Diabete, per gli uomini più rischi per il cuore
Uno studio australiano mostra come le complicanze del diabete nel campo cardiovascolare siano maggiori nei maschi rispetto alle femmine. Ma le differenze di sesso e genere sono tante e andrebbero esplorate anche in termini di prevenzione e gestione della malattia.
È una malattia la cui prevalenza è simile nei due sessi, per un totale di 537 milioni di adulti con diabete nel mondo, e una prospettiva di crescita fino a 783 milioni tra una ventina di anni. Simile, però, non significa identica. Perché gli uomini sono quasi 17 milioni in più delle donne. E le differenze di sesso-genere non finiscono qui, come ha appena sottolineato uno studio guidato da Alice A Gibson, della Sydney School of Public Health in Australia. Un fattore importante che rende diverso il diabete in uomini e donne è infatti, secondo la ricerca apparsa sul Journal of Epidemiology & Community Health, che i primi mostrano un tasso di complicazioni a livello cardiocircolatorio, agli arti (come il piede diabetico) e ai reni, più alto rispetto alle donne, indipendentemente dal fatto che abbiano avuto il diabete per più o meno di 10 anni.
Lo studio “45 and Up”
Per esplorare questo aspetto, i ricercatori hanno analizzato le risposte al questionario del “45 and Up Study, Australia”, un ampio studio prospettico condotto su 267.357 australiani e australiane di oltre 45 anni, per individuare quelle che avevano dichiarato di avere il diabete di tipo 1 o 2, ottenendo un campione di oltre 25 mila persone: di queste circa la metà aveva un’età compresa tra i 60 e i 74 anni e il 57 per cento era di sesso maschile, più spesso in sovrappeso rispetto al campione femminile e con una storia di malattie cardiache.
Più ulcere, meno cataratta
L’analisi delle cartelle cliniche del campione ha mostrato in effetti un tasso di complicazioni a livello cardiovascolare maggiore rispetto alle donne: anche aggiustando i dati per età, queste (cardiopatia ischemica, mini ictus o TIA, ictus, insufficienza cardiaca, cardiomiopatia diabetica) erano presenti nel 44% degli uomini rispetto al 31 % delle donne. Stessa tendenza per complicazioni agli arti come neuropatia periferica, ulcere, cellulite, osteomielite, malattia vascolare periferica e amputazione minore o maggiore, riscontrate nel 25 % degli uomini e nel 18 % delle donne, e per le complicazioni renali come insufficienza renale acuta o cronica, dialisi e trapianto di rene, riscontrate nel 35 % degli uomini e nel 25% delle donne. Dati simili invece per complicazioni agli occhi come la cataratta, riscontrate nel 57% degli uomini e nel 61% delle donne, anche se – dicono i ricercatori - gli uomini avevano un rischio leggermente più elevato di retinopatia diabetica.
Modificare lo stile di vita
I motivi di queste differenze sono vari, scrivono i ricercatori: e in parte potrebbero dipendere proprio dal campione utilizzato, nel quale gli uomini avevano maggiori probabilità di avere fattori di rischio noti. E tuttavia la discrepanza potrebbe anche avere origine dal fatto che gli uomini in genere hanno maggiori difficoltà a modificare il proprio stile di vita, assumere farmaci in grado di prevenire le complicanze o sottoporsi a controlli per ridurre i fattori di rischio.
Le variazioni ormonali delle donne
Oltre a quelle considerate dai ricercatori dell’Università di Sydney, la medicina di sesso-genere ha da tempo individuato le differenze tra uomini e donne quando si tratta di diabete. La prima, come riporta un recente studio guidato da Alexandra Kautzky-Willer della Divisione di Endocrinologia e Metabolismo dell’Università medica di Vienna, è il fatto che gli uomini in genere ricevono la diagnosi di diabete in un’età inferiore rispetto alle donne, e hanno massa grassa corporea più bassa. Un ruolo importante nel rischio di insorgenza del diabete tra le donne, per esempio, potrebbe essere svolto dallo stress psicosociale, continua Kautzky-Willer. Senza dimenticare il fatto che nel corso della loro vita le donne sperimentano maggiori fluttuazioni ormonali e cambiamenti corporei dovuti a fattori riproduttivi rispetto agli uomini, tanto che la menopausa è considerata un fattore di rischio cardiometabolico. Il problema, conclude Kautzky-Willer, è che raramente la classe medica fornisce indicazioni specifiche per sesso o genere quando si parla di prevenzione e gestione della malattia. Un approccio di cui invece potrebbero beneficiare sia gli uomini che le donne.
Tratto da: La Repubblica Salute, Elisa Manacorda, 20 maggio 2024