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Migliora la qualità dell’assistenza al diabete

L’assistenza al diabete in Italia continua a migliorare così come la qualità di vita di chi convive con la malattia. Rimane stabile la quota di coloro che raggiungono i corretti valori di emoglobina glicata, cresce quella di chi ha il colesterolo in regola e, nel diabete di tipo 2, continua a diminuire la percentuale di pazienti obesi, risultato a cui contribuisce l’impiego crescente di farmaci sempre più appropriati. Non mancano, tuttavia, aree di stallo in cui le diabetologie faticano a migliorare le proprie performance: il monitoraggio del piede diabetico e della retinopatia diabetica, l’utilizzo ancora limitato dei microinfusori per il trattamento del diabete tipo 1 o la pressione alta nei pazienti con diabete tipo 2.

È questo, in sintesi, quanto emerge dagli Annali Amd 2024, fotografia aggiornata di come viene curato e gestito il diabete nelle strutture specialistiche del Paese, scattata dell’Associazione medici diabetologi, che oggi arriva a “censire” una popolazione di oltre 750 mila italiani con diabete, uno dei più importanti database clinici a livello internazionale, presentata giovedì 8 maggio al Senato.

«Con oltre 300 Centri di diabetologia che aderiscono all’indagine, compilando una cartella clinica informatizzata, il nostro file dati è ormai di fatto un registro clinico del diabete in Italia» osserva Giuseppina Russo, coordinatrice nazionale degli Annali Amd. «Oggi – precisa - raccogliamo i dati dell’assistenza erogata a 48.041 persone con diabete tipo 1, a 680.122 con diabete tipo 2, oltre 100 mila in più rispetto all’anno scorso, e a 13.785 donne con diabete in gravidanza. L’ampiezza e la rappresentatività sul territorio nazionale del progetto hanno destato l’interesse della WHO che ha recentemente dedicato agli Annali un case study1».

Diabete tipo 1: pazienti sempre più anziani e con obesità

La popolazione con DM1 sta invecchiando: i pazienti hanno in media quasi 49 anni e aumentano gli over 65 (18,3%). Cresce anche l’obesità, passata dal 13,9% della scorsa rilevazione al 14,3% di quella attuale. «Invecchiamento ed eccesso ponderale ci pongono di fronte a una sfida importante nella gestione di questi pazienti nei quali crescerà inevitabilmente il rischio di complicanze micro e macro-vascolari» sottolinea Russo. Oggi, circa il 40% del campione raggiunge l’obiettivo di cura per la pressione arteriosa, il 36,2% quello della glicata e oltre il 46% tiene sotto controllo il colesterolo, rispetto al 42,7% dell’anno precedente. Per quanto riguarda le terapie, prevale l’impiego di insulina basale di seconda generazione (89,6%); solo il 19,1% dei pazienti utilizza un microinfusore, il 48% è in terapia ipolipemizzante e il 30% è trattato con antipertensivi. Tra le complicanze croniche prevalenti nel diabete tipo 1, la prima resta la retinopatia diabetica riscontrata nel 21,8% del campione.

Diabete tipo 2: lieve calo dell’obesità e maggiore appropriatezza prescrittiva

Anche le persone con DM2 sono sempre più anziane, con una quota di over 75enni passata dal 34,8% a quasi il 36%. Si riduce l’obesità, scesa dal 36 al 35%, confermando un trend di miglioramento. Stabile al 56% il gruppo di chi mantiene l’emoglobina glicata sotto controllo, oltre il 44% chi ha il colesterolo in regola (rispetto al 40,2% della rilevazione precedente), ma solo il 26,5% raggiunge adeguati valori pressori. La graduale riduzione dell’obesità potrebbe spiegarsi con il sempre maggior utilizzo dei nuovi farmaci per il diabete, glifozine e agonisti recettoriali del GLP-1, che insieme sono cresciuti in modo sostanziale passando da un impiego precedente nei pazienti del 67,5% all’attuale del 77,4%. La malattia renale e quella cardiovascolare si confermano le complicanze croniche prevalenti nel DM2, riscontrate rispettivamente nel 50% e nel 15% dei pazienti, seguite dalla retinopatia diabetica (12%).

Diabete gestazionale: età oltre i 35 anni e obesità i primi fattori di rischio

Il 52,2% delle donne con GDM ha eseguito la curva glicemica fra la 24^ e la 28^ settimana di gravidanza. Scende di poco il numero di quelle che hanno ricevuto una diagnosi tardiva, dal 14,4% al 13,6%. I fattori di rischio del diabete gestazionale risultati più rappresentati tra quelli registrati sono l’età superiore ai 35 anni (41,1%), seguita dall’obesità pregravidica (25,6%) e dalla familiarità per diabete pari al 13%.

I dati degli Annali sono un «contributo “evidence based” di estrema utilità per pianificare le politiche sanitarie in risposta a questa patologia – sostiene Riccardo Candido, presidente Amd - una fra quelle croniche più diffuse e invalidanti a livello globale. Un esempio concreto di come “sfruttare” al meglio questi dati ci arriva dai casi del piede diabetico e della retinopatia. Gli Annali ci dicono che su queste complicanze non riusciamo a raccogliere i dati in modo puntuale. Sarebbe, quindi, utile fornire dei retinografi a tutti i centri di diabetologia per rendere più semplice e accessibile il controllo del fondo oculare nei soggetti con diabete, e realizzare un tavolo di lavoro nazionale per la gestione del piede diabetico. Si tratta di azioni concrete, da sviluppare con il contributo dei decisori politici, che possono migliorare l’assistenza ai nostri pazienti».

Tratto da: Healthdesk, Annali Amd, 12 maggio 2025