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Obesitā e malattie cardiovascolari: la nuova guida ESC per gestire il rischio

Una nuova consensus ESC mette in luce il legame tra obesità e malattie cardiovascolari, evidenziando l'importanza di trattamenti personalizzati e prevenzione per ridurre il rischio di CVD.

La European Society of Cardiology (ESC) ha recentemente pubblicato una consensus clinica sull'associazione tra obesità e malattie cardiovascolari (CVD), evidenziando l'associazione tra obesità e malattie cardiovascolari (CVD) e sottolineando l'importanza di affrontare l'obesità per ridurre il rischio di CVD e migliorare la qualità della vita dei pazienti.

L’aumento dell’obesità e i rischi per la salute

L'obesità deriva da un apporto calorico che supera il dispendio energetico, influenzato da fattori genetici, neurobiologici e ambientali. Meccanismi sottostanti includono il controllo cerebrale della fame e della sazietà. Metriche come la circonferenza vita, il rapporto vita-altezza e il rapporto vita-fianchi possono aiutare a classificare meglio il rischio cardiometabolico rispetto al solo indice di massa corporea (BMI).

Negli ultimi quattro decenni, l'obesità è aumentata drasticamente, colpendo oltre un miliardo di persone e contribuendo a malattie croniche come le CVD, che rappresentano la principale causa di mortalità legata all'obesità. Nonostante la sua stretta correlazione con le CVD, l'obesità rimane sottovalutata e sottotrattata. L'obesità è un problema comune tra le persone con CVD ed influenza il decorso e la prognosi della malattia e il dimagrimento è spesso consigliato nelle persone con queste patologie. Sono necessari quindi azioni, sia a livello di popolazione che personalizzati, per prevenire il sovrappeso e ridurre l'onere globale legato all'obesità.

L'obesità oltre alle malattie cardiovascolari aumenta anche il rischio come diabete, dislipidemia e apnea ostruttiva del sonno, nonché la probabilità di sviluppare aterosclerosi, malattia coronarica e patologie cerebrovascolari. Inoltre, un BMI elevato può causare insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e morte cardiaca improvvisa. Altri problemi legati all'obesità includono trombosi venosa profonda (TVP), embolia polmonare e stenosi della valvola aortica.

Le nuove linee guida ESC per la gestione dell'obesità e delle malattie cardiovascolari

I cardiologi devono promuovere lo screening dell'obesità e incoraggiare i pazienti a perdere peso per migliorare la loro qualità di vita. Gli sforzi sanitari devono prioritizzare la prevenzione primaria e la gestione dell'obesità per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e complicazioni correlate.

Nella nuova consensus l'ESC raccomanda quindi la perdita di peso e l'esercizio fisico per migliorare il controllo metabolico e ridurre il rischio di CVD nei pazienti diabetici sovrappeso o obesi.

A livello di parametri, si consiglia un BMI costante tra 20 e 25 kg/m² e una circonferenza vita inferiore a 94 cm per gli uomini e a 80 cm per le donne. I pazienti obesi o prediabetici dovrebbero ricevere farmaci antipertensivi se la pressione sanguigna è pari o superiore a 140/90 mm Hg, o a 130-139/80-89 mm Hg se presentano già fattori di rischio o lo stile di vita non fosse sufficiente ad abbassare il rapporto peso/altezza.

L'analisi dell'apolipoproteina B è indicata per la valutazione del rischio nei soggetti obesi, come alternativa al colesterolo LDL-C per la diagnosi e il trattamento della dislipidemia. Inoltre, si consiglia ai pazienti obesi di sottoporsi a screening regolari del sonno.

Per l’attività fisica l'ESC suggerisce almeno 150-300 minuti di attività fisica moderata o 75-150 minuti di attività vigorosa a settimana per ridurre la mortalità e la morbilità, con allenamenti di forza aggiunti due o tre volte alla settimana. Per la perdita di peso nei pazienti diabetici di tipo 2 sovrappeso o obesi, si raccomandano farmaci ipoglicemizzanti come i GLP-1RA con effetti cardiovascolari provati.

Per quanto riguarda i farmaci, gli esperti sottolineano che orlistat e bupropione/naltrexone dovrebbero essere utilizzati con cautela, in particolare nei pazienti con CVD nota, in considerazione dei loro modesti effetti sul peso corporeo, delle scarse evidenze sulla sicurezza CV e delle preoccupazioni relative al potenziale rischio CV a lungo termine. Al contrario, segnalano che gli agonisti del peptide-1 glucagone-simile (GLP-1) sono efficaci per la perdita di peso e il miglioramento dei fattori di rischio CV.

Tratto da: Cardiologgia33, 20 settembre 2024