ha visto collaborare canadesi, statunitensi e britannici, ha contribuito anche l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Lo studio multicentrico di fase II ha coinvolto 154 pazienti affetti da diabete di tipo 2, in trattamento giornaliero con insulina basale e con almeno un farmaco ipoglicemizzante orale.

Sono due le conclusioni alle quali sono giunti i ricercatori: nei pazienti sottoposti al test è stato ben tollerato il passaggio dall’insulina basale a somministrazione giornaliera (glargine U100) alla nuova insulina icodec, in grado di coprire il fabbisogno di insulina per una settimana grazie a un rilascio costante di principio attivo. Il cambio di terapia non ha comportato, poi, un aumentato rischio di ipoglicemia, ma ha addirittura migliorato il controllo glicemico rispetto alla insulina giornaliera.

L’importanza di questo studio è stata sottolineata da Diabetes care, una delle riviste più prestigiose e con più alto impact factor in campo diabetologico. La novità è stata giudicata così significativa da meritare l’editoriale del numero di luglio, che ripercorre le principali tappe evolutive della lotta al diabete a partire dalla scoperta dell’insulina nel 1921, quando per la prima volta l’insulina venne isolata, fino ai giorni nostri.

La prossima tappa è l’ampio programma di sperimentazione clinica di fase III, già avviato, con l’estensione dell’arruolamento ai pazienti affetti da diabete di tipo 1. Il Papa Giovanni ha dato un contributo sostanziale a questo studio attraverso il coinvolgimento di 10 pazienti seguiti dall’Unità di Malattie Endocrine 1 - Diabetologia. Insieme al direttore, Roberto Trevisan, la sua équipe di medici, Giuseppe Lepore, Alessandro Roberto Dodesini, Anna Corsi, Cristiana Scaranna, Rosalia Bellante, hanno seguito i pazienti diabetici anche l’infermiera case manager Laura Regazzoni e la data manager della FROM – Fondazione per la Ricerca dell’Ospedale di Bergamo, Mascia Albizzi.

«È veramente una grande soddisfazione, a cento anni dalla scoperta dell’insulina, contribuire con questo studio alla continua rivoluzione positiva della terapia insulinica. Un progresso che ha lo scopo di facilitare la vita della persona con diabete, ma anche di ridurre le complicanze a lungo termine della malattia — commenta Roberto Trevisan, professore di Endocrinologia all’Università di Milano-Bicocca e direttore della Diabetologia dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo —. Questa nuova molecola ha il potenziale di trasformare la terapia del diabete, eliminando per i pazienti il disagio della iniezione giornaliera ed aumentando così la aderenza alla terapia insulinica. Vorrei dedicare i risultati di questa ricerca a tutti i nostri pazienti che hanno accettato di partecipare allo studio e al nostro ospedale, che ha facilitato, come sempre, l’attività di ricerca clinica».

Il passaggio dall’assunzione giornaliera a quella settimanale sarebbe un enorme vantaggio per i diabetici di tipo 2, molto spesso soggetti anziani, a volte affetti da altre patologie che li costringono ad assumere molte altre terapie ogni giorno. Un altro vantaggio della formulazione della terapia su base settimanale sarà la possibilità di ridurre l’impegno richiesto agli operatori sanitari che si occupano di diabetici che richiedono insulina, specie per quelli ricoverati nelle strutture sanitarie residenziali a lungo termine. «Ringrazio i professionisti della nostra Diabetologia per aver dimostrato ancora una volta che il nostro ospedale è in grado di proporre ai pazienti le terapie più innovative grazie alla partecipazione a collaborazioni internazionali in importanti progetti di ricerca — interviene il direttore sanitario dell’Asst Papa Giovanni XXIII, Fabio Pezzoli —. Intendiamo continuare a dare il nostro contributo al progresso scientifico sul fronte terapeutico e non solo. È grazie alla ricerca che, come grande ospedale generalista, abbiamo l’opportunità di mettere a disposizione dei pazienti e dei colleghi ricercatori la nostra competenza in molteplici branche della medicina».

Tratto da: Corriere Bergamo, 31 luglio 2021