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Diabete, la fotografia italiana della malattia da 300 centri specialistici

Pubblicati gli annali Amd con i dati reali di 750mila pazienti. I risultati? L’assistenza migliora ma resta molto da fare.

Come vengono gestiti in Italia i malati di diabete? Come vengono curati, quanti sono, quanti maschi e quante femmine, da quanto sono malati, quanti utilizzano farmaci innovativi e dispositivi tecnologici? I numeri non solo aiutano a capire meglio, ma sono indispensabili per la programmazione sanitaria, per capire dove investire e dove ci sono ancora margini per migliorare l’assistenza a pazienti con una patologia cronica che può essere molto invalidante e costosa per il Sistema sanitario. Partiamo dai numeri complessivi del nostro Paese: la stima è di circa 4 milioni di malati, il 10% ha il diabete di tipo 1, la quota restante il diabete di tipo 2.

Una fotografia più dettagliata la offrono ogni anno da 20 anni – grazie ai dati di 300 diabetologie – gli annali AMD (Associazione Medici Diabetologi), un database importante e riferimento imprescindibile per chi si occupa della malattia e dell’universo diabete. Quest’anno i risultati del 2024 – presentati oggi al Senato - arrivano dai 750mila pazienti esaminati e raccontano una realtà in parziale miglioramento, con ancora alcune zone d’ombra.

Partiamo dalle buone notizie: la qualità dell’assistenza migliora e con essa molti dei valori considerati spia di un buon controllo della malattia. L’emoglobina glicata – che riflette i parametri medi della glicemia degli 2-3 mesi, ed è quindi esame fondamentale per valutare l’andamento della malattia - è stabile e ottimale per il 36% delle persone con diabete tipo 1 (DM1) e per il 56% di quelle con diabete tipo 2 (DM2) e tutti hanno un miglior controllo anche del colesterolo anche se aumenta l’ipertensione nei pazienti con diabete 2.

Obesità, tecnologia e complicanze

Capitolo obesità: aumenta nei pazienti tipo 1 e diminuisce nel tipo 2, grazie anche a un maggior ricorso ai farmaci innovativi, in crescita prescrittiva del 10% rispetto all’anno precedente, che – oltre a regolare la glicemia – consentono anche una notevole riduzione di peso tanto da essere utilizzati anche solo per dimagrire da persone non diabetiche.

Ma ci sono ancora molte criticità: fra i pazienti con diabete 1, per esempio, i microinfusori sono utilizzati solo dal 20% e, sempre in questi pazienti, il peso eccessivo e l’invecchiamento progressivo comportano rischi in crescita di complicanze micro e macrovascolari. Non a caso le diabetologie faticano a migliorare i loro risultati nel monitoraggio del piede diabetico e della retinopatia diabetica.

Diabete 1: i pazienti invecchiano

La popolazione con diabete di tipo 1 sta invecchiando: i pazienti hanno in media quasi 49 anni, aumentano gli over65 (18,3%) e c’è una quota di ottuagenari. Oltre all’età, cresce l’obesità, passata dal 13,9% della scorsa rilevazione al 14,3% di quella attuale. Oggi, circa il 40% del campione raggiunge l’obiettivo di cura per la pressione arteriosa, il 36,2% quello della glicata (?7,0%) e oltre il 46% tiene sotto controllo il colesterolo (rispetto al 42,7% dell’anno precedente).

Per quanto riguarda le terapie, prevale l’impiego di insulina basale di seconda generazione (89,6%); il 19,1% dei pazienti utilizza un microinfusore (percentuale ritenuta ancora troppo bassa che sarà oggetto di una specifica valutazione), il 48% è in terapia ipolipemizzante e il 30% è trattato con antipertensivi. Tra le complicanze croniche prevalenti nel diabete tipo 1, la prima resta la retinopatia diabetica riscontrata nel 21,8% del campione.

Diabete di tipo 2

Anche le persone con diabete di tipo 2 visitate lo scorso anno nei centri aderenti al circuito Annali sono sempre più anziane, con una quota di over75enni passata dal 34,8% a quasi il 36%. Si riduce di un ulteriore punto percentuale l’obesità, scesa dal 36 al 35%, confermando un trend di miglioramento nella gestione del peso di questi pazienti. Stabile al 56% il gruppo di chi mantiene l’emoglobina glicata sotto controllo, oltre il 44% chi ha il colesterolo in regola (rispetto al 40,2% della rilevazione precedente) ma solo il 26,5% raggiunge adeguati valori pressori.

I nuovi farmaci

La graduale riduzione dell’obesità potrebbe spiegarsi con il sempre maggior utilizzo dei nuovi farmaci per il diabete, glifozine e agonisti recettoriali del GLP-1, che insieme sono cresciuti in modo sostanziale passando da un impiego precedente nei pazienti del 67,5% all’attuale del 77,4%. La metformina resta stabile, prescritta a circa il 70% del campione, così come l’insulina (32%), i farmaci ipolipemizzanti e antiipertensivi, assunti dai due terzi. La malattia renale e quella cardiovascolare si confermano le complicanze croniche prevalenti nel DM2, riscontrate rispettivamente nel 50% e nel 15% dei pazienti, seguite dalla retinopatia diabetica (12%).

Diabete gestazionale

Il 52,2% delle donne con GDM ha eseguito la curva glicemica secondo linee guida, fra 24 e 28 settimane di gravidanza. Scende, anche se di poco, il numero di coloro che hanno ricevuto una diagnosi tardiva, dal 14,4% della precedente rilevazione al 13,6% di quella attuale. I fattori di rischio del diabete gestazionale risultati più rappresentati (tra quelli registrati) sono l’età superiore ai 35 anni (41,1%), seguita dall’obesità pregravidica (25,6%, di cui il 2,7% con indice di massa corporea > 40) e dalla familiarità per diabete pari al 13%. Dopo la diagnosi, il 61,8% delle pazienti ha adottato modifiche dello stile di vita e nella dieta, il 38,2% ha iniziato la terapia insulinica, in media dalla 28esima settimana di gestazione.

I dati della popolazione reale

“Questi sono i dati reali generati nella pratica clinica, aggiornati al 2024 e rappresentativi della qualità delle cure erogate nel nostro Paese alle persone con diabete”, spiega Riccardo Candido, Presidente AMD. “Si tratta di un contributo ‘evidence based’ di estrema utilità per pianificare le politiche sanitarie in risposta a questa patologia, una fra quelle croniche più diffuse e invalidanti a livello globale. Un esempio concreto di come ‘sfruttare’ al meglio questi dati ci arriva dai casi del piede diabetico e della retinopatia. Gli Annali ci dicono che su queste complicanze non riusciamo a raccogliere i dati in modo puntuale. Sarebbe, quindi, utile fornire dei retinografi a tutti i centri di diabetologia per rendere più semplice e accessibile il controllo del fondo oculare nei soggetti con diabete, e realizzare un tavolo di lavoro nazionale per la gestione del piede diabetico. Si tratta di azioni concrete, da sviluppare con il contributo dei decisori politici, che possono migliorare l’assistenza ai nostri pazienti”.

Tratto da: La Repubblica, 10 maggio 2025