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Malattie cardiache: attenzione alle giornate molto fredde (o molto calde)

Uno studio su Circulation mette in evidenza l’impatto del cambiamento climatico sulla salute. Nelle giornate con temperature estreme, sopra i 30°C o sotto i -6°C, aumenta il numero di decessi per malattie cardiache. I pazienti con scompenso cardiaco sono quelli più a rischio.

Nei giorni troppo caldi o troppo freddi aumentano le morti per malattie cardiovascolari. Chi è affetto da problemi cardiaci dovrebbe evitare di esporsi alle temperature estreme dell’ambiente esterno proteggendosi in luoghi chiusi riparati opportunamente climatizzati.

Il maggior rischio di morte associato ai picchi, in alto o in basso, del termometro emerge da un ampio studio appena pubblicato su Circulation che ha analizzato ben 32 milioni di decessi per patologie cardiovascolari nell’arco di 40 anni, dal 1979 al 2019. I dati provengono da 27 Paesi dei 5 continenti.

Tra tutte le malattie cardiache, quella che risente di più degli eccessi del clima è lo scompenso cardiaco. I pazienti con scompenso cardiaco hanno il 12 per cento di probabilità in più di morire nelle giornate estremamente calde rispetto alle giornate con una temperatura non eccessivamente bollente, né eccessivamente fredda.

Le temperature molto basse sono un pericolo ancora maggiore per chi soffre di scompenso cardiaco, aumentando del 37 per cento il rischio di morte. La definizione di “clima estremo” varia da Paese a Paese. Per lo studio sono state considerate come temperature estreme quelle dell’1 per cento superiori o inferiori alla temperatura minima di mortalità, quella associata al tasso di mortalità più basso.

I ricercatori hanno osservato che per ogni 1.000 decessi causati da malattie cardiovascolari, nelle giornate di caldo estremo si registra un aumento della mortalità del 2,2 per cento. Mentre nelle giornate gelide, la percentuale di morti in eccesso è maggiore, pari al 9,1 per cento.

«Emerge l’urgente necessità di sviluppare misure che aiutino la nostra società a mitigare l'impatto del cambiamento climatico sulle malattie cardiovascolari», ha affermato Haitham Khraishah, ricercatore di malattie cardiovascolari presso la University of Maryland School of Medicine (UMSOM), coautore dello studio.

Il caldo estremo, per intenderci, corrisponde a temperature superiori a 30°C mentre al di sotto dei -6°C si può parlare di freddo estremo.

Guardando ai numeri assoluti: nelle giornate in cui il termometro sale eccessivamente si registrano circa 3 decessi in più per scompenso cardiaco mentre nelle giornate estremamente fredde si contano circa 13 morti in più.

«Questo studio fornisce la prova di un legame indiscutibile tra temperature estreme e mortalità per malattie cardiache basandosi su uno dei più grandi set di dati multinazionali mai assemblati.  Un ulteriore approfondimento potrebbe farci sapere di più sul ruolo delle disparità di salute e delle predisposizioni genetiche che rendono alcune popolazioni più vulnerabili di altre ai cambiamenti climatici», ha affermato Mark T. Gladwin, dell’Università del Maryland, Baltimora, a capo dello studio.

Per isolare il ruolo della temperatura nelle morti in eccesso, i ricercatori hanno valutato l’impatto di altri fattori come l'umidità e gli inquinanti atmosferici, in luoghi con temperature estreme escludendoli dal campo di indagine.

«Questo studio fondamentale è un invito a considerare il cambiamento climatico come una crescente preoccupazione per la salute pubblica e sottolinea la necessità di cominciare a considerarlo come una potenziale causa di disparità di salute», ha affermato Stephen N. Davis, coautore dello studio.

Tratto da: Healthdesk, 14 dicembre 2022