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Presa in carico precoce del diabete gestazionale previene le complicanze

Gli approcci attuali per la gestione del diabete gestazionale andrebbero modificati e il trattamento andrebbe avviato molto prima per prevenire le complicanze nelle madri e nei bambini sia durante la gravidanza che nelle fasi successive della vita, hanno sottolineato gli autori di uno studio pubblicato su Lancet in un intervento al congresso 2024 dell’American Diabetes Association (ADA).

Il diabete gestazionale interessa una gravidanza su sette (14%) ed è la più comune complicanza medica della gravidanza, in crescita a livello globale sia in termini di prevalenza che di complessità a causa dell’aumento di fattori di rischio come l’obesità. Se non trattata, la condizione può portare a ipertensione, aumento del rischio di parto cesareo, problemi di salute mentale e complicanze per il nascituro al momento del parto, oltre a future patologie per la madre come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari.

Evidenze recenti suggeriscono che le basi per lo sviluppo del diabete gestazionale si verificano prima della gravidanza, con cambiamenti metabolici spesso rilevabili all’inizio della gestazione (prima delle 14 settimane), tuttavia la condizione viene in genere valutata e trattata solo nel secondo o terzo trimestre di gravidanza (24-28 settimane). Su queste basi gli autori chiedono che vengano introdotte con urgenza delle strategie volte a prevenire e gestire il diabete gestazionale durante tutta la vita di una donna, compresi i test e la diagnosi precoci.

«La nostra analisi sottolinea la necessità urgente di un cambiamento importante nel modo in cui il diabete gestazionale viene diagnosticato e gestito per la prima volta, non solo durante la gravidanza ma per tutta la vita delle madri e dei loro bambini» ha affermato David Simmons, della Western Sydney University, Australia. «Il diabete gestazionale è una condizione sempre più complessa e non esiste un approccio unico per gestirla. Dovrebbero invece essere presi in considerazione i fattori di rischio e il profilo metabolico specifici di una paziente per guidarla durante la gravidanza e supportarla successivamente per ottenere i migliori risultati di salute per le donne e i bambini in tutto il mondo».

Rischio elevato di sviluppare patologie importanti nel corso della vita

Dal momento che l’obesità è in continua crescita in tutto il mondo, insieme alla ridotta tolleranza al glucosio e ai tassi di diabete di tipi 2 nelle donne in età riproduttiva, anche la prevalenza del diabete gestazionale è aumentata di 2/3 volte in più paesi negli ultimi 20 anni, con tassi di prevalenza che vanno da oltre il 7% in Nord America e nei Caraibi a quasi il 28% in Medio Oriente e Nord Africa.

Tra il 30% e il 70% delle donne con diabete gestazionale presenta iperglicemia fin dall’inizio della gravidanza (20 settimane di gestazione o prima, noto anche come diabete gestazionale precoce) e ha esiti di gravidanza peggiori rispetto alle donne che sviluppano la condizione nelle fasi più avanzate della gestazione (24-28 settimane). Anche nelle fasi successive della gravidanza, una gestione non adeguata della condizione è risultata associata a un aumento del rischio di parto cesareo (16%), parto pretermine (51%) e bambini grandi per l’età gestazionale (57%).

Le donne con diagnosi di diabete gestazionale hanno un rischio 10 volte maggiore di sviluppare in futuro il diabete di tipo 2 e maggiori probabilità di soffrire anche di ipertensione, dislipidemia, obesità e fegato grasso, con un rischio due volte più elevato di sviluppare malattie cardiovascolari nel corso della vita. Sono anche a maggior rischio di avere problemi di salute mentale, come stress, depressione e ansia.

«Il diabete gestazionale rappresenta una sfida enorme per la salute pubblica. Le donne hanno bisogno del sostegno della comunità medica, dei politici e della società nel suo insieme per garantire che possano accedere effettivamente a cure adeguate, ridurre lo stigma associato alla condizione e migliorare la loro esperienza complessiva di gravidanza» ha affermato Yashdeep Gupta dell’All India Institute of Medical Science.

La diagnosi precoce migliora la gravidanza e la salute a lungo termine

Storicamente il diabete gestazionale è stato considerato una complicanza della gravidanza, gestire con il controllo della glicemia verso la fine del secondo trimestre e gli attuali criteri diagnostici dell’Oms raccomandano di eseguire il test alla 24a-28a settimana di gestazione senza previo screening.

Tuttavia studi recenti come il TOBOGM RCT hanno dimostrato che tra le donne con diabete gestazionale precoce, l’identificazione e il trattamento prima della 20a settimana di gestazione (rispetto alle 24-28 settimane) non solo hanno ridotto le complicanze della gravidanza e del postpartum, come il distress respiratorio neonatale e la durata della degenza nelle unità di terapia intensiva neonatale, ma hanno anche migliorato la qualità della in gravidanza e favorito un aumento dell’avvio dell’allattamento al seno, che può ridurre la probabilità di sviluppare a lungo termine obesità, diabete di tipo 2 e altre condizioni.

«I vantaggi della diagnosi precoce del diabete gestazionale sono chiari, infatti consente di mantenere madri e bambini più sani durante la gravidanza e, si spera, per tutta la vita. Ora servono test precoci e un approccio alla gestione della condizione che tenga in considerazione le risorse disponibili, le circostanze e i desideri personali del paziente» ha affermato l’autrice Helena Backman dell’Università di Örebro, Svezia.

 

Urgono nuove strategie per migliorare la gestione del diabete gestazionale

Una migliore comprensione del diabete gestazionale e dei suoi effetti può aiutare ricercatori, medici e politici a sviluppare nuovi approcci gestionali incentrati su una migliore prevenzione e trattamento delle complicanze del diabete gestazionale dal periodo pre-concepimento fino alla gravidanza e anche oltre.

Le strategie consigliate dagli autori includono:

  • Test precoce nelle donne con fattori di rischio, idealmente prima della 14a settimana di gestazione.
  • Promozione della salute a livello di popolazione che prepari le donne, soprattutto quelle con fattori di rischio, a una gravidanza sana e a una successiva vita in buona salute.
  • Migliorare l’assistenza prenatale che includa lo screening postpartum per lo stato glicemico.
  • Valutazioni annuali personalizzate nelle donne con precedente diabete gestazionale per prevenire o gestire meglio complicanze come il diabete di tipo 2 (in particolare nelle gravidanze successive) e le malattie cardiovascolari.
  • Effettuare ulteriori ricerche sul diabete gestazionale e su come migliorare i risultati delle donne che ne soffrono e dei loro figli nel corso della vita.

«È giunto il momento di passare da servizi focalizzati sulla “tarda gravidanza” a una strategia integrata e personalizzata sul percorso di vita, sia in contesti con risorse elevate che in quelli con risorse scarse» ha sottolineato Simmons. «Questo include nuovi approcci sistematici alla prevenzione, al trattamento precoce del diabete gestazionale, all’identificazione e al superamento degli ostacoli all’adozione di tali misure, a una migliore integrazione del sistema sanitario e a ulteriori ricerche per comprendere meglio come la condizione colpisce le donne e i loro bambini durante la gravidanza e per tutta la vita».

Referenze

Hivert MF et al. Pathophysiology from preconception, during pregnancy, and beyond. Lancet. 2024 Jun 18:S0140-6736(24)00827-4.

Tratto da: Corriere Nazionale, 07 settembre 2024