Microbioma, specie e ceppi di batteri che aumentano il rischio diabete tipo 2
Uno studio recente, pubblicato su Nature Medicine, mostra un legame significativo tra specifiche specie e ceppi di batteri del microbioma intestinale e il rischio di sviluppare diabete di tipo 2.
Il diabete di tipo 2 colpisce circa 537 milioni di persone in tutto il mondo. La ricerca degli ultimi anni ha suggerito un legame tra il microbioma intestinale e il diabete di tipo 2, ma la maggior parte degli studi erano limitati nella dimensione e nella diversità dei partecipanti. Una nuova ricerca, condotta da un team di ricercatori del Brigham and Women's Hospital, del Broad Institute del Mit e di Harvard, ha analizzato 8.117 metagenomi del microbioma intestinale di partecipanti provenienti da diverse parti del mondo.
Un’indagine estesa e diversificata
Il microbioma è altamente variabile in diverse aree geografiche e gruppi razziali ed etnici; studiando quindi solo una popolazione piccola e omogenea, si rischia di perdere informazioni cruciali. Nella nuova ricerca sono stati analizzati così diversi dati del consorzio Microbiome and Cardiometabolic Disease. L'indagine ha incluso dati appena generati e quelli originariamente acquisiti durante diversi esperimenti, comprendendo un totale di 8.117 metagenomi del microbioma intestinale di partecipanti di diversa etnia, con diabete di tipo 2, prediabete o nessuna variazione nei livelli di zucchero nel sangue, provenienti da diverse parti del mondo, come Stati Uniti, Israele, Svezia, Finlandia, Danimarca, Germania, Francia e Cina.
Legami con il diabete di tipo 2
Il team di ricerca ha scoperto che specifiche specie e ceppi batterici erano collegati al diabete di tipo 2. Per esempio, un ceppo di Prevotella copri, un microbo comune nell'intestino capace di produrre grandi quantità di aminoacidi a catena ramificata (BCAA), è stato osservato più frequentemente nei pazienti diabetici. Ciò è in linea con studi precedenti che hanno dimostrato che le persone con livelli ematici cronicamente elevati di BCAA hanno un rischio più elevato di obesità e diabete di tipo 2.
Inoltre, è stata osservata una disbiosi in 19 specie filogeneticamente diverse associata al diabete di tipo 2, come l'arricchimento di Clostridium bolteae e la riduzione di Butyrivibrio crossotus. Questi microrganismi hanno contribuito a cambiamenti funzionali a livello di comunità che potrebbero essere alla base della patogenesi del diabete di tipo 2, come le perturbazioni nel metabolismo del glucosio.
«Crediamo che i cambiamenti nel microbioma intestinale possano causare il diabete di tipo 2. Se questi cambiamenti sono causali, possiamo trovare modi per intervenire sul microbioma per ridurre il rischio di diabete, con modifiche nella dieta, probiotici o trapianti fecali», afferma Wang, primo autore dello studio.
Limitazioni e implicazioni future
Una delle principali limitazioni dello studio è stata l'analisi dei microbiomi dei pazienti in un singolo momento, senza esaminare i cambiamenti nel tempo. Studi futuri si concentreranno sull'osservazione del microbioma intestinale e dello stato della malattia su periodi prolungati e sull'esame delle funzioni specifiche dei ceppi batterici.
«Un vantaggio e una sfida del microbioma umano è che è altamente personalizzato. Il fatto che ognuno di noi abbia comunità microbiche e genetica microbica altamente distinte significa che sono necessari studi di popolazione molto ampi per trovare modelli coerenti. Ma una volta che lo facciamo, i microbiomi individuali hanno il potenziale per essere rimodellati per aiutare a ridurre il rischio di malattie», concludono gli autori.
Fonte
https://www.nature.com/articles/s41591-024-03067-7
Tratto da: Farmacista33, Paolo Levantino - Farmacista clinico, 08 luglio 2024