Colesterolo, dalla nutraceutica nuove prospettive per migliorare il profilo di rischio cardiovascolare
La nutraceutica fa passi avanti nella prevenzione cardiovascolare: uno studio dimostra come un integratore alimentare riduca colesterolo LDL ossidato e infiammazione, fattori chiave nel rischio cardiaco.
I recenti risultati dello studio clinico PaLiMeRiCa, sponsorizzato da Dompé Farmaceutici S.p.A , hanno mostrato l’efficacia di Cardioritmon Colesterolo, un nutraceutico a base di ingredienti naturali quali, berberina, fitosteroli, fieno greco, carciofo e polifenoli del frutto d’oliva, nella riduzione di parametri fondamentali per il rischio cardiovascolare, come il colesterolo “cattivo” LDL, LDL ossidate e la proteina C reattiva (PCR). Questi risultati rappresentano una promettente opportunità per un approccio integrato e multifattoriale è utile per migliorare il profilo di rischio cardiovascolare.
Lo studio ha previsto l’assunzione di Cardioritmon Colesterolo, composto da berberina, fitosteroli, polifenoli dell’olio d’oliva, trigonella (fieno greco) ed estratto di carciofo, testandolo su 36 soggetti con livelli di colesterolo LDL tra 115 e 190 mg/dL e glicemia a digiuno tra 100 e 125 mg/dL suddivisi in maniera randomizzata in due gruppi per ricevere una o due capsule al giorno, dopo il pasto serale. I risultati hanno evidenziato una riduzione significativa dei livelli di colesterolo LDL, in particolare con una capsula al giorno si è registrata una diminuzione media di 22 mg/dL (circa il 14%), e con due capsule al giorno di 40 mg/dL (circa il 25%) dopo tre mesi di trattamento.
Accanto alla riduzione del colesterolo LDL, lo studio ha evidenziato un effetto positivo del prodotto sulle LDL ossidate e sulla PCR, elementi chiave nella prevenzione del rischio cardiovascolare.
“Le LDL ossidate e la proteina C reattiva sono elementi chiave nel processo aterosclerotico - afferma il Prof. Pasquale Perrone Filardi, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare presso l’Università Federico II di Napoli e Presidente della Società Italiana di Cardiologia (SIC). - L'ossidazione delle LDL rappresenta la principale modifica che trasforma queste lipoproteine in elementi pro-infiammatori e pro-aterogeni, favorendo l’accumulo di placche nelle arterie fin dalle fasi iniziali. È ormai chiaro che la sola riduzione del colesterolo LDL non basta: bisogna puntare anche su altri fattori per ridurre il rischio cardiovascolare in modo più completo ed efficace”.
La PCR, invece, è un indicatore di infiammazione cronica, con livelli elevati che rappresentano un rischio aggiuntivo. “I suoi livelli elevati sono correlati non solo alla progressione dell'aterosclerosi ed alla rottura della placca con le conseguenti complicanze trombotiche. Studi recenti hanno evidenziato che un’infiammazione sistemica latente, indicata da valori di PCR elevati, può raddoppiare il rischio cardiovascolare rispetto a valori normali. Pertanto, è fondamentale valutare questi fattori, specie nei soggetti con altri fattori di rischio come diabete e ipertensione” aggiunge il professor Perrone Filardi.
Il professor Giuseppe Derosa, dell’Università di Pavia e responsabile dell’area Diabete della Società Italiana di Nutraceutica, sottolinea l'importanza di questo approccio multifattoriale: “I risultati dello studio PaLiMeRiCa confermano che un approccio integrato e multifattoriale è utile per migliorare il profilo di rischio cardiovascolare. Il controllo combinato del colesterolo LDL, delle LDL ossidate e della proteina C reattiva può fare la differenza nella prevenzione primaria, soprattutto nei soggetti con lievi alterazioni lipidiche e glicemiche. Questi dati ci incoraggiano a continuare nella ricerca di soluzioni efficaci e sicure per la prevenzione cardiovascolare”.
Tratto da: Farmacista33, con il contributo di Dompé, 28 novembre 2024