Diabete e salute mentale, una relazione complessa
Se il paziente ha il diabete, endocrinologo e specialista della salute mentale dovrebbero lavorare in stretta collaborazione. A rafforzare questa idea, già suggerita da evidenze precedenti, sono i risultati di uno studio che dimostra una relazione bidirezionale tra complicanze croniche del diabete (CDC) e disturbi della salute mentale (MHD): un paziente diabetico con un disturbo mentale (es. ansia, depressione) ha una probabilità più alta di andare incontro a complicanze croniche (es. neuropatia, retinopatia, nefropatia, infarto del miocardio scompenso cardiaco, ictus, vasculopatia periferica); viceversa, un paziente con un una complicanza cronica del diabete ha un’aumentata probabilità di andare incontro a disturbi psichici.
In base all’osservazione che CDC e MHC sono fattori di rischio reciproci, i pazienti diabetici dovrebbero essere sempre sottoposti a valutazione psichiatrica – particolarmente importante per bambini e adolescenti – e trattare eventuali problemi di salute mentale dovrebbe essere considerato importante quanto affrontare altri fattori di rischio delle complicanze croniche del diabete.
Come cambia il rischio
L’associazione tra diabete e salute mentale è stata documentata più volte. A questo proposito, anche i numeri della sorveglianza Passi mostrano che una percentuale rilevante di italiani con diagnosi di diabete (il 12% dei 18-64enni e il 17% degli ultra 65enni) ha sintomi depressivi. Gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Diabetes Care hanno deciso di indagare la relazione temporale tra le comorbidità.
Dalle richieste di prestazioni sanitarie contenute in un database assicurativo relative al periodo 2001-2018, i ricercatori hanno individuato 44.735 pazienti con diabete di tipo 1, 152.187 pazienti con diabete di tipo 2 e 356.630 soggetti senza diabete.
Un modello statistico che teneva conto di covariate variabili nel tempo ha messo in luce che avere una CDC aumentava di 2-3 volte il rischio sviluppare un MHD (HR 1,9-2,9; P<0,05 con HR più alti nelle fasce d’età più elevate) e che avere un MHD aumentava di una volta e mezza/due volte e mezza il rischio di sviluppare una CDC (HR 1,4-2,5; P<0,05 con HR più alti per i pazienti della fascia 0-19 anni). Il tipo di diabete non influenzava l’associazione in nessuna delle due direzioni.
La possibile spiegazione
Secondo gli autori dello studio è probabile che dietro a questa associazione bidirezionale ci siano tre cause: fattori diretti (una complicanza favorisce la comparsa di un’altra complicanza; es. un ictus ha un effetto negativo sul cervello che può portare a depressione); fattori indiretti (es. un disturbo psichiatrico può avere un impatto sulla gestione del controllo glicemico che determina la comparsa di una complicanza cronica); fattori di rischio condivisi (es. obesità, fattori socioeconomici). Chiarendo i meccanismi si potrebbero individuare gli interventi più efficaci per prevenire la comparsa delle comorbidità.
Tratto da: UNIVADIS, Elena Riboldi, 27 luglio 2024