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Migliora la qualità dell’assistenza, ma ancora troppi pazienti obesi e fumatori

I dati degli Annali AMD-Associazione medici diabetologi, presentati al ministero della Salute, su oltre 600mila assistiti in 300 centri italiani di diabetologia. Almeno 4 milioni i connazionali che convivono con la malattia.

Migliora l’assistenza alle persone con diabete, col 60 per cento di pazienti che accede a livelli di cura adeguati; valori di emoglobina glicata corretti per un terzo delle persone con diabete di tipo 1 e per oltre la metà di quelle con diabete 2; aumenta l’impiego dei farmaci più appropriati ed efficaci nel contrastare le principali complicanze della malattia. Ma ancora molte diagnosi di piede diabetico arrivano in ritardo e persistono alcuni stili di vita incompatibili con una gestione consapevole della patologia, come obesità e abitudine al fumo. È la fotografia aggiornata dell’assistenza diabetologica in Italia, scattata nell’edizione 2023 degli «Annali Amd» (Associazione medici diabetologi), presentata al ministero della Salute.

I “numeri” del diabete, lontani dall'equità

Quanti sono gli italiani che soffrono di diabete? «Secondo il rapporto dell’International Diabetes Federation (IDF), nel 2021 le persone con diabete nel nostro Paese erano circa 4,5 milioni, di cui il 34% senza saperlo. Circa 173 mila i decessi dovuti alla malattia e alle sue complicanze – dice Paolo Di Bartolo, past president AMD – . Secondo i dati Istat, in Italia ci sono almeno 4 milioni di persone con diabete. Convivono con la malattia quasi due persone su dieci tra i 65 e i 75 anni, quasi tre persone su dieci sopra i 75 anni. La buona notizia – sottolinea il dottor Di Bartolo – è che la mortalità è leggermente in diminuzione, ma è evidente una maggiore mortalità al Sud e nelle Isole. I numeri dicono che siamo ancora lontani dal rispettare i principi di equità e uguaglianza tra pazienti, aspetto su cui bisogna lavorare».

L’indagine AMD

L’indagine ha coinvolto oltre 600mila pazienti in cura in quasi 300 centri diabetologici distribuiti su tutto il territorio nazionale. In particolare, registra l’assistenza erogata a oltre 42mila persone con diabete tipo 1, a più di 573mila persone con diabete tipo 2 e a 13.542 donne con diabete in gravidanza, arrivando a coprire, in alcune Regioni, il 50 per cento dei cittadini con diabete.

Spiega Giuseppina Russo, coordinatrice nazionale degli Annali AMD: «Di anno in anno osserviamo un continuo miglioramento nel monitoraggio della malattia e dei fattori di rischio cardiovascolare, nel raggiungimento dei corretti valori di emoglobina glicata e nell’impiego appropriato dei farmaci. Ci sono fronti su cui possiamo fare di più, come l’esame del piede diabetico, una delle complicanze più temute e invalidanti del diabete, eseguito in meno del 20 per cento dei casi (tipo 1 e 2); la gestione del peso (presenta un’obesità quasi il 14% dei pazienti con diabete 1, il 35% di quelli con diabete 2 e il 24% delle donne con diabete gestazionale); gli stili di vita, con molti pazienti ancora fumatori».

Diabete 1, valori migliori per chi usa il microinfusore

Su oltre 42mila persone con diabete di tipo 1, visitate l’anno scorso nei centri diabetologici aderenti al circuito degli Annali, con un’età media di 48 anni, circa la metà ha una storia di malattia ultraventennale. Nel 2023 sono stati misurati tutti i parametri del controllo metabolico (emoglobina glicata, profilo lipidico, pressione arteriosa e albuminuria) a quasi il 60 per cento dei pazienti (nel 2022 al 55%). Ebbene, circa il 40 per cento raggiunge l’obiettivo di cura per i valori dei lipidi e della pressione arteriosa, un paziente su tre quello della glicata (≤7,0%), con risultati migliori per chi usa il microinfusore (quasi il 20%) rispetto alla terapia multi-iniettiva; il 44 per cento assume ipolipemizzanti e poco meno del 30 per cento è trattato con antipertensivi. Il 22,8% del campione ha la retinopatia diabetica, ma le forme severe sono poco frequenti.

Il 65 per cento dei pazienti monitorati presenta livelli adeguati di cura (score Q >25), con benefici diretti sulla salute complessiva e sulla riduzione del rischio cardiovascolare.

Diabete 2, cure adeguate per il 64% dei pazienti

Su 573.164 persone con diabete tipo 2 monitorate nel 2023, l’età media è di 70 anni. Una persona diabetica su due ha ricevuto almeno una valutazione annuale dei quattro dei parametri chiave per la cura del diabete. Circa il 40 per cento raggiunge l’obiettivo di cura per i lipidi e il 25 per cento per la pressione arteriosa, oltre il 56 per cento mantiene l’emoglobina glicata sotto controllo (nel 2022 era il 54%). Un aumento che, secondo i diabetologi, potrebbe spiegarsi col maggior impiego dei nuovi farmaci, utilizzati da oltre il 67 per cento dei pazienti (rispetto al 56% del 2022). Oltre la metformina, prescritta al 72 per cento del campione, gli anti-iperglicemizzanti più utilizzati sono gli SGLT2 inibitori o gliflozine (35,8%), l’insulina (32,2%) e i GLP1-RA, passati dal 27 al 31,7 per cento, che potrebbero aver contribuito a ridurre le persone obese (scese dal 37 al 35%). Due terzi dei pazienti assumono ipolipemizzanti e farmaci antipertensivi.

Oltre il 64 per cento delle persone con diabete 2 presenta livelli adeguati di cura complessiva (score Q >25).

Diabete in gravidanza, diagnosi in ritardo nel 14% dei casi

In media le donne con diabete gestazionale monitorate (13.542) hanno circa 33 anni. I principali fattori di rischio per questo tipo di diabete sono l’età superiore a 35 anni (40,8% del campione), seguita dall’obesità pregravidica (24%) e dalla familiarità per diabete (12%). La diagnosi è stata fatta in media fra la venticinquesima e la ventiseiesima settimana, in accordo con le Linee guida, ma il 14,4% ha eseguito l’esame per la curva glicemica solo dopo la ventottesima settimana, ricevendo quindi una diagnosi tardiva, con il rischio di sviluppare problemi di salute nel feto e nella donna.

Per il 62 per cento delle pazienti sono bastate modifiche dello stile di vita e della dieta, mentre il 37,6 per cento ha dovuto fare l’insulina, in media a partire dalla ventottesima settimana di gestazione.

L’importanza del monitoraggio

Da quasi vent’anni con gli Annali AMD si monitora l’andamento e la qualità dell’assistenza. «Nulla può essere migliorato se non viene misurato – sottolinea il dottor Riccardo Candido, presidente dell’Associazione medici diabetologi –. Grazie a una raccolta dati sempre più precisa e accurata, e dando a ogni Centro diabetologico la possibilità di autovalutarsi e quindi di migliorarsi, gli Annali hanno permesso il lento ma progressivo innalzamento della qualità di cura, ma soprattutto della qualità di vita delle persone con diabete nel nostro Paese consentendo, al contempo, un’ottimizzazione delle risorse per il nostro Servizio sanitario nazionale».

Database tra i più importanti al mondo

«Con tredici edizioni, ventotto monografie, cinquanta articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali e oltre un milione di dati raccolti dal 2006 a oggi, gli Annali costituiscono un patrimonio di informazioni il cui valore oltrepassa anche i confini nazionali – dice Graziano Di Cianni, presidente della Fondazione AMD –. Abbiamo avviato una partnership con l’Oms Europa (Organizzazione mondiale della sanità) e la sezione europea dell’International Diabetes Federation, allo scopo di esportare gli Annali in altri Paesi europei, attualmente sprovvisti di sistemi per il monitoraggio dell’assistenza diabetologica. Ci auguriamo che la nostra lunga esperienza nella raccolta dei dati possa rappresentare un utile modello di riferimento anche all’estero».

Tratto da: Corriere della Sera Salute, Maria Giovanna Faiella, 23 maggio 2024