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I Comuni italiani nella task force in difesa delle persone con diabete

L’International Diabetes Federation e l’Organizzazione mondiale della sanità stimano che nel 2025 il 65% delle persone con diabete vivrà nelle città, destinati a diventare il 75% nel 2040. Anche il nostro Paese non è indenne dal fenomeno del “diabete urbano” con oltre la metà dei circa 4 milioni di diabetici italiani che abita nei primi cento nuclei metropolitani e il 36% che si concentra in 14 grandi città.

Tenere in considerazione l’ambiente e le condizioni sociali che più favoriscono l’insorgenza della patologia diventa quindi fondamentale per un’efficace strategia di contrasto al diabete. Di fronte a questa sfida la Federazione delle società diabetologiche italiane Amd-Sid (Fesdi) e l'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), lanciano la campagna “Una persona con diabete non è mai sola...i sindaci sono con te”, presentata mercoledì 9 aprile a Roma.

«Le disuguaglianze di salute, soprattutto quelle relative alle malattie croniche come il diabete, rappresentano una sfida complessa che viene posta oggi in modo prioritario dai contesti urbani» sostiene Roberto Pella, vicepresidente vicario Anci, «I Comuni stanno affrontando questa difficile sfida con gli strumenti e le risorse a loro disposizione – prosegue - nella consapevolezza che i determinanti di salute sono spesso correlati o connessi ad aspetti su cui un'amministrazione comunale, nell’ambito delle proprie competenze, può incidere in modo significativo».

Il progetto si inserisce all’interno dell’iniziativa più ampia della Fesdi “Nella cura del tuo diabete non sei mai solo, c’è una squadra intorno a te”, nata con l’obiettivo di fare awareness sull’importanza del team diabetologico nel percorso di presa in carico dei pazienti.

La campagna si concretizza in uno spot che mette al centro la persona con diabete e i suoi bisogni di salute, con l’obiettivo di contrastare la solitudine, le diseguaglianze e il disagio psicologico che possono derivare dalla convivenza con la malattia.

«I più alti tassi di prevalenza del diabete e delle sue complicanze si registrano nelle periferie dei grandi centri urbani e in altre aree del Paese dove risiedono fasce di popolazione particolarmente svantaggiate per istruzione e reddito, spesso caratterizzate da abitudini e stili di vita poco salutari» ricorda Riccardo Candido, presidente Fesdi e Amd. «È pertanto cruciale intervenire proprio in questi territori – aggiunge - se vogliamo davvero garantire prevenzione a chi non si è ancora ammalato, diagnosi precoce ed equo accesso alle cure a chi la patologia l’ha già sviluppata».

«Sappiamo che anche le patologie non trasmissibili risentono fortemente di fattori ambientali e culturali. Basti pensare all'inquinamento atmosferico, ai cambiamenti climatici, ai contesti che favoriscono l'obesità e ai fattori economici che possono portare a insicurezza alimentare» interviene. Angelo Avogaro, presidente Sis. «In questo quadro si innestano anche i “luoghi di vita”: città, aree metropolitane, rurali e interne con le loro caratteristiche. Tenerne conto – conclude - significa aggiungere alla “cassetta degli attrezzi'”dei diabetologi informazioni che permettono una assistenza sempre più personalizzata e coordinata con le autorità locali».

Tratto da: Healthdesk, 09 aprile 2024